Lo spartito, tra ammissioni più o meno dirette, è uguale per tutti. «Il vero danno? Stare chiusi nei giorni di festa», commenta Enzo Cristaldi. «Diminuite le vendite del 60 per cento», aggiunge Manuel Giamblanco della panineria Jonathan
Covid-19, i paninari e la sera uno del post quarantena Aree delimitate, calo clienti e la salvezza del domicilio
Sono da poco passate le 23 quando le luci dei venditori ambulanti di panini si spengono. La sera uno del dopo lockdown, con l’obbligo di guanti e mascherine, non è stata facile nemmeno per loro. Tra l’obbligo di chiusura anticipata e il divieto di assembramento, non c’è quasi nessuno ad attendere il proprio panino. Da piazza Nettuno, passando da via del Rotolo, fino a Vulcania le strade sono deserte.
«Com’è andato il primo giorno di apertura? Bene – risponde sorridendo Enzo Cristaldi, titolare dell’omonima camionetta dei panini in via del Rotolo- non ci possiamo lamentare, l’importante è che abbiamo iniziato a lavorare». Davanti alla vetrina dei condimenti ci sono poche persone e gli addetti alla preparazione stanno per ultimare gli ultimi panini. «Ora non vede nessuno – prosegue -, ma abbiamo avuto un bel po’ di afflusso». Quanti, più o meno? «Tanti», risponde. Una serata quasi normale, dunque, a sentire il titolare della panineria che lo scorso ottobre ha visto un incendio mandare in fumo il suo camion. «Il vero danno – sottolinea Cristaldi – l’abbiamo subito il 25 aprile e l’1 maggio. Saltare le feste ci ha rovinato. Ora cerchiamo di recuperare quanto perso con il servizio a domicilio».
Se la maggior parte degli esercizi commerciali non ha adottato misure particolari di contenimento degli assembramenti c’è anche chi, come la storica panineria Jonathan e la panineria Vulcania da Rosario, hanno predisposto delle barriere che limitano l’accesso alla panineria, per evitare che si formino gruppi di clienti in attesa.
«Ancora c’è molta psicosi», sostiene Manuel Giamblanco, titolare della panineria Jonathan, il camion – si legge sulla pagina Facebook dell’esercizio commerciale – più conosciuto in città». Per loro, gli affari sono sempre andati bene, anche quando, dopo la scomparsa del padre a cui si ispira il nome della panineria, i due fratelli hanno dovuto riorganizzare il tutto prima in piazza Europa, poi in piazza Nettuno. Ma la fase 2 è iniziata anche per loro. «Abbiamo avuto almeno il 60 per cento in meno di clienti –spiega Giamblanco a MeridioNews -, però ammutta oggi, ammutta domani bene o male qualcosa si riesce a fare». La panineria è aperta dalle 18 e chiude alle 23. Almeno per quanto riguarda il servizio da asporto. Il domicilio, invece, è attivo fino alle 3. «E questo – commenta – limita le entrate». Avete creato una delimitazione? «Sì, l’abbiamo fatta noi, perché così cerchiamo di mantenere l’ordine». I clienti si stanno lamentando? «No, anzi devo dire che tutti hanno accettato di buon grado questa situazione».
Anche la panineria Vulcania da Rosario ha predisposto una barriera davanti al proprio camion. Sono le 23.30 quando arriviamo in piazza Aldo Moro. «Quella di stasera è una prova», spiega il titolare. A Vulcania, le cose sembrano andare peggio: «Abbiamo avuto pochissima confusione», continua. Come vede il futuro del vostro lavoro? «Siamo preoccupati – ammette -, perché sicuramente non sarà come prima e questo fino al 30 maggio». E, contrariamente alle altre camionette, non sembra accogliere con entusiasmo l’alternativa domicilio. «Io – aggiunge – non l’ho fatto mai, lo sto facendo adesso solo per fronteggiare l’emergenza: anche perché il domicilio ha un costo , ci vuole una persona che risponde al telefono e due fattorini che fanno le consegne». Al di là delle diverse opinioni, una cosa è certa: ci vorrà ancora un po’ per tornare alla normalità.