L’8 febbraio la società Roberto Abate spa ha depositato al tribunale fallimentare di Catania la richiesta per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo «in bianco». Come conferma la visura realizzata da MeridioNews, la decisione era stata assunta dal consiglio d’amministrazione due giorni prima, il 6 febbraio. Il concordato è uno strumento giuridico che può permettere a un debitore di evitare il fallimento, non perdere la proprietà dei beni e ripianare i debiti stringendo accordi con i creditori, dietro la supervisione di un commissario giudiziale nominato dal tribunale. Risanata la società, chi ne fa uso può proseguire nell’attività aziendale, liquidare o cedere a terzi. Toccherà adesso ai giudici di piazza Verga valutare se l’azienda possieda o meno i requisiti per accedere a questa procedura. Frattanto, per la teoria dei pieni e dei vuoti, i vecchi punti vendita Abate lasciano il posto a ipermercati nuovi di zecca. A vigilare sull’intera società per azioni, fino a questo momento, è il collegio dei sindaci: interamente composto da professionisti dello studio di Antonio Pogliese, padre del sindaco di Catania Salvo Pogliese, finito nelle scorse settimane agli arresti domiciliari con diversi suoi collaboratori.
Ognina è un’utile metafora di quanto, in pochissimi giorni, sia cambiata la grande distribuzione organizzata catanese. In un fazzoletto di poche centinaia di metri, seppur ricadente nella posizione strategica di «porta della città», sono due i punti vendita che – alla velocità della luce – hanno smontato le insegne del gruppo Abate per cambiare marchio. Il primo si trova in via Messina: era un Iper Famila, ora è un Decò. È stato inaugurato sabato, e per tutto il weekend si è rivelato difficile anche solo entrare nell’area parcheggio con l’automobile, tanto l’assalto dei consumatori è stato massiccio. Proseguendo sulla circonvallazione, a un tiro di schioppo, sulla sinistra, ecco un’altra struttura di vendita. Dismesso l’altro storico brand Abate, A&O, sulla facciata è apparso un nuovo marchio a basso costo, Uno discount. Le strutture – che per qualche settimana, nella fase di transizione, erano rimaste con gli scaffali quasi completamente vuoti – sono state riqualificate e messe a lucido in tempi da record. Un processo che interessa non solo Catania e il Catanese, ma anche – in misura minore – il Siracusano.
Il progressivo smantellamento dell’ormai ex impero etneo dei supermercati continua. La settimana scorsa l’azienda ha ceduto cinque supermercati al gruppo Rocchetta, che gestisce le insegne Paghi poco. In precedenza, erano stati 20 i supermercati ceduti a Ergon (marchio Despar) e 12 quelli rilevati dal gruppo Arena, che vive un momento di potente espansione con i suoi Decò. Poco dopo l’estate, inoltre, Abate spa ha venduto alla banca d’affari statunitense Morgan Stanley il centro commerciale Etnapolis, per una cifra – mai confermata dalla proprietà – che si aggirerebbe tra i 90 e i 100 milioni di euro. Il gruppo controlla adesso non più di una quarantina di supermercati. Rimane l’ansia per i dipendenti non ancora ricollocati. Rischiano più degli altri gli «amministrativi» e i lavoratori della logistica. Le novità non finiscono qui. Lo scorso 15 ottobre il gruppo ha proceduto alla fusione mediante incorporazione delle due società principali. Roberto Abate spa ha così inglobato Alis immobiliare, che era stata fondata nel 1998 per costruire, avviare e gestire il centro commerciale di Belpasso. Quel project financing da 160 milioni – che per la progettazione dell’edificio beneficiò del celebre architetto Massimiliano Fuksas – venne affidato, a mezzo di una consulenza generale, allo studio tributario di Antonio Pogliese, oggi protagonista dell’inchiesta Pupi di pezza perché, secondo la procura di Catania, il commercialista era l’epicentro di un presunto sistema di fallimenti aziendali «esentasse».
Ma il rapporto decennale tra lo studio Pogliese e la famiglia Abate non si limita all’operazione Etnapolis. Antonio Pogliese è stato per diverso tempo componente del collegio dei sindaci dell’azienda, che oggi è presieduto da un altro indagato dell’indagine Pupi di pezza, il suo socio Michele Catania. L’attuale collegio sindacale di Roberto Abate spa, che è un organismo di controllo sui bilanci, è composto da soli professionisti dello studio Pogliese: insieme a Catania, ci sono Alfio Gulisano, Rosaria Pennisi, Annunziata Anfuso, Alessandro Micale e Giuseppe Giandinoto. Prima della fusione per incorporazione, inoltre, l’ultimo presidente del collegio dei sindaci di Alis immobiliare era Salvatore Pennisi, anche lui indagato dai magistrati etnei per bancarotta fraudolenta ed evasione. A fargli compagnia c’erano anche qui Rosaria Pennisi e Alessandro Micale, oltre che Rosaria Castro, altra commercialista dello studio Pogliese.
Nel 2007 Abate entra a far parte di Selex, rete di distribuzione nazionale. Da allora gli storici brand Abate superstore, Alis e Alider sono stati dismessi, sostituiti dalle insegne Famila, IperFamila e A&O. I siti di settore italiafruit.net e gdonews.it spiegano che l’azienda etnea è uscita dal circuito Selex poche settimane fa, in gennaio. Prima delle difficoltà finanziarie, il gruppo possedeva 77 punti vendita in diverse province dell’Isola per poco meno di 1100 dipendenti.
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