Cortellesi, escort per finzione

Si può giudicare una donna che per non perdere il figlio e riparare ai danni causati dal marito morto decide di fare temporaneamente la escort, approfittando dei vizietti di politici e uomini d’affari? Secondo “Nessuno mi può giudicare”, la prima opera da regista dello sceneggiatore Massimiliano Bruno interpretata da Paola Cortellesi e Raul Bova e in questi giorni nelle sale, non si può.
 
La protagonista della commedia è Alice, razzista e superficiale trentacinquenne che vive nel lusso e nel suo mondo fatto solo di ricevimenti e amici. Rimasta improvvisamente vedova, viene messa di fronte alla dura realtà: il marito, un imprenditore di sanitari, l’ha lasciata piena di debiti che le fanno rischiare la prigione e di perdere della custodia del figlio di 9 anni. Al momento del bisogno, i falsi amici si dileguano e Alice si vede costretta ad accettare la solidarietà di Aziz, uno dei suoi – tanto da lei denigrati – domestici, a trasferirsi in periferia e a ricorrere al mestiere più antico del mondo per arrivare a coprire il debito in fretta.
 
L’esordio alla regia dello sceneggiatore di Fausto Brizzi, per l’occasione autore del soggetto, è un film leggero e divertente, che mostra molti deprimenti difetti della nostra Italia, con tutti i limiti di una commedia che, per definizione e soprattutto per volontà, non vuole approfondire nessun tema scottante.
 
C’è il contrasto tra il mondo dei ricchi e quello di borgata, la genuinità e solidarietà degli abitanti dei quartieri popolari, qui rappresentati dal Quarticciolo di Roma, il problema del razzismo e dell’integrazione, la discriminazione della scuola pubblica e la figura del politico che confessa senza timori alla escort di essere un ladro disonesto, per poi, sempre senza timore, dire il contrario in TV.
 
Non poteva mancare la storia sentimentale, che diventa protagonista lasciando gli altri argomenti sullo sfondo. L’amore complica le cose e la paura di Alice di essere giudicata aumenta quando si innamora di Giulio, il bello del quartiere, ragazzo di borgata, generoso e moralmente intransigente.
 
Brava e divertente come sempre, Paola Cortellesi convince nel ruolo di escort per necessità, proprio perché il suo aspetto e il suo atteggiamento non si adattano al “mestiere”. In fondo, il drastico rimedio temporaneo contro la povertà e la galera le impone semplicemente di interpretare una parte, anzi più di una. Il lato drammatico della vicenda è appena sfiorato e le tante scenette di travestimenti e giochi di ruolo fanno ridere e mostrano soprattutto l’aspetto ridicolo e risibile dei clienti.
Raul Bova stavolta offre un’interpretazione convincente nei pazzi di Giulio, mezzo coatto ma genuino e onesto.
 
Simpatica la trovata della escort, nome d’arte Eva, che insegna alla protagonista le tecniche della seduzione e che, tra uno sguardo e una posa sexy al limite della caricatura, dà lezioni di vita citando Budda, Ghandi e … i Pooh. Eva, poi, offre il suo corpo per soldi, ma il suo nome vero lo dice solo agli amici.
 
Alcune scene sono veri e propri sketch come quella dello scontro di quartiere tra il gruppo di Giulio e quello del conservatore e razzista portiere Lionello, interpretato da Rocco Papaleo, al quale è affidato uno dei momenti più simpatici: quello della sua sfuriata metacinematografica contro Nanni Moretti. E la comicità non è affidata solo ai protagonisti. Divertenti sono anche i tentativi messi in atto dall’ex-fidanzata del collega di Giulio per farsi perdonare un tradimento: l’arrivo di Enrico Montesano presentatore di una trasmissione alla Stranamore e di Fausto Leali che canta mi manchi. Fa ridere la commedia di Bruno e può capitare che ridendo ci si dimentichi che dietro quasi a ogni risata si nasconde una preoccupante realtà.


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