Il presidente della Regione Musumeci ha ripetuto la sua volontà di prolungare la zona rossa, con altre restrizioni, qualora i dati non dovessero essere confortanti. Nella relazione settimanale appare una situazione in lieve recupero, ma ancora complicata
Covid, i numeri non fanno sperare in una riapertura Nel report del ministero Sicilia in difficoltà nel tracking
«Purtroppo il dato ci continua ad allarmare, abbiamo un leggero calo dell’Rt, ma continua a essere alto il numero dei decessi e continua a essere alto il numero dei contagi quotidiani». L’estensione della zona rossa anche dopo la data di scadenza dell’ordinanza regionale non appare poi così improbabile. D’altra parte Musumeci l’aveva detto, altro che riapertura, se i dati non fossero calati sarebbero arrivate chiusure e restrizioni.
«Siamo davvero preoccupati – ha detto il presidente, intervistato da ReiNews – La nostra è una zona rosso sbiadito, non è più quella dei mesi di aprile e di marzo, quindi saremo costretti ad adottare misure ancora più restrittive se il calo non si dovesse verificare. L’ultima cosa che penserei di fare è quella di chiedere un lockdown vero e proprio, lo farei soltanto per salvare vite umane di fronte a una irresponsabile condotta di una minoranza di siciliani».
Parole confermate dai numeri del report settimanale stilato da ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e dalla Cabina di regia, che racconta di come le regioni italiane hanno affrontato la pandemia, quali forze sono state messe in campo, come avanza il contagio e in che modo si evolvono le varie curve relative alla diffusione del virus. La valutazione del rischio di probabilità di diffusione è definita come moderata, in quanto «vi è evidenza di un aumento di trasmissione», con il trend dei casi in aumento, così come quello dei focolai e con l’indice Rt puntuale sopra uno. Dati che sarebbero sufficienti a segnare il rischio di diffusione come alto se la cabina di regia ritenesse i livelli della pandemia «non gestibili in modo efficace con misure locali» come per esempio le zone rosse.
Un livello, quello massimo, che nessuna regione al momento raggiunge, mentre sono ritenute moderate, oltre alla Sicilia, solo altre cinque regioni. Gestione locale confortata, sempre secondo il report, da una sanità ritenuta non in sovraccarico, tanto dal punto di vista delle aree mediche quanto delle terapie intensive. Anche se nella tabella relativa alla valutazione del rischio, malgrado una valutazione d’impatto bassa, si registra un’alta classificazione complessiva del rischio a causa delle «molteplici allerte di resilienza».
È buona la capacità di monitoraggio. Nella settimana tra l’11 e il 17 gennaio, la Sicilia è risultata «stabilmente sopra la soglia» in tutti gli indicatori relativi al processo sulla capacità di monitoraggio: dal numero dei casi sintomatici notificati per mese ai ricoveri in regime ordinario e in terapia intensiva.
Sale di un punto rispetto alla settimana precedente la percentuale di positivi riscontrati tramite tampone (29,9%), eccezzion fatta per quelli scovati durante le operazioni di screening, mentre resta troppo bassa la percentuale relativa al numero di casi confermati per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati, dato che dovrebbe essere quanto più vicino possibile al 100 per cento, ma che in Sicilia resta fermo all’86,5.