Iniziano a emergere i dettagli dell’indagine che stamattina ha portato – tra Partinico, Balestrate, Marsala, San Cataldo, Agrigento e Palermo – tre persone in carcere e cinque ai domiciliari. Altre tre persone sono state sospese dal pubblico ufficio o servizio, un’altra è ancora ricercata. Le dodici persone sono indagate per associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per […]
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Corruzione comunale: l’indagine tra «amici in ogni posto», il contratto all’amante e «c’è lavoro per mia figlia?»
Iniziano a emergere i dettagli dell’indagine che stamattina ha portato – tra Partinico, Balestrate, Marsala, San Cataldo, Agrigento e Palermo – tre persone in carcere e cinque ai domiciliari. Altre tre persone sono state sospese dal pubblico ufficio o servizio, un’altra è ancora ricercata. Le dodici persone sono indagate per associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e peculato. Il personaggio chiave dell’inchiesta sulla presunta corruzione di dirigenti e funzionari pubblici e su alcune assunzioni su indicazione sarebbe Giuseppe Gaglio, presidente del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale Nido d’Argento. Con la complicità di Massimiliano Terzo, Francesco Chiavello e Giuseppe Chiaramonte avrebbe studiato un piano per aggiudicarsi il maggior numero di appalti e per assicurarsi puntualità nei pagamenti dei servizi sociali commissionati. I quattro avrebbero individuato il pubblico ufficiale da avvicinare «mediante un approccio reverenziale fino a irretirlo», scrive il giudice per le indagini preliminari.
Anche le risorse per il pagamento delle tangenti sarebbe stato frutto di meccanismi rodati, messi a punto da Gaglio e dai suoi presunti complici per evitare la tracciabilità delle operazioni. I fondi per i dirigenti e per i pubblici ufficiali sarebbero venuti da soldi versati da Gaglio ai suoi collaboratori tramite bonifici con causali fittizie. I soldi sarebbero poi stati restituiti in contanti, con soldi provenienti dalla riscossione dei guadagni in nero di alcune consulenze e attività svolte dalla cooperativa Nido d’Argento. La sede della Nido D’Argento e le cooperative Medea ed Antropos (gestite da Chiavello nonostante fossero intestate formalmente ad altri) sarebbero le basi logistiche e le sedi degli incontri tra Gaglio, i suoi presunti complici e i funzionari pubblici indagati.
Maria Rita Milazzo, dipendente del comune di Balestrate, avrebbe dato indicazioni alla cooperativa su come impostare l’offerta progettuale per aggiudicarsi la gestione dei centri estivi: in cambio avrebbe ottenuto l’assunzione della figlia e della nipote nella cooperativa. Michela Sclafani, funzionaria all’ufficio direzione politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo, avrebbe velocizzato la liquidazione dei pagamenti che spettavano alla Nido d’Argento per i servizi socio assistenziali svolti: in cambio avrebbe ricevuto – insieme al marito – collane con smeraldi da 1.800 euro, profumi di marca, olio d’oliva, dolci, panettoni e l’assunzione di amici nella cooperativa. Antonio Geraci, presidente della commissione aggiudicatrice di una gara bandita del comune di Gela, avrebbe fatto vincere la cooperativa Nido d’Argento, ottenendo in cambio 2mila euro tramite l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo
Secondo chi indaga, il dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento, Gaetano Di Giovanni – ora capo della polizia municipale – avrebbe favorito l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale per anziani non autosufficienti (per un totale di 204.051 euro) alla società Medea, controllata da Gaglio, e dei servizi socio-assistenziali nei comuni di Santa Elisabetta e di Agrigento (per un importo complessivo di 89.355 euro) alla Nido D’Argento, in cambio di 7500 euro. La funzionaria comunale di Marsala, Maria Pia Falco, avrebbe ottenuto soldi per far aggiudicare alla Nido d’Argento la gestione dei servizi socio assistenziali. Il responsabile del settore politiche sociali e culturali del comune di San Cataldo, Aldo Raimondi, avrebbe favorito la cooperativa in cambio di oltre 10mila euro e di un contratto da assistente sociale all’amante.
«Abbiamo un amico in ogni posto», avrebbe detto Massimiliano Terzo, dipendente della cooperativa sociale. «Secondo te che attività si potrebbe proporre?», avrebbe chiesto Terzo alla dirigente del comune di Balestrate, Maria Rita Milazzo, per capire come vincere una gara. «Potresti fare attività di laboratorio […], di pittura […], di scrittura […], la scuola prevista è l’Aldisio […], che c’è un grande giardino attorno se voi avete anche piscine esterne fargli fare giochi lì […] Secondo me queste attività voi potreste proporre […]», avrebbe risposto Milazzo. La dirigente, però, avrebbe chiesto in cambio una cosa ben precisa: «Ti volevo chiedere: ma c’è possibilità di lavorare per mia figlia?». E Terzo avrebbe risposto: «Se noi riusciamo ad acchiapparne qualcuno, sì, certo! Vabbè, se c’è poi l’assegnazione […] non ti preoccupare, dico, che in base alla disponibilità che ha lei, la facciamo […] la inseriamo».