«Davide Faraone - dice Rubino - mi ha chiamato in causa chiedendomi di partecipare insieme a una sfida congressuale. È noto che abbiamo avuto opinioni diverse, ma ho scelto, insieme con chi mi ha accompagnato in questi mesi, di accettare questa sfida»
Congresso Pd, i partigiani dicono sì a Faraone Rubino: «Correrò in tandem per la segreteria»
Si era preso mezza giornata per riflettere. Adesso arriva l’ok alla proposta di Davide Faraone. Antonio Rubino e il luogotenente di Matteo Renzi in Sicilia correranno in tandem contro Teresa Piccione. «Un tonfo così – aveva detto Rubino lanciando il movimento dei Partigiani all’indomani della debacle elettorale del 4 marzo – non si vedeva dal ’92». Scagliando la sua ira contro Faraone e le sue scelte sulla composizione delle liste. Adesso Rubino correrà al fianco del senatore dem contro la zingarettiano Teresa Piccione per la segreteria del partito.
«Le scelte che ho fatto in questi anni, soprattutto in questi ultimi mesi, – dice Rubino, provando a motivare la sua decisione – sono frutto della consapevolezza che il Pd in Sicilia ha bisogno di una scossa politica e generazionale. Questo mi ha spesso attirato l’accusa di velleitarismo, proveniente soprattutto da chi ha preferito non prendere atto della realtà mortificando il ruolo della sinistra nel partito democratico. Il congresso del Pd siciliano, non può essere un referendum sul passato o un gioco di ruolo. Deve essere invece l’occasione per decidere, per una volta in maniera chiara, se il Pd è uno strumento di autotutela o un soggetto politico capace di rinnovarsi ed essere motore dell’opposizione, mollando i trasformismi da un lato, i conservatorismi dall’altro».
«Con le persone con cui abbiamo condiviso un percorso in questi mesi – aggiunge il candidato alla vicepresidenza del partito -, abbiamo lavorato fino all’ultimo istante per realizzare l’unità del Pd, mettendoci a servizio di questo obiettivo senza altra finalità che quella di dare una risposta ad una forte richiesta di elettori e militanti. Sarà invece un congresso in cui si misureranno persone e prospettive diverse, il che comporta delle scelte da condurre con chiarezza davanti all’opinione pubblica».
Ed eccolo lì, l’assist all’ormai ex rivale, oggi alleato: «Davide Faraone mi ha chiamato in causa, con coraggio, chiedendomi di partecipare insieme ad una sfida congressuale e ad un progetto di rinnovamento e ricostruzione del Pd. È noto che abbiamo avuto opinioni diverse, che richiedono chiarezza di intenti e trasparenza nelle scelte».
«Ho scelto, insieme con chi mi ha accompagnato in questi mesi, di accettare questa sfida. Perché nessuno – conclude – può pensare di essere autosufficiente. Perché la sinistra merita di essere rinnovata e rinvigorita e il suo spazio è un Pd plurale. Perché, anche nell’umiltà dei ruoli e nelle difficoltà del periodo, è il momento di scendere per tutti dai piedistalli e misurarci con l’esigenza di mettere in moto l’opposizione contro il pericolo nazionalpopulista».