L'indagine nata nel 2015 ha coinvolto 28 persone tra cui gli ex deputati regionali Roberto Bevilacqua che, per l'accusa, avrebbe messo in pratica un metodo non molto dispendioso. Inoltre avrebbe regalato pacchi di pasta del Banco opere di carità
Corruzione elettorale, le condanne del processo Agorà «Centocinquanta euro per trenta voti, cinque euro l’uno»
Si è concluso con la condanna di 16 dei 22 imputati a pene comprese tra gli otto mesi e i dieci anni e dieci mesi di carcere il processo Agorà, nato da un’inchiesta del 2015 della procura di Palermo che ipotizzò i reati di corruzione elettorale aggravata, malversazione, millantato credito e peculato.
L’indagine, coordinata dal pm Amelia Luise, coinvolse 28 persone tra cui gli ex deputati regionali Roberto Bevilacqua, già condannato in abbreviato, Nino Dina, oggi condannato a otto mesi, e l’ex parlamentare di Grande sud Franco Mineo, anche lui condannato a otto mesi. Imputato anche Giuseppe Bevilacqua, condannato a dieci anni e dieci mesi, personaggio centrale dell’indagine.
Bevilacqua fallì per una manciata di voti l’elezione al consiglio comunale di Palermo ma, secondo l’accusa, avrebbe cercato di far fruttare il tesoretto di preferenze incassate nella successiva campagna elettorale per le Regionali. Il metodo ideato dall’aspirante consigliere comunale non era molto dispendioso. «Centocinquanta euro per trenta voti», spiegava in un’intercettazione elencando i costi sostenuti. Praticamente cinque euro a voto. Secondo la procura, avrebbe utilizzato per la sua campagna elettorale per le Comunali del 2012 anche i generi alimentari del Banco opere di carità all’insaputa dei volontari.
Regalava pacchi di pasta, oppure li vendeva a prezzi stracciati agli stessi poveri che ne avrebbero dovuto usufruire. Il parmigiano, invece, lo teneva per sé. Secondo l’inchiesta, condotta dalla finanza, Bevilacqua avrebbe messo a disposizione di Dina, Mineo e Clemente i suoi pacchetti di voti, alle Regionali del 2012, in cambio di finanziamenti per le proprie associazioni e incarichi a familiari. Pietro Cosenza, Enzo Fantauzzo, Salvatore Machì, Fernando Vitale, Salvatore Zagone e Agostino Melodia sono stati assolti.
Queste le pene inflitte dal tribunale ai coimputati:
Teresa Bevilacqua, 4 anni e 6 mesi
Anna Brigida Ragusa, 4 anni e 5 mesi
Pietra Romano, 4 anni e un mese
Giusto Chiaracarne, 4 anni
Domenico Noto, 2 anni e sei mesi
Giuseppa Genna, 2 anni e sei mesi
Salvatore Ragusa, 2 anni e sei mesi
Natale Gambino, un anno e 4 mesi
Giuseppe Antonio Enea, un anno
Carmelo Carramusa, 8 mesi
Salvatore Cavallaro, 8 mesi
Onofrio Donzelli, 8 mesi
Vincenzo Di Trapani, 8 mesi