Le primarie per il candidato a sindaco del centro-sinistra di Catania hanno il primo candidato ufficiale: Giuseppe Berretta. Il quarantaduenne parlamentare Pd è al momento anche l'unico che sembra intenzionato a usare questo strumento. «Non fare le primarie è un errore che tutto il centro sinistra potrebbe pagare» dice chiaramente ai suoi potenziali avversari, Enzo Bianco e il professore Maurizio Caserta. E l'ormai ex «giovane» del Pd sembra sicuro: «Non temo nessun avversario, compreso Salvo Pogliese»
Comune, Berretta dice sì alle primarie «Bianco e Caserta? Nessun passo indietro»
«Non mi spaventa nessun avversario, né Enzo Bianco né Salvo Pogliese». Sicuro, Giuseppe Berretta, quarantaduenne parlamentare del Partito democratico, crede nei propri mezzi. E la strada che porta a palazzo degli Elefanti, per lui, «non può che passare dalle primarie». Da oltre un anno si parla di una sua candidatura a sindaco di Catania, un percorso ufficializzato l’1 dicembre con l’apertura della sede del comitato Io cambio Catania di via Francesco Crispi 235, anticipato da manifesti affissi da settimane in tutta la città. Le primarie per la scelta del candidato a primo cittadino del centro-sinistra si terranno a gennaio del 2013, e finora lui è l’unico ufficialmente candidato. Avvocato, consigliere comunale nel 2005, deputato nazionale dal 2008, è stato spesso considerato un figlio d’arte nella politica catanese. Il padre Paolo, morto nel 2006 a soli 62 anni, è stato infatti per anni esponente di spicco del Pci a Catania, e vicesindaco proprio di Enzo Bianco dal 1993 al 2000.
Una «passione politica» lasciata in eredità, e Giuseppe ha già vissuto una vita all’interno del partito, nel quale milita fin dalle sezioni giovanili. Alle recenti primarie ha rinconfermato la sua visione «istituzionale» del partito, da convinto sostenitore di Pier Luigi Bersani, nonostante al «giovane» Matteo Renzi riconosca il «primato» nella comunicazione sui nuovi media. L’aria da «giovane», forse, Berretta non vuol più mostrarla. E ai candidati sindaco Enzo Bianco e Maurizio Caserta parla chiaro: «Nessun passo indietro, non fare le primarie è un errore che tutto il centro sinistra potrebbe pagare».
Primarie a gennaio 2013, lei il 1 dicembre ha inaugurato la sua campagna, che ha anche una sede. Ma non c’è il rischio di competere da soli? Chi sono i suoi avversari al momento?
Al momento non so dire chi ci sarà, ma il centro sinistra deve andare avanti sulla strada delle primarie, la sfida elettorale si vince con l’unità d’intenti. E per rispettare le primarie bisogna mettere in primo piano le disponibilità. La sede di via Francesco Crispi è un luogo fisico, per darsi appuntamento, per ragionare sulla città, per creare un percorso civico più largo delle appartenenze partitiche. Ma non rinnego la mia appartenenza, anzi, la metto al servizio.
«Io cambio Catania» come slogan, nessun simbolo del Pd ma il simbolo di facebook in bella evidenza. Lei, sostenitore di Bersani, non sta forse usando i metodi di Renzi?
Intano vorrei precisare che non sono io, Berretta, che cambio Catania, non cambio la città da solo, ma ciascun cittadino attraverso il suo comportamento. Probabilmente da un punto di vista della comunicazione e dell’uso dei social network non si può ignorare il primato di Renzi. Ma per me, stare in giro, stringere mani, è più importante. Per me Bersani è il vero cambiamento: una persona che si è messa alla prova, ed è riuscita ogni volta. E’ riuscito anche a governare il Pd, partito che risente ancora delle divisioni del passato, lo ha fatto quando era stato al governo con le lenzuolate, leggi che hanno dato regole a banche e assicurazioni, chiamate a fare sacrifici. Ha combattuto sempre le rendite.
Al momento sembra che il centro sinistra potrebbe avere tre candidati: lei, Bianco e Caserta. Ma solo lei appoggia apertamente lo strumento primarie. Sarebbe disposto a fare un passo indietro per candidare un uomo esterno al partito come Caserta?
Enzo Bianco è esponente del partito democratico, un senatore. Ieri il nostro segretario si è sottoposto ai meccanismi delle primarie pur non dovendo farlo secondo statuto. A Torino Piero Fassino si è sottoposto alle primarie. Chi si sottrare rischia di rinnegare i valori del partito, sarebbe un errore che tutto il centro sinistra rischierebbe di pagare. Chiedo quindi un passo avanti verso un confronto democratico. Di Maurizio Caserta invece apprezzo le qualità umane, e mi considero un suo amico vero. Spero che lui si metta a disposizione per partecipare, perché il confronto sui temi della città non sarebbe un confronto personalistico. Ma io non sono disponibile a fare un passo indietro per nessuno.
