E' evidente che il governo di rosario crocetta non e' piu' interessato ai lavori d'aula. Il presidente ha capito che la regione e' ormai alla frutta e si prepara al voto?
EDITORIALE/ Dietro la ‘cacciata’ di Riccardo Savona l’ipotesi di scioglimento anticipato dell’Ars?
E’ EVIDENTE CHE IL GOVERNO DI ROSARIO CROCETTA NON E’ PIU’ INTERESSATO AI LAVORI D’AULA. IL PRESIDENTE HA CAPITO CHE LA REGIONE E’ ORMAI ALLA FRUTTA E SI PREPARA AL VOTO?
La farsa andata in scena ieri al congresso dei Democratici e riformisti, celebrato a Campofelice di Roccella, con il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che ‘caccia’ dalla sala l’onorevole Riccardo Savona (a proposito, ma Crocetta, oltre che iscritto al PD, oltre che leader del Megafono è anche dirigente dei Democratici e riformisti?), va inquadrata nella giusta luce politica.
La prima considerazione è che i fatti che Crocetta contesta a Savona sono vecchi. L’accusa si sostanzierebbe in una vecchia telefonata tra lo stesso parlamentare e Vito Nicastri, l’imprenditore che operava nel settore eolico al quale sono stati sequestrati alcuni beni. Vicende sulle quali, se non abbiamo capito male, non c’è ancora un pronunciamento definitivo della magistratura.
Sullo sfondo ci sarebbero accuse di collusioni con la mafia. Savona sarebbe stato in contatto via telefono con questi signor Nicastri. Storie vecchie che il governatore Crocetta ha rispolverato per l’occasione.
E’ evidente – lo abbiamo scritto all’inizio – che si tratta di una delle solite sceneggiate del presidente Crocetta. E non è nemmeno difficile capire da cosa nasce questa recita ‘tragediata’.
E’ evidente che, al presidente Crocetta, dei lavori di Sala d’Ercole non gliene frega più nulla. Tant’è vero che, già da qualche settimana il Governo diserta sistematicamente l’Aula. Perché?
Forse perché – soprattutto dopo l’annunciata legge di ‘stabilità’ del Governo nazionale Letta-Alfano – il governatore Crocetta ha capito che per la Regione è praticamente impossibile approvare il Bilancio 2014.
Si va verso le dimissioni del Governo regionale e, di conseguenza, verso lo scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale siciliana? Noi l’abbiamo scritto, in totale solitudine, qualche giorno fa. E lo confermiamo oggi: dopo la gestione folle del bilancio regionale di quest’anno, la Regione siciliana non è nelle condizioni di andare avanti.
Basta mettere assieme tutti i numeri – rigorosamente negativi – degli ultimi due mesi, associandoli alle proiezioni sul presente e sull’immediato futuro per capire che non solo il Governo Crocetta, ma tutta la politica siciliana è ormai al capolinea.
In questi giorni abbiamo letto che la Regione non paga le bollette di energia e acqua. In realtà, già dallo scorso anno l’amministrazione regionale risparmia sulle bollette dell’energia elettrica chiudendo in anticipo gli uffici. Già dallo scorso anno ha lasciato senza soldi l’Eas (Ente acquedotti siciliani).
Governo e Ars hanno abolito gli organi elettivi delle Province non per attuare l’articolo 15 dello Statuto siciliano, ma per risparmiare. Tant’è vero che, oltre ai risparmi racimolati non pagando più presidenti, assessori e consiglieri provinciali, sono stati effettuati altri tagli alle Province.
Cosa, questa, che ha creato enormi disagi agli stessi dipendenti delle Province (che esistono ancora, perché non sono mai state abolite) e a tutta la ‘filiera’ che dipende dalle stesse Province. Basti pensare al licenziamento ‘selvaggio’ dei docenti a tempo determinato. O alle classi delle scuole provinciali che rigurgitano di studenti.
Non va meglio ai Comuni. Ai quali il Governo Crocetta propone improbabili e confuse riforme ipotizzate da chi, come ha ricordato ieri il costituzionalista Andrea Piraino, non sembra avere molta dimestichezza con lo stesso Diritto Costituzionale.
L’unico dato certo è che i Comuni siciliani sono senza soldi e senza bilanci. Lo stesso disegno di legge sulle variazioni di bilancio, che Sala d’Ercole dovrebbe iniziare a discutere la prossima settimana, è una mezza fiction.
Per un motivo semplice: perché questi 80 milioni di euro – ammesso che si ‘materializzino’ – che dovrebbero essere divisi tra Comuni, forestali eccetera non tengono conto di un’indicazione cogente arrivata dalla Corte dei Conti e ribadita dall’ufficio del Commissario dello Stato: la costituzione di un fondi rischi per fronteggiare la montagna dei residui attivi.
Ora, se non ci dobbiamo prendere in giro, sappiamo che per la costituzione del fondo rischi già 100 milioni di euro sarebbero insufficienti. In ‘cassa’ ce ne sono solo 80 (ribadiamo: ammesso che ci siano…) che dovrebbero servire per Comuni, forestali, altro ancora più il fondo rischi.
Siamo, come si può notare, al gioco delle tre carte.
