Parco archeologico di Selinunte, ex direttore e funzionari indagati per corruzione e abuso d’ufficio

Corruzione e abuso d’ufficio nel Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria. Sei misure cautelari sono state emesse a carico di pubblici ufficiali e privati imprenditori dell’Agrigentino e del Palermitano all’alba di questa mattina dalla guarda di finanza di Trapani. Tutti sono indagati, a vario titolo, per avere partecipato a episodi di corruzione e abuso d’ufficio. Le indagini, condotte dalle fiamme gialle di Castelvetrano, scattate nell’estate del 2020 e andate avanti per quasi due anni, hanno consentito di accertare diverse irregolarità nella concessione di appalti pubblici da parte dell’ente archeologico. Numerosi gli illeciti emersi a carico dell’allora direttore del Parco, di due funzionari regionali e tre imprenditori. Il tutto è stato scoperto anche grazie a un trojan introdotto nel cellulare di uno degli imprenditori, con cui sono state intercettate le conversazioni che incriminano i sei.

Secondo la guardia di finanza, al Parco archeologico di Selinunte esisteva «un patologico sistema clientelare preordinato all’assegnazione di pubbliche commesse a un cartello di imprese» riconducibili ai tre imprenditori. A fronte di una rotazione formale degli operatori economici chiamati a lavorare al Parco, «le imprese beneficiarie – sottolineano dalla guardia di finanza – apparivano puntualmente riconducibili, per il tramite di prestanome, a fattuali poteri di gestione degli imprenditori, legati all’allora direttore da diretti e radicati rapporti di natura amicale». In cambio dell’assegnazione dei lavori, l’ex direttore del Parco avrebbe percepito dalle imprese affidatarie varie utilità, tra le cui «opere di ristrutturazione in abitazioni private nelle province di Palermo e Agrigento, nonché interventi di trasloco, giardinaggio e disinfestazione». L’operazione ha acceso i riflettori anche su un altro funzionario di Favara (in provincia di Agrigento) che, in qualità di Rup di vari appalti, avrebbe facilitato l’assegnazione illecita delle commesse a favore di alcune ditte, in cambio di denaro e di assunzioni per i propri familiari.

L’inchiesta, coordinata dalla procura di Marsala, ha alzato il velo su alcuni appalti del Parco: quelli legati ai lavori di adeguamento contro il Covid-19 nel Museo del Satiro danzante di Mazara del Vallo nel giugno del 2020 e quelli relativi alla preparazione dell’evento di commemorazione dei coniugi Tusa, che si è tenuto nel dicembre dello stesso anno nell’area archeologica. Per gli indagati, il gip ha disposto la temporanea interdizione dai pubblici uffici e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione.


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