La confisca, eseguita dalla Dia di Palermo, riguarda rapporti bancari, capitale sociale e relativi compendi aziendali e quote societarie. L'uomo è stato ritenuto dal Tribunale di Palermo socialmente pericoloso e per questo sottoposto a sorveglianza speciale per quattro anni, a partire dal 2018
Confisca da 400 milioni a ex deputato Acanto «Ritenuto vicino a famiglia mafiosa di Villabate»
Sigilli a beni e immobili per oltre 400 milioni di euro nei confronti dell’ex deputato regionale Giuseppe Acanto, 58 anni, ritenuto dagli investigatori «legato ai vertici di Cosa nostra a Villabate». La confisca, eseguita dalla Dia di Palermo, riguarda rapporti bancari, capitale sociale e relativi compendi aziendali e quote societarie. Acanto, inoltre, è stato ritenuto dal Tribunale di Palermo ‘socialmente pericoloso‘ e per questo sottoposto a sorveglianza speciale per quattro anni, a partire dal 2018. Secondo la Dia, Acanto negli anni ’90 era socio in affari illeciti con Giovanni Sucato, il cosiddetto ‘mago dei soldi’ che, dopo aver truffato migliaia di persone tra cui anche alcuni appartenenti a Cosa nostra, sparì poi con un ingente capitale e il cui cadavere, nel 1996, fu trovato carbonizzato all’interno della propria auto.
Anche Acanto dopo aver subito l’incendio nello studio professionale si rese irreperibile. Nel 1994, dopo essere stato perdonato grazie alla mediazione di elementi di spicco della famiglia di Villabate, riprese l’attività di commercialista, dedicandosi alla costituzione di società in nome e per conto degli uomini d’onore. Secondo gli investigatori riuscì a trovare interlocutori privilegiati all’interno dell’amministrazione del comune di Villabate (in seguito sciolto per infiltrazioni mafiose) facendosi nominare direttore del locale mercato ortofrutticolo e avvicinatosi all’attività politica, si occupò di sviluppare ogni operazione economica d’interesse della locale famiglia mafiosa, come la costruzione del centro commerciale. Candidato alle elezioni amministrative del 2001 con la lista Biancofiore, con il sostegno della cosca locale, risultò il primo dei non eletti, riuscendo poi comunque ad accedere ad un seggio all’Assemblea regionale siciliana.