Dall’articolo 37 dello Statuto solo 50 milioni di euro: ma non sono troppo pochi?

Com’era prevedibile, i conti non tornano. Di scena l’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto siciliano. E’ l’articolo fino ad oggi mai applicato, che consentirà alla Regione siciliana di incassare le imposte (e non le tasse!) che fino ad oggi le imprese con stabilimenti in Sicilia e sede sociale in altre regioni italiane hanno pagato altrove (per l’appunto, nelle regioni presso le quali hanno la sede sociale).

L’assessore regionale al Bilancio,Luca Bianchi, dice che l’applicazione dell’articolo 37 porterebbe nel bilancio 2013 della Regione’un attivo di 50 milioni di euro all’anno. A noi questa cifra sembra un po’ bassa. L’assessore, che è romano, dice di non essere andato a Roma con il cappello in mano. La cosa ci fa piacere. Ma, oltre alle parole, sarebbero graditi i fatti. Concreti.

Di concreto, per ora, c’è che il decreto attuativo deve ancora essere firmato. Tra l’altro, abbiamo già affrontato il tema in questa analisi del rapporto dare-avere tra Stato e Regione se si applicasse davvero lo Statuto, e siamo ben lontani. 

Ma il problema non è questo. Il problema è che nel bilancio della Regione siciliana, all’appello, mancano 2,8 miliardi di euro.

L’assessore Bianchi dice che tra la “spalmatura del debito”, l’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto e le risorse del Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) – soldi nostri che il Governo nazionale si tiene abusivamente a Roma – la Regione siciliana reperirà un miliardo di euro.

La notizia di ci rincuora. Ma quando si parla di bilancio, si sa, vale la regola di San Tommaso: toccare con mano per credere.

Per ora, con tutto il rispetto per l’assessore Bianchi, noi, in materia di bilancio, notiamo una grande confusione di numeri. E anche di funzioni, se è vero che Roma, una volta sbloccato l’articolo 37, ne ‘sbolognerà’ qualcuna – fino ad oggi gestita dallo Stato – alla Sicilia.

Insomma, questa manovra è tutta da decifrare. E’ probabile che ne capiremo di più quando il Governo presenterà la manovra, nero su bianco.

Intanto registriamo una dichiarazione del vice capogruppo all’Ars del Pdl, Marco Falcone. Che spiega: “Non capiamo la portata di questo annuncio – dice riferendosi all’applicazione dell’articolo 37 -. Da un lato il presidente Rosario Crocetta parla di attuazione dell’articolo 37 dello Statuto, per il quale le aziende che producono in Sicilia debbono pagare le imposte alle ‘casse’ della Regione. Dall’altro l’assessore Bianchi parla di attuazione del federalismo fiscale e di un trasferimento annuo di 50 milioni”.

“Che si mettano d’accordo – continua Falcone, che è anche componente della commissione Bilancio dell’Ars – perché le due cose non vanno di pari passo, anzi rischiano di essere in contrasto: in questo secondo caso, lo Stato dovrebbe trasferire alla Sicilia alcune funzioni fino a ora gestite da Roma”.

“La cosa che ci lascia più perplessi – prosegue Falcone – l’ha detta proprio Bianchi, quando ha affermato che occorrerà comunque un decreto attuativo per trasferire una somma di 50 milioni, quando la stima delle accise, a oggi, è intorno a un miliardo e mezzo: praticamente un’elemosina alla Sicilia”.

“Infine – conclude Falcone – se ha ragione Bianchi, quali sarebbero le funzioni che verrebbero trasferite alla Regione?. Si mettano d’accordo; facciano un’unica e non contraddittoria dichiarazione e smettano con quelli che continuano a sembrare soltanto proclami propagandistici!”.

Sul caso interviene anche l’ex assessore all’Economia, Gaetano Armao, secondo cui “l’attuazione del solo articolo 37 “può offrire gettito per oltre 200 milioni. Da informazioni assunte dopo il Consiglio dei ministri  – dice Armao – la concessione ottenuta dal Governo Crocetta dovrebbe portare al bilancio regionale 2013, al meglio, neanche 50 milioni. C’è qualcosa che non quadra. Aspettiamo di leggere le norme e non i comunicati o peggio ancora i proclami, ma la vicenda ha tutta l’aria di essere una partita di giro del tutto ininfluente sul fabbisogno finanziario per il riequilibrio”.

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