Sulla pagina Facebook del Messaggero, il sacerdote fondatore della onlus Meter è stato oggetto dell'attacco di diversi navigatori. A originare l'abbaglio, la foto del prelato e l'incapacità di andare oltre il titolo. Negli scorsi giorni, l'associazione ha denunciato numerosi casi di pedopornografia
Don Di Noto, il web lo scambia per pedofilo E piovono gli insulti: «Porco, pena di morte»
Sete di giustizialismo e incapacità di andare oltre al titolo. E poi, chiaramente, una valanga di insulti. È quanto capitato a don Fortunato Di Noto, il prete che da anni si batte contro la pedofilia. Il sacerdote fondatore di Meter – negli ultimi giorni protagonista di una serie di denunce che hanno riportato l’attenzione sul fenomeno della pedopornografia – è stato preso di mira dagli attacchi di diversi navigatori, che hanno travisato un post sulla pagina Facebook del quotidiano Il Messaggero.
A trarre in inganno è stata la foto scelta dal giornale romano per parlare del caso – denunciato da Meter alla polizia postale – delle bambine stuprate in stanze d’albergo: l’immagine, ritraente don Di Noto, è stata interpretata da molti collegandola all’autore degli abusi. A peggiorare le cose, il fatto che si trattasse di un sacerdote. «Ancora questi porci dei preti con la scusa delle associazioni e nascondendosi dietro il crocifisso fanno i porci», scrive Raffaella, alle parole della quale si aggiungono quelle di Patrizia, che non esita a invocare la pena di morte: «Porco suino zozzo! Neanche la galera ti meriti, la morte su una sedia elettrica sì!». Per alcuni, tuttavia, a essere inopportuno è il fatto stesso che sia un prelato a occuparsi di pedofilia, inteso quasi come una contraddizione in termini. Come nel caso di Antonella, che commenta: «A me non mi sembra normale che un prete deve occuparsi di pedofilia, c’è la polizia che indaga». O di Vincenzo, secondo il quale il prete siracusano «dovrebbe parlare di quello che succede tra i prelati prima di parlare di altri». Fortunatamente, c’è anche chi si accorge dell’abbaglio collettivo: «Che tristezza leggere certi commenti – scrive Antonio -. Prima di scrivere quelle quattro parole che conoscete, dovreste leggere bene l’articolo. Solo chi non conosce don Di noto e l’associazione Meter pùo scrivere certe parole insensate».
Dal canto suo, la onlus ha replicato con un comunicato: «Ci spiace notare la superficialità con cui alcuni giustizieri da tastiera – si legge – abbiano equivocato l’immagine di don Di Noto pubblicata sul post del Messaggero, mentre – continua la nota – ci addolora l’idiozia con cui altri abbiano trovato da sindacare su 25 anni d’impegno a favore dell’infanzia e dei più piccoli solo perché don Fortunato è un prete».