Conti correnti, quattro unità immobiliari (tra appartamenti e botteghe) in provincia di Brescia e un'automobile. È quanto è stato sequestrato al 60enne bresciano Patrizio Argenterio, accusato di non avere pagato le imposte relative a tre anni fa. Dell'azienda si è parlato per via del licenziamento collettivo di circa 600 persone
Crisi Qè, sequestrato un milione all’amministratore Indagini sul mancato versamento dell’Iva nel 2014
Conti correnti e beni del valore complessivo di un milione di euro. La stessa somma che l’ex amministratore della società Qè, proprietaria dell’omonimo call center di Paternò, non avrebbe versato di imposte Iva nel 2014. Responsabile dell’evasione fiscale, secondo i finanzieri del comando provinciale della Guardia di finanza di Catania, sarebbe il 60enne Patrizio Argenterio. Dell’impresa si parla sulla stampa ormai da più di un anno: da quando, cioè, sono partite le operazioni per il licenziamento collettivo di circa 600 giovani lavoratori delle sedi delle contrade Tre fontane e Monafria, nel Paternese.
Ad Argenterio, originario di Brescia, sono state sequestrate quattro unità immobiliari (appartamenti e botteghe) nel Bresciano, una automobile e il denaro contenuto nei conti correnti intestati all’uomo e alla società Qè. Il decreto è stato emesso dal tribunale etneo su richiesta della procura di Catania ed è stato eseguito nei giorni scorsi. Le indagini sono partite dall’esito di un’ispezione eseguita dall’Agenzia delle entrate catanese, e ha visto le fiamme gialle impegnate in «mirate indagini patrimoniali».
L’azienda aveva avviato le pratiche per mandare a casa i lavoratori del call center l’1 aprile 2016. Che Qè non versasse in buone condizioni economiche era un fatto noto da tempo, perché la perdita di alcune commesse importanti aveva costretto i dipendenti a fare i conti con una situazione problematica. Il cui primo segnale era stato lo sfratto dalla sede di contrada Monafria per il mancato pagamento del canone di locazione. Tra assunti a tempo indeterminato e lavoratori a progetto, la crisi occupazionale ha riguardato in totale 575 persone. Per lo più giovani e residenti a Paternò.
Dopo una lunga serie di trattative, il licenziamento è diventato effettivo il 28 novembre 2016. Poco tempo dopo, però, per gli operatori del call center si era acceso un faro di speranza: la Di Bella group, azienda paternese attiva sul mercato nazionale nel settore edile, immobiliare e dei servizi, a dicembre ha presentato all’assessora alle Attività produttive Mariella Lo Bello un nuovo progetto che mira a assorbire le professionalità cresciute all’interno della struttura. Una nuova azienda multifunzionale, che non si occupasse solo di assistenza telefonica ai clienti, che per nascere avrebbe avuto bisogno del sostegno della Regione siciliana e del governo. Nonostante l’iniziale interessamento delle autorità, però, la situazione non si è ancora sbloccata.