Congresso Pd, dimezzati gazebo in Sicilia «Così si impedisce agli elettori di votare»

Torna in mente l’ultimo video Terzo segreto di Satira che fa il verso alle politiche nazionali, descrivendo intanto, sullo sfondo, le liti al limite del suicidio politico in casa Pd. È così che, in una Sicilia che affonda, in piena sessione di bilancio e con una Finanziaria che, soffocata dai debiti, non lascia margini per lo sviluppo, in casa dem si continua a litigare in vista delle primarie nazionali del 3 marzo. A scuotere gli animi è questa volta la distribuzione dei gazebo, che «ancora una volta – dicono dal quartier generale degli zingarettiani – penalizza quei seggi e quei territori in cui è ipotizzabile una sconfitta dei renziani».

Succede nel Palermitano, così come in tanti altri territori. Nella provincia del capoluogo, per esempio, ecco che se nel 2017 i gazebo erano poco meno di 90, a questo giro si fermeranno a 49, con alcuni accorpamenti che in effetti saltano agli occhi, come l’assenza dei gazebo a Capaci, da dove i militanti dovranno spostarsi per votare invece a Carini. O il no al seggio di Marineo, roccaforte dello zingarettiano Franco Ribaudo: anche in questo caso i marinesi dovranno raggiungere in macchina Corleone per esprimere la propria preferenza.

Non va meglio a Palermo città, che alle Primarie del 2017 ha registrato la compresenza di 28 gazebo, mentre a questo giro gli elettori dovranno accontentarsi di nove seggi, dei quali alcuni che accorpano più sezioni e altri «spalmati nelle zone che fanno comodo ai renziani» sussurrano ancora in molti. Discorso simile anche a Enna, dove su 20 Comuni, a ospitare un gazebo saranno soltanto in sei. 

Lo zingarettiano Rosario Filoramo lancia l’appello affinché «si consenta alle persone di votare nel loro paese di residenza e a Palermo in ciascun quartiere come si è sempre fatto per le Primarie». Filoramo si chiede anche chi abbia «paura del voto delle persone». Dal fronte renziano le bocche restano cucite e qualcuno tra gli addetti ai lavori si limita a difendere i tagli ai gazebo facendo riferimento ai tanti circoli che in questi anni hanno abbassato la saracinesca. 

Una motivazione destinata a far crescere le polemiche, dal momento in cui, ad esempio, a insorgere in provincia di Trapani è il coordinatore del Pd di San Vito Lo Capo, Leonardo Sieli, autore di un post in cui parla di scelta sbagliata a proposito del diniego di gazebo a San Vito, «creando un unico seggio nel comune vicino di Custonaci. Così facendo – scrive – si impedisce di fatto ai cittadini-elettori sanvitesi la scelta del nuovo segretario del Partito democratico. È vergognoso, considerato anche che a San Vito c’è un circolo del Pd che lavora».

A storcere il naso, infine, è anche qualcuna tra le teste più critiche nel fronte che sostiene la candidatura di Maurizio Martina. Le bocche, ancora una volta, restano cucite, ma c’è un dirigente che ammette che «evidentemente l’orientamento siciliano di questo congresso persevera. Ed è un peccato, perché alla fine ne uscirà comunque un vincitore. Ma a perdere sarà ancora una volta la partecipazione».

Miriam Di Peri

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