«Cose da vedere» a Catania per TripAdvisor Caltagirone e Lentini tra le mete principali

Al quattordicesimo posto tra le «Attrazioni a Catania», TripAdvisor – popolare applicazione per consigli di viaggio – segnala Caltagirone. Poco più giù c’è Lentini. Solo in fondo all’elenco delle 63 cose da vedere spunta la spiaggia di sabbia nera di San Giovanni Li Cuti, che un commento del 20 agosto 2013 definisce «Assolutamente da evitare» per via proprio di quel suo colorito peculiare, dato da «una fastidiosa polvere che rende una sensazione di sporcizia, resa ancora più evidente dalle numerose cicche di sigarette lasciate dai bagnanti».

Sono andata a guardare cosa dicono gli italiani di Catania dopo che un amico mi ha segnalato un post: «Devi leggerlo assolutamente», mi ha detto. Il titolo prometteva bene: «Mi sono immerso nella cultura con la a maiuscola: catalogo dell’Italia di TripAdvisor». Il buon Andrea Minuz, nel suo divertente testo, passa in rassegna le castronerie che gli italiani sono capaci di scrivere sui posti che visitano nel corso dei loro tour per il Bel Paese. C’è quello che della Torre di Pisa dice «Me la immaginavo più alta» e quell’altro che della Reggia di Caserta scrive «Non sembra essere una meta tanto popolare». Più andavo avanti a leggere, più mi domandavo qual è l’immagine del capoluogo etneo che hanno i turisti nostrani. Come per la ricerca di un bed and breakfast, anche quella di informazioni turistiche è una cosa che non ho mai fatto. Erroneamente convinta che non ci fosse niente da sapere sulla mia città, come se viverla te la facesse conoscere per osmosi (da dove viene l’elefante di piazza Duomo? Quand’è datato? Chi ce l’ha portato?).

Affidarsi al web per avere notizie sul posto in cui si va è ormai la normalità. Ho smesso di sognare le Lonely Planet di mezzo mondo solo perché ho scoperto che ci sarà sempre un blog più puntuale, una recensione più recente su un social network. E ho capito anche che a quello che si legge va fatta una grossa tara, perché guai a fidarsi sempre delle persone. Ché non è detto che siano proprio persone lungimiranti. Per esempio quelli che scrivono, per raccontare la loro visita sull’Etna: «Consiglio principale è quello di indossare degli scarponcini. Noi abbiamo rimpianto molto la scelta di non portarli». Chiunque, si sa, va in montagna con le infradito. Del resto, fa eco qualcun altro lamentandosi della fatica per arrivare ai crateri: «Se si va una volta sola nella vita è ok». È occhei, insomma.

Sul Monastero dei Benedettini qualcuno, in italiano zoppicante, dice «sembra di essere in un museo, soprattutto per gli interni in pietra». Il messaggio prosegue ricco di punti esclamativi e povero di virgole corrette, fino alla scoperta che, tra gli studenti che animano la facoltà di Lettere, «vi è anche la sottoscritta!!!». Una collega – pacatamente – replica: «Spreco di tempo prezioso. Fa veramente schifo, io ci studio e so cosa c’è dentro: tetti ammuffiti, pavimento in pietra che non si lava da chissà quanti secoli, cani randagi che entrano e passeggiano per i corridoi, sporcizia generale». La sporcizia e l’incuria, è noto, sono sempre colpa di chi amministra i luoghi. Immagino, anzi sono convinta, che siano stati gli amministratori dell’Ateneo a scrivere «Se non riesci a uscire dal tunnel arredalo» sui muri dell’aula magna, o a incidere i propri nomi sul legno degli alberi nel Giardino dei novizi.

Sul Museo storico dello sbarco in Sicilia devo fare un passo indietro. Io l’ho visitato parecchi anni fa e lo ricordo come un brutto posto con poche fotografie in bianco e nero appese ai muri. Su TripAdvisor, invece, non solo è posizionato prima di piazza Duomo, ma qualcuno scrive anche: «Decisamente una delle cose da non perdere a Catania». Mi sono ripromessa di tornare a farci una visita in età adulta. Per commentarla sui socialini, naturalmente.

Piazza Duomo a tratti è «apprezzabile», a tratti risulta «sfregiata dal via vai costante dei trenini per il tour della città». Secondo una recensione del 5 agosto, piazza Duomo «è immensa». A rimetterla nei ranghi ci pensa l’utente Borbottina per cui «di per sé non ha niente di eccezionale, solo una fontana con un elefante carino in cima». Si deve essere messa d’accordo con il buon Gianni che definisce il Teatro Romano «ruderi antichi» per valorizzare i quali un certo Marco vorrebbe che s’abbattesse la città «moderna». Sulla scia dell’understatement, la Villa Bellini è un «parco modesto», una «macchia di verde», un posto in cui «è inutile perdere tempo, senza bagni pubblici».

Di teatro in teatro, anche il Bellini ha le sue croci: «Non è malaccio come costruzione. Certo, dentro è quel che è, ma l’esterno è improponibile. Io non riesco a entrarci a occhi chiusi». E soprattutto, signora mia, se vuole passare dalle stradine laterali faccia attenzione, perché sono «presidiate da bande di avvinazzati, balordi, vandali e quattro drogati studentelli figli di papà». Fortuna che nel mondo ci sono luoghi che vengono valorizzati meglio: «Perché l’apertura del teatro avviene solo un’ora prima dello spettacolo e spesso in ritardo? Al Covent Garden di Londra si può agevolmente passare il pomeriggio».

I giudizi estetici, però, non sono i soli a scatenare i dibattiti. La politica, da che mondo è mondo, accende gli animi come una miccia. Sicché partono gli appelli accorati ai sindaci: «Sindaco, mi rivolgo a lei, se la città nel suo complesso fosse più pulita sarebbe fantastica», commenta tale Gioacchino dopo una visita a Palazzo degli Elefanti. Ma il meglio lo riserva Caltagirone, che chissà come mai è indicata come luogo da vedere a Catania. Tale Paolo da Pozzuoli confida a TripAdvisor il suo sdegno: «Purtroppo questo sindaco non ci voleva», comincia. Caro Paolo, spiegati meglio, che t’è successo? «Unica pecca della città il sindaco, passeggiando non si sente altro che le lamentele dei cittadini nei confronti di Bonanno che non si accorge che la sua città grazie al suo contributo si sta sgretolando». Ma la speranza è l’ultima a morire, ricorda Paolo: «Che dio lo illumini, che capisca la sua incapacità di governare, che faccia un gesto da vero uomo, che si dimetta». Se si dimettesse, magari, cambierebbe anche l’opinione di chi, nel dare a Caltagirone neanche una sufficienza, scrive: «Clima umido, tempo brutto, ma forse non è colpa di persone e strutture».

Leggi il post sul blog Luoghi comuni di Luisa Santangelo.

[Foto di Gilberto Gaudio su Flickr]


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