Consorzio con Eni: «Mare di Priolo come il Plemmirio» Legambiente: «Uno spot, poco lontano rifiuti tossici»

Nei giorni scorsi il Comune di Priolo ha accolto con soddisfazione i risultati diffusi dallo Ias (Industria Acqua Siracusa) sull’analisi delle acque a Marina di Priolo. Esattamente quello adiacente agli sbocchi del depuratore biologico. Secondo quanto comunicato dall’azienda siracusana, la zona sarebbe libera da tracce d’inquinamento. Anzi, di più. Questo tratto di mare avrebbe gli stessi parametri di salubrità che si trovano nelle acque della Riserva naturale del Plemmirio. La Ias di Siracusa è il consorzio che gestisce il depuratore e ha per soci i principali stabilimenti petrolchimici della città: Esso, Priolo Servizi, Isab Energy, Sasol ed Eni, oltre che gli stessi Comuni di Priolo e Melilli.

La notizia è stata accolta con sarcasmo dalla popolazione siracusana, che soprattutto tramite i social network ha manifestato dubbi su un annuncio considerato discutibile. Non sono sorpresi, invece, gli esponenti locali di Legambiente che non vedono nessuna novità. «Se si parla dei dati sulla qualità biologica delle acque, non c’è da stupirsi – spiega Paolo Tuttoilmondo di Legambiente Siracusa -. Va benissimo che l’acqua sia pulita, alla luce di questo si potrebbe cominciare a pensare al miglioramento di altre zone, come quella di Marina di Mellili». 

«I risultati positivi non sono una novità – rincara Giuseppe Giaquinta presidente del circolo di Legambiente Priolo – con Goletta verde abbiamo fatto diversi blitz in zone a rischio, come quelle in cui scarica l’Isab, ma tutto è stato trovato a norma. Da tempo è ridotto anche lo scarico di acqua calda che proveniva dalla centrale termoelettrica. La zona è cambiata rispetto al passato». Nonostante l’analisi positiva, Giaquinta non ritiene possibile un confronto con la riserva naturale del Plemmirio. «Questo paragone non ci piace, è solo uno spot – dichiara -. I contesti sono assolutamente diversi: nella zona di Priolo rimane in piedi uno stabilimento che negli anni ’60 produceva bromuro etilico e non sono mai state bonificate discariche di pirite che ricoprono 10mila metri di mare». 

Il riferimento di Giaquinta è al tratto di costa, ricadente sempre nel Comune di Priolo, che si trova nord dello stabilimento. Esattamente dal lato opposto alla spiaggia di Marina di Priolo, dove sono state realizzate le analisi delle acque. Lì per anni sono stati accumulati enormi quantità di cenere di pirite, una terra rossastra, non considerata pericolosa negli anni 70 e 80 e che è stata addirittura spacciata come regalo alle città. A Priolo e Augusta con questo materiale le amministrazioni comunali in passato hanno realizzato anche campetti di calcio. «La pirite è un rifiuto tossico – spiega Giaquinta – composto da metalli pesanti come nichel, cadmio e arsenico. Per decenni fu sparpagliata nel territorio circostante, ma la grande massa fu usata per ricoprire quello che una volta era un piccolo golfo e ora non esiste praticamente più. Nel ’98 – aggiunge – abbiamo chiesto una bonifica al Comune che venne realizzata solo nel 2008 e poi inspiegabilmente sospesa». Restano delle montagnole di pirite, coperte da alcuni teloni. «Ma nelle giornate ventose non bastano – continua il referente di Legambiente – la cenere è sottile e si alza, arrivando anche nella spiaggia di Marina di Priolo. Si sente perché bruciano gli occhi e non si riesce bene a respirare, in quei giorni è bene starci alla larga».

Alla luce delle analisi degli ultimi anni, il sindaco di Priolo Antonello Rizza nel 2010 ha anche candidato le spiagge del Comune siracusano alla bandiera blu di Legambiente. «Non è neanche pensabile poterla assegnare a queste condizioni – spiega ancora il responsabile priolese di Legambiente – Molti tratti continuiamo a pulirli noi e non l’amministrazione. Durante l’operazione Spiagge Pulite, svolta il 14 maggio abbiamo recuperato quasi 30 sacchi di rifiiuti. I sub ne hanno recuperato un numero considerevole anche in fondo al mare». 


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