«Deriva dal patriarcato», «È la riduzione delle donne al ruolo di fattrici», «È brutta», «È un reato», «Non dovrebbe esistere». La manifestazione Le strade libere le fanno le donne che le attraversano ha tagliato via Etnea fino a piazza Umberto. L'abbiamo raccontata con il pensiero e le voci di chi c'era. Guarda le foto
«Cos’è la violenza sulle donne?», volti dalla piazza Il corteo del 25 novembre attraverso una domanda
Dal flash mob di Non una di meno Catania, alla villa Bellini, fino alla manifestazione serale in via Etnea. Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza di genere, anche il capoluogo etneo ha parlato di donne. Alle 19.30, da piazza Università è partito il corteo notturno (dal titolo Le strade libere le fanno le donne che le attraversano) che, in mezzo al traffico di cittadini a passeggio, è finito in piazza Vittorio Emanuele. MeridioNews lo racconta attraverso i volti di chi ha partecipato. O di chi si è fermato a guardarlo ai bordi della strada, scegliendo di non farsi intervistare o di esprimere il suo dissenso. La domanda era una: «Cosa significa, per te, violenza di genere?».
Sara Crescimone Messina: «È la cultura che sta alle fondamenta del patriarcato. Schiavitù non è solo una catena: la donna madre, la donna prostituta. La violenza è fatta di gesti, comportamenti, sguardi. Lo stupro e il femminicidio ne sono la dimostrazione più brutale e irreversibile, ma tutto ha a che fare con la stessa cosa: ricondurre le donne a un ordine costituito, non solo simbolico, ma anche concreto».
Anna Di Salvo: «È la riduzione delle donne al ruolo di fattrici, alla carne. Per secoli è stata una vera e propria oppressione. Ci sono uomini che a Catania hanno creato gruppi di riflessione, che pensano di percorrere al contrario la strada che la cultura ha imboccato. È difficile vivere da donna, con la paura. Ma è importante anche crescere uomini più consapevoli di sé. Sono donna di tre nipotini maschi, mi preoccupo anche per loro. Perché crescano alla luce della bellezza».
Aldo: «Secondo me un uomo che violenta una donna non è un uomo. Non si può abusare di esseri tuoi pari: è grave, è un comportamento inaccettabile ed è un reato, che dovrebbe essere punito come tale».
Valeria: «Giusto in questi giorni sto leggendo un libro di sociologia che parla anche di questo. Della violenza dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla donna. La violenza di genere si sostanzia nello sfruttamento della debolezza dell’altro. Laddove l’altro, spesso, viene considerato appartenente a una presunta minoranza: penso a transessuali, lesbiche, omosessuali…».
Enzo Meccia: «La violenza è sempre violenza. È un sopruso, qualcosa che si fa a danno di altri. Di genere è peggio: quando un uomo si mette a fare violenza su una donna, sfruttando anche una questione di forza fisica, è un vigliacco».
Tea: «Io sono una doula. Seguo le donne dalla gravidanza, durante il parto e nel post-parto. Io mi occupo di aiutarle a liberarsi dalla violenza ostetrica. Non è soltanto fisica, può essere anche verbale ed emotiva. Le donne si vedono maltrattate in uno dei giorni più belli della vita e hanno bisogno, poi, di rielaborare il loro vissuto, che è stato traumatico».
Domenico Stimolo: «È violenza contro tutte le diversità, non solo quella sessuale. Nel nostro Paese da diversi anni a questa parte ci sono certe forze politiche e certa informazione che tentano di dirottare l’attenzione, deviandola dal tema di fondo. Si tenta di costruire un mostro, spesso il migrante: quando uno di loro pratica una violenza, quella viene messa al centro dell’attenzione in modo assoluto. A discapito della violenza quotidiana, che non ha nazionalità, e che così perde spazio nel dibattito».
Luca Licandro: «Non c’è molto da dire: non dovrebbe esistere. A prescindere dal sesso, dall’orientamento sessuale, dalla nazionalità».
Lui: «Noi veniamo da Palermo. Ci troviamo per caso alla manifestazione, qui a Catania. Dobbiamo parlare di violenza di genere: non solo contro le donne». Lei: «Io andrei oltre e parlerei di violenze contro la persona: ciascuno ha diritto di essere quello che è e di vivere la sua specificità come si sente. Violenza è tutto quello che limita questa libertà».
Antonino: «Interferire sulla volontà è l’annientamento della personalità e della dignità dell’altro. Contro le donne è, oltretutto, una manifestazione di quello che la società sponsorizza: sottolineare la differenza tra uomo e donna, nei media, non fa altro che aiutare i pregiudizi».
Michele: «Violenza è quando uno non rispetta un’altra persona. Indifferentemente che sia maschio o femmina. Io, però, con manifestazioni come questa non sono d’accordo: a che serve mettersi a gridare in via Etnea?».