“Il 16 maggio 2009 lAnce Sicilia con lAnce nazionale, riunite a Catania, presentarono allallora governo nazionale lelenco delle tantissime piccole e medie opere finanziate e cantierabili perché fossero sbloccate al fine di rilanciare il settore delledilizia senza intaccare il bilancio dello Stato.
Il 1 settembre 2009 lAnce Sicilia denunciò agli allora governi nazionale e regionale il blocco di alcune decine di grandi infrastrutture finanziate per lIsola con fondi Fas (1,4 miliardi di euro) e immediatamente cantierabili.
Il 23 marzo 2010 lAnce Sicilia riunì a Palermo gli Stati generali delle costruzioni con le altre associazioni di categoria e i sindacati, ponendo lindice sui ritardati pagamenti, sulla stretta creditizia, sul blocco dei cantieri, e chiedendo riforme a costo zero capaci quanto meno di favorire e sbloccare liniziativa privata a fronte, dati alla mano, della chiusura di centinaia di imprese e della perdita già allora di 40 mila posti di lavoro nelledilizia dellIsola.
Dopo la paralisi del mercato delle opere pubbliche, le imprese di costruzione hanno subito anche un duplice attacco da parte della criminalità organizzata: quello sotto forma dei ribassi anomali che distorcono le gare dappalto, e quello delle richieste estorsive, come lultimo caso del catanese Mimmo Costanzo che in Calabria ha denunciato e fatto arrestare esponenti della ndrangheta e al quale vanno lapprezzamento e la solidarietà di tutte le imprese dellAnce Sicilia.
Sul complesso delle proposte e dei problemi la categoria ha ricevuto solo tante promesse che fino ad oggi non hanno trovato concretezza. Ad esempio, il 12 luglio 2010 il governo nazionale comunicò di avere sbloccato 185 milioni di euro per opere pubbliche in Sicilia e Calabria, ma anche questo fu solo un annuncio.
Siamo in presenza tuona il presidente di Ance Sicilia, Salvo Ferlito di una assoluta mancanza di sensibilità dei governi, della politica e della burocrazia rispetto al dramma delle imprese, degli operai e delle famiglie che stanno pagando sulla propria pelle le conseguenze del deficit finanziario e operativo della pubblica amministrazione. Questo è un vero caso di felloneria istituzionale che merita una sonora reazione da parte di tutte le categorie produttive e sociali, per far venire fuori finalmente la verità. Se i fondi finanziati e sempre promessi sono stati usati per altre finalità o sono stati risucchiati dal buco dello Stato, ce lo dicano una volta per tutte, così chiudiamo le aziende e la facciamo finita con questa agonia alimentata da false speranze.
E per questa ragione aggiunge Ferlito che oggi sosteniamo gli edili che anche dalla Sicilia stanno manifestando a Roma, convinti come siamo che da parte delle istituzioni nazionali e regionali servono un atto di coscienza e uno di coraggio: ammettere i propri errori e avviare le imprese su un diverso percorso che, tramite le auspicate riforme urbanistiche e lo sblocco di strumenti quali il social housing e ledilizia agevolata e convenzionata, assieme ad una più disponibile struttura del credito bancario, consenta alledilizia di sopravvivere quanto meno in settori dove la pubblica amministrazione ha un ruolo marginale.
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