Caserta, in tempi di antipolitica, potrebbe però essere un candidato credibile per chi magari ha votato per il Movimento cinque stelle.
Ho qualche perplessità, non credo che Caserta possa bilanciare o contrastare l’antipolitica. Lui credo abbia preso atto dell’esperienza fallimentare degli Stati generali, dell’apertura di credito verso Stancanelli che era insita in quella esperienza. L’unico strumento per contrastare l’antipolitica è quindi la buona politica: popolare, fatta nei quartieri, rivolta alle persone che soffrono.
Un anno fa, quando la sua candidatura non era ancora ufficiale, voleva puntare sul rapporto con il mare per rilanciare la città, dal porto al waterfront. Cosa è cambiato in un anno? Ha ancora le stesse idee?
Credo sempre che lo sviluppo deve venire dal porto, dal traffico commerciale ma anche dalle crociere, grimaldello dello sviluppo. Da un anno a oggi però è cambiato tutto: siamo al governo della regione, intanto, ed è una grande opportunità da usare. La crescita è al centro del programma, e oltre l’apertura al mare bisogna rilanciare il settore hi-tech, che ha ancora molte potenzialità. Chi andrà a governare la città sa che le risorse sono limitate, e dovrà usarle per dare priorità alle aree periferiche, agli anziani, ai disabili.
Rosario Crocetta, nella sua campagna per le regionali partita dalla sede del Pd di Librino, ha promesso la realizzazione della zona franca urbana. Pensa sia sufficiente per rilanciare il quartiere?
Il tema della zona franca Crocetta lo ha ribadito al momento dell’insediamento, e chiederemo atti concreti affinché venga realizzata. Io ci credo molto, ma ovviamente non basta. A Librino il tema più sentito, è quello della sicurezza stradale, prima ancora della sicurezza dai crimini, da migliorare insieme ai trasporti e alla presenza di uffici pubblici, che mancano. Lo stadio è stato solo uno spot pubblicitario dell’amministrazione Stancanelli. Pensiamo alle cose serie, ovvero a realizzare il centro direzionale nel quartiere.
Il Prusst, il Pua, la viabilità di scorrimento Europa-Rotolo trasformata in centro commerciale sul lungomare: chi sarà sindaco dovrà affrontare tutti questi temi, e magari ricorrere alle vie giudiziarie. Qual è la sua posizione a riguardo?
Non credo alle opere faraoniche. Sono progetti che non stanno in piedi dal punto di vista imprenditoriale ed economico, ma io non interverrei per vie legali. Il Comune deve invece dialogare con chi deve realizzare queste opere, per capire quali interessi economici ci sono per la città. Bisogna puntare al recupero, non bisogna consumare nuovo suolo. E quindi oltre al mare il recupero del centro storico è fondamentale, i nuovi edifici saranno inutilizzati. E sul resto si agirà di conseguenza: se gli operatori della Playa riterranno necessario un centro congressi, si farà solo quello, con un approccio concreto.
In questi giorni ci si chiede se il Comune di Catania avvierà la procedura per il dissesto, con il bilancio di previsione ancora da votare e una maggioranza divisa sul voto per la dismissione nelle partecipate. Come dovrebbe affrontare il problema il nuovo sindaco?
La delibera sulle partecipate votata dal Consiglio comunale è la cartina di tornasole che evidenzia il fallimento dell’amministrazione di Stancanelli. Non esiste altro posto al mondo dove acqua e gas non sono redditizi, così come la gestione dei parcheggi. La verità è che queste società sono state messe nella mani di politici senza adeguate competenze, e le società piegate a interessi solo clientelari. Mantenere la proprietà pubblica della Sidra è un primo passo, ma non basta: ora bisogna mettere le partecipate in mano a persone capaci, che dovranno anche garantire i posti di lavoro. Noi indicheremo solo tecnici con formazione di altissimo profilo, per una gestione improntata a criteri di economicità ed efficienza.
Abbiamo parlato dei suoi avversari nel centro sinistra, ma non del centro destra. Fra Raffaele Stancanelli e Salvo Pogliese, quale dei due teme come potenziale candidato a sindaco?
Un anno fa Stancanelli raccontava la favola del Comune risanato, e realisticamente credo che non sarà più ricandidato, visto lo stato reale delle cose. In Salvo Pogliese invece non vedo un avversario difficile. Direi che non mi spaventa Pogliese, ma nemmeno Bianco e nessun altro avversario.