Ha dato esito negativo la comparazione del Dna della ragazza 20enne di origine rom bosniaca che vive alla periferia di Roma con quello di Denise Pipitone, la bambina scomparsa il 1° settembre del 2004 a Mazara del Vallo, nel Trapanese. «Sono Denisa sono di Tuzla in Bosnia e il 10 torno lì a trovare mia madre, i […]
Denise Pipitone, negativo esame Dna su ragazza bosniaca: «Io so chi sono i miei genitori»
Ha dato esito negativo la comparazione del Dna della ragazza 20enne di origine rom bosniaca che vive alla periferia di Roma con quello di Denise Pipitone, la bambina scomparsa il 1° settembre del 2004 a Mazara del Vallo, nel Trapanese. «Sono Denisa sono di Tuzla in Bosnia e il 10 torno lì a trovare mia madre, i miei genitori sono di là io non sono italiana». Prima ancora che il risultato del Dna fugasse ogni dubbio sulla sua vera identità, Denisa Beganovic spiegava che non è lei Denise Pipitone e di sapere esattamente chi sono i suoi genitori. «Sono bosniaca so chi sono mio padre e mia madre. Ora parlano di questa storia che dovrei essere un’altra, ma è solo una storia». All’inizio della settimana, alla giovane donna gli investigatori hanno prelevato un campione di saliva per essere analizzato e comparato con quello della bambina scomparsa 19 anni fa dalla provincia di Trapani. Stando a quanto è stato ricostruito finora, l’indagine sarebbe nata dalla segnalazione di alcuni vicini di casa della ragazza bosniaca che si sarebbero insospettiti per la somiglianza fisica e del nome.
«Non eravamo a conoscenza di nulla e non possiamo permetterci illusioni dolorose». Così aveva scritto ieri sera Piera Maggio, la mamma di Denise Pipitone, sul suo profilo Facebook, ancora memore delle ultime vicende di altre segnalazioni e comparazioni che non hanno però portato a nulla. In mattinata, la donna aveva ricordato la richiesta per una Commissione d’inchiesta parlamentare: «Non abbiamo smesso di spingere su questa linea tanto che, a giorni, ci saranno possibili aggiornamenti». Dopo l’arresto del boss stragista Matteo Messina Denaro, Piera Maggio anche a lui aveva rivolto un appello: «Sono certa che abbia saputo cosa è successo. Non perché sia stato coinvolto nel rapimento di mia figlia, ma perché nel nostro territorio non si muoveva una foglia senza che lui sapesse».