Cronaca vera di un piccolo No Tav

Riceviamo una bella lettera di Andrea Vitali “un piccolo No Tav” come si definisce lui stesso. La lettera è stata postata come commento all’intervista della nostra giovane collaboratrice, Carla Andrea Fundarotto, a Giancarlo Caselli. Ma la redazione di LinkSicilia ha ritenuto di dare visibilità a quanto scritto da Andrea. Il quale è stato coinvolto nella retata contro i No Tav. Ma noi siamo convinti che (a parte il rischio fisiologico di qualche infiltrato) non si tratti di criminali. Pensiamo siano persone che difendono il loro territorio, proprio come stanno facendo gli agrigentini contro il progetto di costruire un rigassificatore a ridosso della Valle dei Templi, o come il Movimento dei Forconi che in queste ore sta bloccando le raffinerie siciliane. Ma loro fanno molto più rumore e lo Stato ha deciso di zittirli con la forza. Non è questo il momento di esprimere il nostro parere (alquanto critico) sul periodo palermitano di Caselli. Ma su un punto dissentiamo di certo con l’attuale procuratore di Torino e con le altre istituzioni: la repressione della volontà popolare non ha mai portato nulla di buono.

Sono uno delle 40 persone coinvolte nella ”retata” contro i No Tav  del 26 gennaio scorso che portò in carcere 26 persone, di varie città, e agli arresti domiciliare o l’obbligo di dimora per le  restanti 14 . La mia posizione è una delle più leggere, visto che non ho subito altre misure oltre all’obbligo di dimora in Torino. Sono incensurato e questo credo abbia pesato nella scelta delle misure cautelari da applicare a ognuno di noi. Da neofita del crimine mi sono trovato a sfiorare un mondo per me ancora sconosciuto: il sacro e intoccabile  mondo della giustizia Italiana e ve ne voglio sommessamente parlare. Ma veniamo brevemente ai fatti.
Dopo che la magistratura torinese ha ordinato il blitz, in puro stile pool antimafia di Palermo, con tanto di perquisizioni, arresti, impronte digitali e giornalisti al seguito, mi è stato notificato tutto il materiale probatorio, spero che si dica così, fatto di fotografie, accuse, situazione dei colleghi criminali e considerazioni di varia natura normativa e giudiziaria. Primo colpo alla mascella.
Trovarsi in un secondo sui giornali nazionali, con tanto di nome, cognome e epiche gesta criminali, additato come nemico dello Stato, Ultras della violenza gratuita e premio nobel della sovversione non è stato molto carino. Per due giorni un quotidiano nazionale, che dopo nominerò, mi ha dato per carcerato con l’ovvia sorpresa da parte di chi mi vedeva gironzolare fischiettando per la città. Dopo criminale anche maestro dell’evasione penitenziaria. Un Vallanzasca sabaudo. Il quotidiano la Repubblica ha declamato in rima tutte le fasi della mia attività criminosa con il botto finale della mia presunta forza erculea, in grado di alzare un wc chimico e scagliarlo con forza verso un carro armato della polizia. Difficile che la polizia disponga di carri armati, ma credo impossibile trovare nelle nostre belle valli piemontesi wc chimici a portata di criminale. Colpo al fegato con testata sui denti. Morale: stai recluso a Torino e poi vedremo. Ok, rispondo io, visto che ci sono persone in carcere è meglio non lamentarsi troppo per una forma di rispetto verso i colleghi lestofanti. Così pensando mi dedico alla lettura delle carte , per me pari a una storia di fiabe, e inizio a scoprire l’esilarante mondo della giustizia. Mi piacerebbe farvele leggere, chi lo ha fatto ride ancora adesso, così vi rendereste conto della forza della nostra magistratura. Errori di tutti i tipi, frasi non finite, un verbo ogni 40 righe ecc.  Stupefacente. Non voglio entrare in polemica con chi dovrà giudicarmi, la mia coscienza di militante politico è intonsa e questo, per dormire la notte, è più che sufficiente per il sottoscritto.
Capisco che questa possa sembrarvi una piccola storia e allora per renderla più accattivante vorrei passare direttamente al finale. Dimenticavo, nel frattempo ho fatto richiesta di revoca della misura cautelare. Suddetta misura mi è stata negata stanotte, con notifica alle due, scampanellando allegramente per tutto il pianerottolo e per la terza volta in un mese, con le seguenti motivazioni:1) la mancanza di oggettivi segni di resipiscenza da parte mia o, almeno, di seria e concreta presa di distanza dai fatti d’indagine ecc ecc.2) le mie attività di musicista e sindacalista (sono un funzionario di partito e non bisogna essere Gramsci per capire la differenza tra un partito e un sindacato) non possono prevalere sull’esigenza della suprema difesa dello Stato. Per quanto riguarda la mia famiglia, chi se ne frega, possono venire loro a trovarmi. Morale: non ti sei pentito neanche un po’ di essere quello che sei e che pensi  e allora nisba. Torna in ginocchio, penitente e dopo aver sacrificato un agnello al Signore e se ne riparla. Devo infine dire che le tre “visite” fatte a casa mia sono state tutte fatte in modo professionale e in punta di fioretto, ma ormai nel mio palazzo mi considerano un pezzo da novanta del crimine, degno di sedere tra Sem Giancana e Totò Riina… Ko tecnico .
Vi avevo avvertito, è una piccola storia che si perde nella cronaca del nostro Paese, ma gli ingredienti che fanno dell’Italia un Paese cialtronesco ci sono tutti. In dosi omeopatiche, ma ci sono tutti. Saluti e ieri, oggi e domani sempre no tav. andrea vitali
p.s.
grazie per aver arricchito il mio misero vocabolario con la parola “resipiscenza”.

Andrea Vitali


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Riceviamo una bella lettera di andrea vitali "un piccolo no tav" come si definisce lui stesso. La lettera è stata postata come commento all'intervista della nostra giovane collaboratrice, carla andrea fundarotto, a giancarlo caselli. Ma la redazione di linksicilia ha ritenuto di dare visibilità a quanto scritto da andrea. Il quale è stato coinvolto nella retata contro i no tav. Ma noi siamo convinti che (a parte il rischio fisiologico di qualche infiltrato) non si tratti di criminali. Pensiamo siano persone che difendono il loro territorio, proprio come stanno facendo gli agrigentini contro il progetto di costruire un rigassificatore a ridosso della valle dei templi, o come il movimento dei forconi che in queste ore sta bloccando le raffinerie siciliane. Ma loro fanno molto più rumore e lo stato ha deciso di zittirli con la forza. Non è questo il momento di esprimere il nostro parere (alquanto critico) sul periodo palermitano di caselli. Ma su un punto dissentiamo di certo con l'attuale procuratore di torino e con le altre istituzioni: la repressione della volontà popolare non ha mai portato nulla di buono.

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