Ma se la politica siciliana, negli ultimi anni, avesse fatto fuori solo il fondo rischi sui residui attivi, beh, sarebbe nulla.
In realtà, è tutto il bilancio regionale che, ormai, è un colabrodo. I circa 10 mila dipendenti della formazione professionale lamentano di non essere stati pagati, nonostante i continui impegni assunti dal Governo, presidente Crocetta in testa.
Nessuno racconta, però – e scusate il gioco di parole – che nessuno sa come sono state spese, in Sicilia, le risorse del Fondo sociale europeo (Fse) 2007-2013.
Si sa soltanto che 450 milioni di euro, forse per una questione di decenza istituzionale, sono stati trasferiti qualche anno fa a Roma. Ebbene, dei 2,1 miliardi di euro dell’Fse 2007-2013, questi 450 milioni di euro sono gli unici di cui si ha traccia. E che dovrebbero essere spesi con il ‘Piano Giovani’. Degli altri mille e 600 e torri miliardi nessuno sa nulla.
L’anno scorso, quando è stato avviato, peraltro con ritardo di un anno, l’Avviso 20, ebbene, non è stato avviato con le risorse del Fondo sociale europeo – che già erano sparite – ma con fondi raccattati qua e la dal bilancio regionale.
I ‘famigerati’ 287 milioni di euro della prima annualità dell’Avviso 20 non sono mai stati approntati. Per un motivo semplice: perché in ‘cassa’ non c’erano.
Non sappiamo nemmeno quanto, fino ad oggi, è stato speso per l’Avviso 20. Di certo molto meno dei 287 milioni di euro preventivati.
Questo spiega perché l’ex assessore alla Formazione professionale, Mario Centorrino, quando parlava dei 450 milioni di euro al valere sull’Fse dirottati a Roma, utilizzava le seguenti parole: “Soldi messi in sicurezza”. Forse si riferiva, alla fine, al fatto che si sarebbe trattato degli unici soldi del Fondo sociale europeo destinati alla Sicilia che sarebbero stati ‘rintracciabili’?
Oggi i dipendenti della formazione professionale si chiedono perché non vengono pagati. Ma la prima domanda che dovrebbero e si dovrebbero porre è: dove sono finiti i soldi del Fondo sociale europeo 2007-2013?
La verità è che il bilancio regionale – dove negli ultimi anni, non abbiamo mai capito bene a che titolo – sono confluiti anche i soldi del Fondo sociale europeo 2007-2013, o quanto meno una cospicua parte di queste risorse, è un grande guazzabuglio di numeri che scappano di qua e di là. Una sorta di ‘bordello’ contabile del quale solo tre o quattro persone – non di più – sanno qualcosa.
A questi problemi si aggiunge una serie di categorie che non vengono pagate: le imprese che hanno lavorato per la Regione e per gli enti locali siciliani, i forestali che aspettano la parte finale dei soldi, i circa 13 mila dipendenti degli Ato rifiuti e, tra qualche mese, gli stessi dipendenti dei Comuni ancora senza bilancio. A cui si aggiungono altri soggetti (basti pensare alle Province che pagano a malapena i propri dipendenti).
In prospettiva, poi, c’è la ‘bomba’ del precariato che – questo non finiremo mai di ripeterlo – non è dato solo dai 23-24 mila precari degli enti locali, ma da circa 80 mila soggetti.
Direte: che c’entra tutto questo con la ‘cacciata’ dell’onorevole Savona? C’entra, c’entra eccome!
Il governatore Crocetta, dopo aver terremotato tutta l’amministrazione regionale, rosicchiando il rosicchiabile, ha capito di essere arrivato al giro finale.
Il presidente è un po’ confuso. Fino ad ora – avendo governato undici mesi all’insegna del corto respiro – ha solo perso consenso. Sa che nel PD lo aspettano a ‘braccia aperte’ per ‘impiombarlo’. Così, avvicinandosi a grandi passi la prospettiva del voto – che, se in Sicilia si materializzerà, andrà in scena dopo un po’ di mesi di commissariamento della Regione – cerca di recuperare.
Da qui, ieri, il richiamo – che nella sua bocca è un po’ blasfemo – a Pio La Torre. Da qui la sceneggiata con l’onorevole Riccardo Savona. Da qui il probabile tentativo di mettere assieme tutti i disperati dell’Ars: i Democratici e riformisti e le varie ‘frattaglie’ fatte da ‘transfughi’ da questo o quel Partito. Più, ovviamente, gli illusi del Megafono.
Insomma, dopo aver governato la Sicilia in stile ‘Armata Brancaleone’, Crocetta prepara una nuova ‘Armata Brancaleone’, questa volta in versione elettorale.
Non vorremmo rovinargli i sogni. Ma sappia, il governatore Crocetta, che in politica esiste una legge alla quale difficilmente si sfugge: chi ha governato raccoglie i consensi – brutti o belli che siano – frutto della stessa attività di governo.
Il primo a sapere come ha governato è il presidente della Regione. E, pur con tutte le ‘frattaglie’ che racimolerà qua e là, non dovrebbe essere difficile, per lui, calcolare quanti voti prenderà…