All'inizio era partito bene: "sono di origini umili, sono figlio di una teologa e di un ferroviere comunista, sono abituato agli scontri ideologici". Poi massimo costa, che stamattina al politeama di palermo ha presentato la sua candidatura a sindaco del capoluogo (come vi abbiamo raccontato in questo articolo) si è lasciato prendere un po' la mano, scadendo in un monologo lunghissimo e talmente auto celebrativo da fare venire la carie: "sono un giovane di successo. Che ha sempre raggiunto e superato i propri maestri. "ho fatto tutto da solo, tutto quello che ho fatto è merito mio, e dei miei genitori. "mi sono laureato con il massimo dei voti e ho sempre ottenuto il massimo, in tutte le cose che ho fatto". "sono un problem solver". Peccato che non abbia indicato una soluzione ai problemi di palermo rimandando tutto al 21 marzo quando presenterà il suo programma. Dice anche di non avere fatto errori o di non ricordarne se li ha fatti: "ci devo riflettere, eventualmente faro' un'altra conferenza stampa". E a chi gli chiede se vuole essere il de magistris o il pisapia di palermo, dice serafico: "io sono massimo costa, al massimo mi piacerebbe essere come socrate. . . ". Socrate? già: "sono un appassionato di flisofia, da socrate a ercalito e ad aristotele". Socrate? ma chi, quello che sapeva di non sapere? cosa ha in comune l'ego dilatato di costa con questo filosofo? misteri. Neanche berlusconi, nei periodi di maggiore esaltazione, era arrivato a tanto.
Costa, Socrate e il Teatro Massimo
All’inizio era partito bene: “Sono di origini umili, sono figlio di una teologa e di un ferroviere comunista, sono abituato agli scontri ideologici”. Poi Massimo Costa, che stamattina al Politeama di Palermo ha presentato la sua candidatura a sindaco del capoluogo (come vi abbiamo raccontato in questo articolo) si è lasciato prendere un po’ la mano, scadendo in un monologo lunghissimo e talmente auto celebrativo da fare venire la carie: “Sono un giovane di successo. Che ha sempre raggiunto e superato i propri maestri. “Ho fatto tutto da solo, tutto quello che ho fatto è merito mio, e dei miei genitori. “Mi sono laureato con il massimo dei voti e ho sempre ottenuto il massimo, in tutte le cose che ho fatto”. “Sono un problem solver”. Peccato che non abbia indicato una soluzione ai problemi di Palermo rimandando tutto al 21 marzo quando presenterà il suo programma. Dice anche di non avere fatto errori o di non ricordarne se li ha fatti: “Ci devo riflettere, eventualmente faro’ un’altra conferenza stampa”. E a chi gli chiede se vuole essere il De Magistris o il Pisapia di Palermo, dice serafico: “Io sono Massimo Costa, al massimo mi piacerebbe essere come Socrate…”. Socrate? Già: “Sono un appassionato di flisofia, da Socrate a Ercalito e ad Aristotele”. Socrate? Ma chi, quello che sapeva di non sapere? Cosa ha in comune l’ego dilatato di Costa con questo filosofo? Misteri. Neanche Berlusconi, nei periodi di maggiore esaltazione, era arrivato a tanto.
Che dire? Costa ha suscitato una palese ilarità quando, nel mezzo del discorso, ha affermato che “il Teatro Massimo porta il mio nome”. Al limite è il contrario, o no? E ancora: “Libererò Palermo dai peccati e dai peccatori”. Insomma, senza offesa, sarà pure un ragazzo intelligente (anche se la filosofia imporrebbe il dubbio), ma il suo discorso è apparso pieno di luoghi comuni, di poca sostanza e talmente esaltato da fare venire in mente quei predicatori infervorati che conquistano la platea con la suggestione. Lontani dalla filosofia e pure dalla politica…