Crocetta scelga: o Bianchi o la Sicilia

A circa otto mesi dall’insediamento del governo siciliano, forse, sarebbe arrivato il momento per per il Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, di fare un serio ed attento esame di coscienza su quella che è stata, finora, la sua esperienza al timone di Palazzo d’Orléans. Ricordando che, una eventuale autocritica, sarebbe solo segno di intelligenza.

Diciamolo pure: finora è stato un mezzo disastro.  Su tutti i fronti: dalla questione dell’acqua pubblica, al Muos di Niscemi e all’elettrodotto della Valle del Mela, dalla Sanità pubblica ai prelievi forzosi imposti da Roma con relative truffe in danno dei siciliani, fino alla latitanza di politiche del credito e di sostegno al sistema imprenditoriale dell’Isola, ovvero alle pmi, che costituiscono le ossa del nostro sistema produttivo, niente a che fare con  la strana lobby di Confindustria Sicilia. Solo per fare qualche esempio.

Però, è anche vero che Crocetta avrebbe ancora a disposizione tutto il tempo necessario per  cambiare rotta. E provare, ancora, nonostante tutto,  ad essere quel Presidente dei siciliani di cui aveva parlato all’indomani del suo insediamento, incantando anche chi non lo aveva votato.

Per fare questo ci sono passaggi che non può eludere. La legge è uguale per tutti. Anche quella che porta alla coscienza.

Partiamo da una semplice domanda: ma è proprio sicuro il Presidente, che valga la pena appesantire i già disastrosi conti regionali con la spesa necessaria a mantenere i suoi 12 apostoli? Parliamo degli assessori esterni, spacciati per ‘tecnici’ quando tecnici non sono, e a cui viene riconosciuta una indennità da parlamentare. Cioè i siciliani pagano 112 deputati, non solo i  90 che hanno votato, come vi abbiamo raccontato qui.

Collegato alla questione degli sprechi di risorse pubbliche per pagare questi 12 ‘scienziati,  è il caso dell’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi.

Ancora dubbi sul fatto che sia stato inviato in Sicilia per fare gli interessi del governo nazionale pur essendo pagato profumatamente dai siciliani?  Impossibile.

Un assessore che si piega al prelievo forzoso di 800 milioni di euro imposto da Roma alle casse regionali già asfittiche senza fiatare, che massacra lo Statuto siciliano firmando la truffa dell’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto siciliano, che accetta supinamente l’aumento della compartecipazione regionale al fondo sanitario nazionale, un aumento su cui OGGI ha puntato i fari pure la Corte dei Conti SICILIANA.  Più di così….

Come se non bastasse, I MAGISTRATI CONTABILI HANNO  ‘inchiummato’  PURE  il fondo rischi elaborato da questo ‘scienziato’ per mitigare i rischi delle entrate fittizie nel bilancio regionale, come vi abbiamo detto qui. 

Bianchi a parte, che fa il suo mestiere, ovvero quello dell’inviato speciale di Roma, il punto essenziale è Crocetta.

Cosa vuole fare? Pensare alle sue ambizioni e a quelle del suo Megafono e mantenere saldo il rapporto con Letta e con i potenti che governano l’Italia o essere il Presidente dei siciliani?

Nel secondo caso è ovvio che la prova del nove sarebbe quella di dotare la Sicilia di un assessore all’Economia che lavora per gli interessi di questa terra, la nostra splendida e vessata Isola. NON A CASO LA SUA NOMINA AVEVA FATTO DISCUTERE PARECCHIO il MONDO DEGLI ECONOMISTI SICILIANI. 

Nel primo caso, basta che continui così. E  nessuno potrà togliergli il trofeo di politico siciliano più ascaro del 2013.

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