A dicembre il ministero ha diffidato il Cas, chiedendo di sanare 838 non conformità. Qualche giorno fa il ministro Delrio ha sottolineato di non essere soddisfatto. E i comitati contestano la mancata attuazione del vincolo di reinvestire in manutenzione il 35% degli 80 milioni mediamente incassati ogni anno
Consorzio autostrade, concessione a rischio La frana su A18 potrebbe accelerare la revoca
Dopo la frana sulla A18 i riflettori sono puntati ancora una volta sul Consorzio autostrade siciliane. In particolare sulla decadenza anticipata della concessione, paventata una settimana fa da Graziano Delrio. La procedura di messa in mora da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stata già avviata lo scorso 4 dicembre. Secondo fonti sindacali, le osservazioni del Cas sarebbero state rigettate. Una situazione delicata, condizionata da croniche difficoltà finanziarie e aggravata dai ritardi dei lavori di messa in sicurezza del viadotto Ritiro, sulla tangenziale di Messina. Lo smottamento di ieri, sulla A18, è la ciliegina sulla torta.
È la struttura di vigilanza sulle concessionarie autostradali del dipartimento delle Infrastrutture ad avere diffidato il Cas, alla fine dello scorso anno. Centoventi i giorni di tempo per rispondere ai rilievi di Mauro Coletta, capo della struttura. Tantissimi i rilievi sollevati, come riportato da Meridionews lo scorso 21 marzo, sebbene risaltino le «838 non conformità relative al periodo 2007-2012, ancora da sanare». Non devono aver fatto piacere al presidente del consorzio, Rosario Faraci, nemmeno le parole di Delrio. Intervenendo alla Festa dell’Unità, a Palermo, alla fine di settembre, il ministro ha candidamente ammesso di non essere affatto soddisfatto di come sono gestite le autostrade in Sicilia, oltre alla volontà di procedere al ritiro della concessione qualora non dovessero migliorare le condizioni di sicurezza. Concessione, va ricordato, che risale al 1997 e attiene alla gestione delle tratte A18 Messina-Catania e Siracusa-Gela e A20 Messina-Palermo.
Proprio al miglioramento della sicurezza mira il progetto da 43 milioni 523mila euro relativo al viadotto Ritiro. L’inizio dei lavori era stato annunciato per la metà dello scorso luglio. A far saltare i piani, l’appello della ditta Sicurbau, davanti al Consiglio di giustizia amministrativa, contro l’aggiudicazione dell’appalto alla Toto costruzioni generali di Chieti, che ha presentato il progetto esecutivo lo scorso 10 giugno. Il 17 è stato firmato il contratto, con l’obiettivo di ultimare gli interventi nel 2018. Sono 850 i giorni di lavoro preventivati.
La gestione del Cas è stata anche al centro, nel giugno 2014, di una mozione presentata, all’Assemblea regionale siciliana, dalla deputata Bernardette Grasso. Autostrade insicure, luogo di diversi incidenti mortali, e modus operandi in conflitto con le norme richiamate dalla concessione, le cause principali del provvedimento che impegna la Regione a verificare con il Mit gli estremi di una ricapitalizzazione. Gli stessi utenti lamentano da sempre l’onere di pedaggi salati, a dispetto di un servizio al di sotto di standard accettabili. A esortarli a rivendicare i propri diritti sono il comitato No Frane, della riviera jonica messinese, la sezione messinese del Partito comunista dei lavoratori, la Cub e il movimento Aiutiamoci Noi, che contestano la mancata attuazione del vincolo di reinvestire in interventi di manutenzione il 35 per cento degli 80 milioni mediamente incassati ogni anno, tra pedaggi e canoni concessori delle stazioni di servizio: «È necessario – scrivono, stigmatizzando quanto accaduto ieri sulla A18 – che le istituzioni competenti avviino le procedure di decadenza del Cas, quale ente concessionario che gestisce le autostrade siciliane, con tutti i risvolti giuridici del caso».