Doveva essere ospite ai Benedettini del laboratorio di Francesco Merlo, ma lincontro è stato rinviato a data da destinarsi. In attesa che si presenti una nuova occasione di dibattito facciamo anche noi come Repubblica. Ecco cosa chiederemmo alleditore de La Sicilia
Dieci domande per Mario Ciancio
La voce s’era sparsa in fretta, l’aspettativa cresceva, l’evento non si poteva bucare: Mario Ciancio al Monastero dei Benedettini, ospite di uno dei laboratori d’eccellenza della Facoltà di Lettere e Filosofia, quello tenuto da Francesco Merlo, il giornalista di Repubblica che, intervistato dai nostri redattori, aveva definito La Sicilia “un giornale di provincia, con un sacco di errori”, ma aveva al tempo stesso parlato di Ciancio come “editore liberale”.
Di Mario Ciancio si sa tanto: editore e direttore de La Sicilia, vicepresidente dell’Ansa, proprietario dell’emittente televisiva Telecolor e dell’omonima emittente radiofonica, con partecipazioni azionarie in molte aziende editoriali, soprattutto del Sud. Editore e direttore da sempre sotto accusa di eccessiva prudenza sul tema mafia, fin dai tempi in cui Giuseppe Fava parlava esplicitamente sui suoi giornali dei delitti di Santapaola e delle sue amicizie eccellenti. E intanto, sulla Sicilia, c’era perfino chi si vedeva respinto un necrologio contenente la parola “mafia”. Nonostante il suo curriculum, le apparizioni pubbliche di Ciancio sono sempre state rarissime: per questo trovarselo davanti, seduto dietro una cattedra pronto a rispondere a domande non concordate, sarebbe stato un fatto epocale. Sarebbe stato: perché il laboratorio è stato rinviato e la data del prossimo incontro, come ci ha confermato lo stesso Francesco Merlo, non è stata ancora fissata.
Peccato: c’era chi aveva già in mano carta e penna, pronto a documentare ogni virgola del suo eventuale discorso, c’era chi s’era messo di buona lena a formulare domande dalla forma impeccabile (sbagliare un congiuntivo parlando con Ciancio sarebbe stato un dramma: checché se ne dica, è un giornalista) da porre a colui che è sempre parso schivarle. Peccato, ma non tutto è perduto: come Repubblica c’insegna, per fare delle domande non è necessario avere delle risposte nell’immediato. Avendone la possibilità, basta scriverle e pubblicarle.
Step1, dunque, segue la moda: fa dieci domande a Mario Ciancio, nella speranza di avere fortuna e di ottenere delle risposte. Magari in occasione del prossimo laboratorio d’eccellenza se – come è stato detto – l’appuntamento è solo rimandato.
1. Tra emittenti televisive, radiofoniche e giornali, lei è il massimo referente per quanto riguarda l’informazione in Sicilia. Tuttavia è molto raro leggere la sua firma sotto un articolo. Vuole raccontarci com’è diventato un giornalista? Quali sono i suoi consigli per chi desidera intraprendere la strada del giornalismo?
2. Esiste una convenzione mediante la quale il suo quotidiano, pagato dall’Ateneo, dedica una pagina esclusivamente alle attività dell’Università di Catania. Ciò che lì si pubblica, però, non sono altro che i comunicati che vengono direttamente dall’ufficio stampa d’Ateneo. Ci spiega qual è e se c’è, a suo modo di vedere, la distinzione tra informazione e comunicazione istituzionale?
3. Ci potrebbe indicare in quali organi informativi locali lei non ha partecipazioni azionarie?
4. La sua posizione nell’editoria ha mai avvantaggiato i suoi interessi in altri settori imprenditoriali?
5. Da alcune settimane l’edizione di Repubblica Palermo è in edicola anche in Sicilia orientale. In che termini sono stati rivisti gli «accordi commerciali» che hanno in passato escluso Catania, Ragusa e Siracusa dalla distribuzione di questa edizione? Se Repubblica aprisse una redazione a Catania, lei continuerebbe a stamparla?
6. Il 9 ottobre del 2008, La Sicilia ha ospitato, senza alcun commento, una lettera del detenuto in regime di 41 bis Vincenzo Santapaola. Franco Abruzzo, ex presidente dell’Ordine della Lombardia e docente di Diritto dell’Informazione, di fronte a questo episodio ha dichiarato: “Quel quotidiano il 9 ottobre è venuto meno ai suoi doveri di informare in maniera rigorosa, completa, e documentata la pubblica opinione”. Cosa risponde, lei che di “quel quotidiano” è il direttore?
7. Da diverse fonti risulta che anni fa Giuseppe Ercolano, cognato di Nitto Santapaola, abbia chiesto ed ottenuto che lei, in presenza dello stesso Ercolano, contestasse a un suo giornalista un articolo in cui egli veniva definito «boss mafioso». Quest’episodio è richiamato in un rapporto dei Carabinieri e in diversi atti giudiziari. Può darci la sua versione dei fatti?
8. Dopo la recente puntata di Report su Catania, nell’annunciare una citazione in sede civile per i curatori del programma, Lei ha parlato di “notizie artatamente deformate” e si è dichiarato a disposizione “documenti alla mano, di chi è interessato a conoscere la verità”. Poiché l’interesse a conoscere la verità è di tutti, può spiegare pubblicamente di quali documenti si tratta?
9. Ancora nel suo intervento a proposito di Report, lei afferma che Catania vive “un momento tanto difficile di crisi”. È un dato di fatto che il disastro finanziario abbia coinciso con l’ultima sindacatura di Umberto Scapagnini. Nel 2005, La Sicilia dedicò ampio spazio alla campagna elettorale dell’allora aspirante sindaco, parlandone in termini entusiastici. Si è pentito di quella scelta?
Chiediamo ai nostri lettori di suggerirci la decima domanda. Sperando di avere l’occasione di ottenere risposta.