Il segretario regionale del Partito democratico ha parlato delle ultime mosse in tema di alleanze preelettorali. A partire dal ritrovato accordo con il presidente della Regione, che ha ritirato la volontà di candidarsi. Sul politico etneo: «Ha preso la residenza in Sicilia un anno prima, segno che il progetto covava già da un po’»
Direzione Pd, Raciti accoglie Crocetta e critica Fava «Popolo della sinistra non comprenderà la sua scelta»
Nessuno dei presenti aveva mai visto lo stato maggiore del Pd siciliano accogliere Rosario Crocetta con una standing ovation. È successo anche questo alla direzione regionale del Partito democratico in cui si è celebrata la fine dell’impasse sul puzzle delle candidature. L’apertura della campagna elettorale è prevista per il prossimo 17 settembre, ma già questo fine settimana ecco l’arrivo di Matteo Renzi in Sicilia a scaldare i motori. Una partita, quella delle prossime regionali, che Fausto Raciti si dice certo di potere «giocare e vincere a testa alta». Non senza avere prima ammesso che «la difficoltà maggiore è stata tenere insieme la dignità e il valore del percorso che ci ha portato fino a qui, con un percorso di rinnovamento e apertura civica».
Raciti attacca la coalizione guidata da Nello Musumeci, rea di avere «affidato la leadership a un uomo di estrema destra. Quella è una proposta politica guidata dall’estremismo – dichiara il segretario regionale del Pd – che mostra una faccia brutta della nostra isola. Noi siamo chiamati a difendere e promuovere il lavoro fatto fino a qui, ma soprattutto i valori della Sicilia che non ha paura di accogliere. Mi chiedo come forze moderate possano avere il coraggio di sostenere una proposta di quel tipo. Dobbiamo avere la capacità di parlare un linguaggio aperto, innovativo, comprensibile, con la vocazione di rappresentare la maggioranza dei siciliani».
A proposito della difficile mediazione degli scorsi giorni con Rosario Crocetta, il segretario dem ammette di avere «sancito un punto, cioè che il Pd non solo è stato protagonista di questi anni di governo, ma ne rivendica i risultati. Per questa ragione, politica e non elettorale, abbiamo lavorato perché il Pd e il presidente uscente stessero dalla stessa parte della barricata. Qui non c’è un patto tra personalità, non c’è la tessitura di un compromesso, c’è la centralità del Pd in questo percorso. Se c’è stato un patto, è stato quello contro l’ipocrisia. Non sarebbe stata credibile – sottolinea Raciti – una forza politica che avesse rimosso il suo passato recente, per questo voglio ringraziare il presidente della Regione».
Resta poi quella spina nel fianco che è la candidatura di Claudio Fava che spacca quel campo largo così spesso invocato da Raciti: «Un pezzo dei nostri compagni di viaggio nelle amministrative palermitane – commenta – dopo avere lanciato e accolto la proposta di candidatura di Micari hanno deciso che non ne valeva più la pena. A Palermo abbiamo vinto le amministrative insieme. Credo che i siciliani, soprattutto i siciliani di sinistra, non comprenderanno. La sinistra non finisce tutta lì, nessuno pensi di attribuirsi patenti politiche o morali. Fava – ha concluso Raciti – aveva preso la residenza in Sicilia un anno prima, segno che il progetto covava già da un po’».