Cos’è un piano di rientro? I consiglieri rispondono «Che bella domanda». E tra gli eletti c’è chi sbaglia

Cos’è un piano di rientro? Una sola domanda, uguale per tutti quelli che accettano di rispondere. L’abbiamo posta ieri ai consiglieri del Comune di Catania, nel corso della prima delle tre sedute che porteranno al voto sulla procedura di riequilibrio economico-finanziario immaginata dalla giunta di Enzo Bianco. Dopo avere spiegato in modo semplice di che cosa si tratta, abbiamo chiesto a chi dovrà votarlo se ne fosse a conoscenza. E le risposte di chi era seduto in aula hanno lasciato a desiderare in più di un caso. L’errore più comune è stato confondere il disavanzo con il debito. Due cose diverse: una situazione di disavanzo si verifica quando le uscite superano le entrate, e quindi il bilancio non si chiude in pareggio. Obbligo previsto dalla legge nel caso delle amministrazioni comunali. Un debito, invece, è qualcosa che il Comune deve pagare a qualcuno. Tanti debiti – soprattutto quelli non indicati nei bilanci di previsione – possono essere causa di un maggiore disavanzo. Ma il significato dei due termini – disavanzo e debito – resta diverso.

Un errore veniale, forse. Magari dettato dal bisogno di rendere le proprie risposte più facilmente comprensibili ai cittadini. A commetterlo sono Sebastiano Anastasi e Andrea Barresi (Grande Catania) e Ludovico Balsamo (gruppo misto). Del tutto fuori strada, invece, le risposte di Erika Marco (Il megafono) e Lanfranco Zappalà (Partito democratico). Per la prima si tratta «delle procedure che vengono innescate nel momento in cui si deve approvare un bilancio previsionale». Per il secondo – che sedeva in Consiglio anche nel 2013, quando il documento è stato approvato nella sua formulazione originaria – si tratta di un programma di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico. Che è solo una delle tante misure previste. Un’altra categoria di consiglieri, poi, si confonde un po’ nel dare la sua definizione: Manlio Messina (Fratelli d’Italia) è preparato, ma mette insieme tanti argomenti. Che conosce, ma che mischia.

Alessandro Porto (Con Bianco per Catania) dà una risposta politica ma non entra nel merito. Vero è che al voto in questi giorni c’è una rimodulazione del piano che era stato approvato tre anni fa dalla giunta di Raffaele Stancanelli, ma manca la sostanza. Qual è la definizione? La risposta non arriva. Ancora più confuso, forse perché fiaccato da cinque ore di maratona in aula consiliare, appare Giuseppe Castiglione (Grande Catania): «Visto che non si può andare più avanti – sostiene – l’amministrazione catanese ha deciso di fare un piano di rientro a causa del quale i cittadini catanesi, come me, avranno solo ed esclusivamente delle difficoltà». A grandi linee non si può certo dire che sia un pensiero errato, però la domanda di base rimane senza risposta.

Promossi sono invece Sebastiano Arcidiacono (vicepresidente del Consiglio comunale, gruppo misto), Agatino Lanzafame (Catania futura), Elena Ragusa (Con Bianco per Catania), Niccolò Notarbartolo (Partito democratico) e Giuseppe Catalano (Articolo 4). Menzione speciale va a Tuccio Tringale (Catania 2.0): non solo sa perfettamente cosa sia un piano di rientro, ma è probabilmente la persona che lo ha spiegato nel modo più facile e diretto da mesi a questa parte. Ai complimenti per la chiarezza, il consigliere replica: «Io devo riuscire a spiegare quello che faccio a mio figlio, che ha otto anni e vuole sapere di cosa si occupa suo papà». 


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