Dolce morte, è partita la raccolta firme Ne servono 50mila per portarla a Roma

Una raccolta firme per una proposta di legge per il rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità dell’eutanasia. È una proposta partita dall’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e promossa col sostegno di varie altri gruppi, tra cui Exit Italia e Uaar e i Radicali italiani.

«Ammalarsi fa parte della vita. Come guarire, morire, nascere, invecchiare, amare. Le buone leggi servono alla vita: per impedire che siano altri a decidere per noi, in nome di Stati o religioni; per garantire libertà e responsabilità alle nostre scelte, drammatiche e felici. Fino alla fine». È lo slogan.

Una proposta per rendere legale aiutare un malato terminale a morire, quando questa è la sua volontà, perché in Italia si rischia fino a 12 anni di carcere. E allora si propongono alla discussione del Parlamento  quattro articoli che stabiliscono che «ogni cittadino può rifiutare l’inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale e/o terapia nutrizionale». Qualora il personale medico e sanitario non rispetti la volontà dell’interessato è tenuto, «in aggiunta ad ogni altra conseguenza penale o civile ravvisabile nei fatti, al risarcimento del danno, morale e materiale, provocato dal suo comportamento».

Secondo l’articolo tre, inoltre, «le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale non si applicano al medico ed al personale sanitario che abbiano praticato trattamenti eutanasici, provocando la morte del paziente». Ci sono delle condizioni delle condizioni però, il cui rispetto deve essere «attestato dal medico per iscritto e confermato dal responsabile della struttura sanitaria ove sarà praticato il trattamento eutanasico». Bisogna infatti che la richiesta provenga in maniera certa dal paziente, che questo sia maggiorenne e «congruamente ed adeguatamente informato delle sue condizioni e di tutte le possibili alternative terapeutiche e prevedibili sviluppi clinici». Anche i parenti entro il secondo grado e il coniuge, se il paziente vuole, possono essere informati per discuterne con l’interessato. Questo, inoltre, deve essere «affetto da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi. Il trattamento eutanasico infine, deve rispettare la dignità del paziente e non provocare sofferenze fisiche.

In base all’articolo quattro «ogni persona può stilare un atto scritto, con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, con il quale chiede l’applicazione dell’eutanasia» nel caso in cui dovesse successivamente subire una grave malattia, come previsto dall’articolo tre e sia incapace di intendere e di volere.

Servono 50mila firme per portare la proposta in Parlamento, firme potranno essere raccolte nei tavoli di raccolta nelle strade e nelle sedi dei Comuni italiani.


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