Con la sentenza depositata il 28 febbraio scorso ha rigettato la richiesta di condanna formulata dalla Procura regionale in merito ai compensi percepiti dal medico all'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta nel periodo in cui lo stesso era dipendente del Policlinico collocato in aspettativa senza assegni
Corte dei conti, assolto l’ex primario Tutino «Non ci sono gli estremi del danno erariale»
La sezione giurisdizionale siciliana della Corte dei conti, con sentenza depositata il 28 febbraio scorso, ha rigettato la richiesta di condanna formulata dalla Procura regionale nei confronti di Matteo Tutino, l’ex primario del reparto di Chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia, finito in un’inchiesta della procura di Palermo per operazioni di chirurgia estetica eseguiti in ospedale a spese del servizio sanitario perché ritenute funzionali.
Il giudice contabile ha affermato di non avere giurisdizione in ordine alle domande dalla procura perché non sono stati ravvisati gli estremi del danno erariale per i compensi percepiti da Tutino dall’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta nel periodo in cui lo stesso era dipendente del Policlinico collocato in aspettativa senza assegni. I giudici della Corte dei conti hanno accertato, come è stato dimostrato dagli avvocati Sabrina Donato e Giuseppe Cannizzo, difensori dell’ex primario, che esisteva una convenzione tra i due ospedali e che sino a quando Tutino, prima di essere collocato in aspettativa non retribuita, percepiva lo stipendio dal Policlinico, l’attività prestata al Sant’Elia era a titolo gratuito.
«È emerso – spiegano gli avvocati – che già dal 2007, l’ospedale nisseno, per interventi salvavita su pazienti intrasportabili aveva chiesto e ottenuto la relativa formale autorizzazione». Per i giudici risulterebbe «paradossale riconoscere all’amministrazione di appartenenza, non altrimenti danneggiata, il diritto di vedersi riversato quanto guadagnato dal suo dipendente, anche a prescindere dalla autorizzazione, nella specie rilasciata, perché in mancanza di una oggettiva perdita ciò costituirebbe un vero e proprio, indebito, guadagno per l’amministrazione. In assenza di un effettivo depauperamento del pubblico erario, ci si trova innanzi a una fattispecie che non rientra nella giurisdizione della Corte dei conti. Pertanto, nessun danno, nessun ammanco, perdita e/o impoverimento, a differenza di quanto infondatamente ipotizzato dalla Procura».