L'unico modo per combattere il crimine organizzato mondiale è quello di legalizzare (con giudizio) consumo e detenzione di certi stupefacenti secondo limiti pre-stabiliti. La strategia porterebbe a un crollo della richiesta illegale e a un enorme calo di profitti per i trafficanti. Il nostro collaboratore Stefano Gurciullo presenta in anteprima su CTzen i risultati di un'approfondita analisi che sarà pubblicata sul sito quattrogatti.info
Decriminalizzala: nuova politica anti-droghe Una proposta per combattere le mafie
La Guinea-Bissau ha tanti abitanti quanto la Sardegna. E un puntino nella vasta terra dAfrica. Paese martoriato dal brutale regime coloniale portoghese che non ha trovato pace neanche dopo lindipendenza. La Guinea-Bissau è la periferia del mondo. Il suo indice di sviluppo umano è minore di quello dellAfghanistan, la sua economia internazionale è essenzialmente inesistente. Ma le periferie, si sa, possono diventare il centro degli affari illeciti. Come è accaduto qui, dove dal 2005 uno dei maggiori epicentri del mercato globale della cocaina si è formato.
Del come e del perché proprio questo staterello sia diventato il centro di smistamento dei narcotici latino-americani se ne parlerà in un altro post. Per ora, basti sapere che non è unesagerazione affermare che lintero governo e molti dei suoi maggiori funzionari siano stati corrotti e sottomessi agli interessi della criminalità internazionale. Lex generale della Marina Jose Americo Bubo Na Tchuto e lattuale dellAreonautica Militare Guineense Ibraima Papa Camara, per fare un esempio, sono stati accusati di gestire e proteggere i carichi di droga provenienti dalla Venezuela e dalla Colombia in cambio di ingenti quantità di denaro.
LONU è particolarmente preoccupata dalla situazione, tanto da pubblicare un intero dossier su come la tragedia della Guinea-Bissau sia la tragedia del mondo. Altri stati poveri, deboli e isolati potrebbero presto essere vittima dello stesso fato, con la conseguente destabilizzazione di intere regioni. Ciò che il dossier e molti altri documenti ufficiali si scordano è che la Guinea-Bissau non è solo vittima dei cartelli internazionali della droga, ma anche di come questi sono contrastati.
La filosofia è quella della War on Drugs. Qualsiasi sia il costo, il mercato di droghe deve essere smantellato, il loro consumo ridotto solo se proibito. Punto. Niente mezzi termini. Eppure, nonostante i decenni che hanno accompagnato questa politica anti-droga, il traffico illegale è più in forma che mai. In Italia porta alle mafie 60 miliardi lanno. E luso di stupefacenti è alle stelle: nel 2008 nel mondo si registravano 17,35 milioni di consumatori di eroina e suoi derivati, 17 milioni per la cocaina, 160 milioni per la cannabis.
Evidentemente la War on Drugs è un fallimento. Unalternativa è stata proposta dalla Commissione Globale sulle Politiche sulla Droga con la pubblicazione di un rapporto che appoggiala decriminalizzazione del consumo e uso di droga. E a firmarlo non sono radicali di sinistra o hyppie nostalgici. Cè il precendente Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, lex-Segretario di Stato statunitense George Shultz, il Nobel letterario Mario Vargas Llosa, limprenditore multi-miliardario Richard Branson.
Attenti però. Decriminalizzazione non è sinonimo di legalizzazione. E legalizzare, sì, ma fino a un certo punto. Il concetto è semplice. Che si permetta il consumo e la detenzione di certe (o tutte?) droghe secondo dei limiti pre-stabiliti. Che i tossico-dipendenti e i piccoli spacciatori non vengano chiusi in carcere, ma assistiti nella riabilitazione con metodi sanitari e sociali innovativi. La strategia porterebbe a un crollo della richiesta illegale di droga e a un enorme calo di profitti per i trafficanti. Assieme ai soldi, andrebbe giù anche il loro potere di corrompere ed infiltrarsi nella politica ed economia dei Paesi. La Guinea-Bissau avrebbe una tragedia in meno sulle spalle. Inoltre, gli Stati che applicano la strategia ricaverebbero enormi risorse in più per combattere i mafiosi con la tassazione delle sostanze. Il Regno Unito soltanto otterrebbe 24 miliardi di sterline.
Proposte del genere vengono spesso criticate con la certezza che causino un aumento dei tossicodipendenti e nessun effetto sul mercato mafioso della droga. Ma i fatti smentiscono le opinioni. Il centro di ricerca Cato Institute ha pubblicato una valutazione delle conseguenze della decriminalizzazione in Portogallo, dove la politica è adottata dal primo luglio 2001. I risultati sono promettenti. Il consumo di ogni tipo di stupefacente tra i giovani è diminuito di vari punti percentuali, assieme alla mortalità correlata al suo uso.
Abbattere le minacce contro la società contemporanea richiede soluzioni che spesso scrivono la parola fine alle convinzioni, spesso sbagliate, del passato. La decriminalizzazione appartiene a questo insieme. Se implementata con le giuste precauzioni e misure, potrebbe rivelarsi più efficiente ed economica della tradizionale lotta alle droghe. E forse, e soprattutto, più giusta, più morale.
[Foto di GEORGES GOBET/AFP/Getty Images]