Il centrodestra cammina sul filo sottile fra un passato fatto di «errori madornali» e un possibile futuro che, a immaginarlo «solo sei mesi fa», sarebbe stato pura utopia. L’en plein è a portata di mano: le Regionali già in cassa, le Politiche «fra poco» e, tra qualche mese, le Amministrative. Prospettiva che si evoca, nei discorsi dal palco dei leader catanesi di FI, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia-Udc, come si fa con quelle cose impossibili da farsi sfuggire proprio quando sono finalmente arrivate.
Deve aver pesato anche questo spirito sull’esito del «match di pugilato» che Salvo Pogliese rivela – davanti a una sala stracolma per la chiusura della campagna per le Politiche del centrodestra – essersi svolto nella sua testa. «Un incontro fra razionalità e passione»: i dubbi sul fare il sindaco di Catania «nel momento peggiore per farlo» contro «il sogno di guidare la mia città». Alla fine ha vinto il cuore, «perché in certi momenti della vita di un uomo bisogna abbandonare la razionalità», e così l’eurodeputato di Forza Italia molla la «fredda Bruxelles» per tornare, politicamente, a casa. «Una scelta d’amore» sarà appunto lo slogan della campagna per le Comunali al via.
La margherita, con un nome così in ballo per lunghi mesi, nel centrodestra nemmeno si era iniziata a sfogliarla. L’ex ragazzo del Fronte della gioventù cita e ringrazia, assieme a tutti i protagonisti della coalizione regionale, le personalità che erano state accostate, oltre a lui stesso, alla poltrona di palazzo degli Elefanti: Enrico Trantino, Sergio Parisi, Mario Chisari, Agatino Cariola, ed anche Roberto Commercio e Sebastiano Arcidiacono. Adesso è il momento dell’unità, e per farcela basta copiare dalla vittoria di quel Nello Musumeci seduto in prima fila. Per qualche momento spogliatosi dai panni del governatore sobrio e rigoroso reindossando la casacca di leader del centrodestra. Accanto a lui, fra gli altri, Ignazio La Russa, Manlio Messina e Giovanni Pistorio da candidati alle Politiche. Più in là alcuni reduci dell’avventura alfaniana da stampelle del Pd: Pino Firrarello, il senatore Pippo Pagano e l’eurodeputato Giovanni La Via, ormai rientrati in FI. Occorre d’altronde «superare gli errori del passato», ne accenna Pogliese, sempre dietro l’angolo: quelli di centrodestra litigioso e frammentato.
Su quell’altare, di fatto, venne immolata l’esperienza da sindaco di Raffaele Stancanelli. Che dopo aver tessuto la trama che ha portato Musumeci a palazzo d’Orleans, si è speso a furia di assist di ogni tipo per Pogliese candidato sindaco. «Il rigore non ha pagato in passato, ma stavolta pagherà», proclama fiducioso l’ex primo cittadino, candidato a diventare, Politiche permettendo, «il senatore di Catania, una bella rivincita per me» essendo in lista con Fratelli d’Italia. Con Pogliese, dunque, si riparte da dove si era lasciato: la continuità con il predecessore di Enzo Bianco diventa un «valore».
Alle proposte per la città qualche accenno, unito ad una mano tesa verso «forze civiche pronte a integrarsi in un progetto orientato comunque verso il centrodestra». «Va archiviata definitivamente la stagione di imbarazzanti inaugurazioni di semafori e panchine con nani e ballerine al seguito – Pogliese attacca così il sindaco uscente Pd – a Catania va ridato un Piano regolatore, percorso avviato da Stancanelli ma vergognosamente interrotto». E poi verifica dei conti pubblici, piano commerciale, piano dehors e piano traffico. «Ci sarà anche da affrontare la ferita del tondo Gioeni, e anche da ripristinare la sicurezza nel centro storico, a partire da Corso Sicilia», aggiunge l’eurodeputato, per poi accennare alla necessaria «rivoluzione nei rifiuti, l’imbarazzante amministrazione Bianco lascia la città sotto il 10 per cento di differenziata».
In fondo, però, il manifesto del centrodestra che vuole riconquistare Catania potrebbe riassumersi in una parola già detta e ridetta: rigore. Ne declina le fattezze il presidente Musumeci, un po’ smagrito dalla prova del governo ma sicuro di poter portare a termine il compito. «Ci vorranno almeno tre anni per vedere dei risultati, abbiamo trovato una Regione che era solo un foglio di carta intestata – ha scandito il governatore – ma non mi sentirete mai fare annunci, ho il dovere di parlare poco e agire tanto».
Musumeci lancia così la volata a Pogliese, ricordando che nessuna delle principali città siciliane è amministrata dal centrodestra. «Non è sempre colpa degli altri, dovremmo farci delle domande – ha incalzato il governatore – Occorre adesso porre fine alla desertificazione di centrodestra nelle città».
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