Antonello Maruotti, docente di Statistica all'Università Lumsa, fa il punto sull'incidenza e il numero dei ricoveri, indicando la Regione governata da Nello Musumeci come quella più a rischio: «Perché non si interveniva prima?», si chiede l'accademico
Covid-19, dati Isole maggiori sono i più preoccupanti Esperto: «Sicilia rischia l’arancione. Si è arrivati tardi»
Con l’aumento dei contagi e la crescita dei posti occupati nei reparti di Terapia intensiva, un ritorno alla zona di rischio di colore giallo per la Sicilia sembra sempre più una certezza, A parlare sono i numeri, confermati pure da alcuni esperti di Statistica. Antonello Maruotti, docente ordinario di all’Università Lumsa e cofondatore dello StatGroup19 – gruppo inter-accademico di studi statistici sul Covid-19, fa il punto sulla situazione di Sicilia e Sardegna. Le due isole maggiori, per tasso di incidenza e numero di ricoveri, i cui parametri sono determinanti per il cambio di colore delle regioni, «sono le candidate principali al cambio di colore per motivi diversi – afferma – La Sardegna diventerà gialla se verrà confermata un’incidenza settimanale per 100mila abitanti superiore a 150».
Il docente si sofferma sul numero di tamponi effettuati. «Pochi casi in più o in meno faranno la differenza – continua – Cruciale sarà il numero di tamponi effettuati: se cerchiamo un po’ meno il virus, un po’ meno lo troviamo. D’altra parte un buon indicatore di monitoraggio smette di essere tale quando diventa un obiettivo da perseguire. La pressione sugli ospedali, invece, si mantiene al di sotto delle sogli previste per il cambio di colore. La Sardegna è in una fase di picco di incidenza significativo: se non c’è un aumento di casi significativo o una conseguente maggiore pressione sul sistema sanitario, la Sardegna poterebbe tornare presto in zona bianca».
A preoccupare di più Maruotti è la situazione della Sicilia. «Gli indicatori di pressione ospedaliera sono oltre le soglie previste per il passaggio in zona gialla – sottolinea – I ricoveri in Terapia intensiva sono passati da 18 circa a 80 nell’ultimo mese e mezzo per poi raddoppiare nelle ultime due settimane, in cui, inoltre, la gravità dei ricoveri è maggiore. Gli indicatori legati alle ospedalizzazioni continueranno a crescere e non per un breve periodo». Un dato che rappresenta in maniera precisa la situazione di pericolo per la Sicilia è l’aumento dell’incidenza. «Un aumento di nuovi casi andrà di pari passo con quello dei ricoveri. I dati sui nuovi contagi giornalieri mostrano una situazione fuori controllo».
Lo scorso 17 agosto quasi un quarto dei casi italiani è stato registrato soltanto in Sicilia. Dove, a differenza della Sardegna, non si vedono ancora casi di picco. Questo porta il docente a immaginare che i nuovi contagi possano andare oltre il muro dei 1500. Di fronte a una simile situazione ci si chiede se la zona gialla con le sue misure potrebbe contenere il contagio in Sicilia. «Utilizzo della mascherina anche all’aperto avrà il suo effetto – prosegue Maruotti – Ma onestamente non è detto che sia sufficiente. La zona arancione è anch’essa dietro l’angolo. E se si continua con questo andamento sarà una certezza».
Intanto la Regione prova a correre ai ripari. Con l’ordinanza annunciata da Nello Musumeci nei giorni scorsi, poi rimodulata, sull’utilizzo del Green pass, si cerca di fronteggiare il contagio e di invitare sempre di più la popolazione a vaccinarsi. Ma per Maruotti «si doveva intervenire prima – conclude – Come spesso è accaduto in questi 18 mesi, in Sicilia si arriva sempre troppo tardi. Bisogna anticipare gli andamenti preoccupanti della curva dei contagi, prima di vedere il sistema nazionale andare in sofferenza».