Dislessia, l’esempio di chi ha imparato a conviverci «Racconto la mia storia per combattere il bullismo»

«Sapete cosa hanno in comune Walt Disney, lo scienziato Galileo Galilei e il genio della fisica Albert Einstein?» È uno dei tanti quesiti che il giovane ventenne Giampiero Errante rivolge ai piccoli ascoltatori della scuola elementare Ruggero Settimo di Castelvetrano. «Sono tutti dislessici come me», aggiunge. «Cosa significa?», domanda una vocina, dopo aver alzato la mano. «Chi è dislessico – spiega Giampiero – ha difficoltà a leggere, scrivere e persino a fare i calcoli. Questo non significa che siamo poco intelligenti, al contrario la storia e i fatti insegnano che tutti i migliori scienziati, sportivi, attori, artisti sono dislessici. È solo che apprendiamo in maniera diversa».

Sotto lo sguardo attento dei bambini, il giovane mostra su uno schermo le difficoltà che un dislessico incontra quando legge. «Immaginate di avvicinare un libro davanti ad uno specchio. Cosa leggete? – chiede -. Una sequenza di parole o cifre lette al contrario. Sapete come mi chiamavano i miei compagni a scuola? Giampiero lo stupido, l’asino, il cretino, il re degli ignoranti. Erano i miei secondi nomi. Perché io per loro ero il diverso, quello che al posto di topolino leggeva potolino». L’entusiasmo con cui i piccoli scolari si interessano alla sua storia, incoraggia il nuovo progetto del giovane che ha deciso di portare la sua testimonianza in giro per le scuole elementari, medie e superiori per sensibilizzare bambini, adolescenti e insegnanti sui disturbi dell’apprendimento ma soprattutto aiutare gli altri come lui.

Con un diploma in tasca da tecnico informatico, oggi Giampiero è un ragazzo sicuro di sé che ha trovato la forza di riscattarsi da soprusi e ingiustizie. Nato a Castelvetrano, in provincia di Trapani, fin da bambino manifesta un’indole sensibile e un’intelligenza precoce. «A sei anni mi resi conto che qualcosa non andava. Mi sentivo diverso da tutti gli altri», continua. La madre, sollecitata dalla maestra Zina che si rende conto dei suoi disagi, lo accompagna da un logopedista per migliorare le sue capacità di apprendimento. Il giovane ricorda i problemi a restare al passo con gli altri e lo sforzo di farsi accettare. «Facevo fatica – racconta – a leggere e scrivere e ci mettevo il doppio a fare i compiti. I miei compagni non facevano altro che prendermi in giro». Ogni occasione è buona per insultarlo quotidianamente. Gli episodi di bullismo proseguono fino alle superiori. Emarginato e umiliato si porta dentro il peso della solitudine. «Ogni volta che un bullo mi dava contro, io scrivevo», confessa. 

Giampiero è consapevole che la sua dislessia ha molto da insegnare, così comincia a scrivere lettere a tutti coloro che lo deridono ma anche alle persone che, nella sua vita, sentiva che avrebbero lasciato il segno. Inizia con dei timidi segni sul foglio, poi un movimento più deciso prende il sopravvento. «Ciao mamma, stanotte ho pianto a dirotto. Tutti i ragazzi della mia classe mi hanno allontanato. Ogni qual volta ne hanno l’occasione mi insultano e cercano di farmi abbattere», si apre così una lettera rivolta alla mamma. L’atto dello scrivere diventa l’unica libertà. «Adesso comincerò a camminare da solo – assicura alla sua insegnante di sostegno -. Ma lei mi deve promettere che non smetterà di amare i ragazzi dislessici che verranno dopo di me», si legge in un’altra missiva al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli alla quale chiede di affiancare un insegnate di sostegno a ogni bambino dislessico.

Adesso tutte quelle lettere scritte diventeranno un libro di prossima pubblicazione. Il mio dono sei tu dislessia, questo il titolo del volume edito da Mondadori, racconterà la sua storia, l’importanza di riscattarsi dai bulli e di essere liberi di esprimere se stessi. «La dislessia è un dono perché mi ha reso più forte». Giampiero è l’esempio di chi non si dà per vinto, grazie all’effetto della sua famiglia, soprattutto della madre Patrizia. Altruista e generoso, Giampiero oggi aiuta numerosi coetanei in difficoltà anche attraverso i social. «Condivido idee, metodi di apprendimento, interessi e stati d’animo comuni. In molti mi chiedono consigli su come affrontare i bulli. A tutti racconto la mia esperienza e spiego loro che bisogna avere fiducia in se stessi». Perché, conclude, «non importa quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi».

Concetta Purrazza

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