Comunali ’18, delusione e musi lunghi a Casa Catania Bianco: «Auguri, continuerò a interessarmi della città»

La delusione, anche laddove non viene esplicitata apertamente, si sente, si avverte. Si cercano spiegazioni per la sconfitta: la querelle Gioeni, l’inchiesta Garbage affair, una comunicazione forse non del tutto incisiva sui risultati amministrativi osservabili, leggasi Patto per Catania, leggasi Metro. Enzo Bianco non sarà primo cittadino per la quinta volta nella sua carriera politica. Dalla sua prima esperienza è passata un’epoca: era il 1988, non c’era ancora l’elezione diretta del sindaco. Il rapporto con la città – a volte simbiotico, a volte conflittuale – si ferma qui. Almeno per il momento. Il secondo posto, a una certa distanza dal M5s, è una consolazione a dir poco relativa.

Bianco si presenta alle 2.50. Attorniato dal suo entourage, stringe la mano alle poche persone che sono rimaste al comitato. Per qualche minuto si apparta nel suo studio, poco dopo riappare per consegnare una dichiarazione ai giornalisti. Il tono è misurato, ma lascia intravedere un velo di emozione. «Si profila un successo del candidato sindaco del centrodestra Salvo Pogliese – esordisce -. Desidero rivolgere a lui un sincero augurio di buon lavoro, nell’interesse della città. Nella speranza – prosegue – che il lavoro importante che abbiamo fatto in questi anni non sia disperso. Ho la soddisfazione personale che una parte rilevante dei catanesi hanno manifestato un consenso più alto di quello che il mio partito ha avuto alle elezioni politiche e regionali». «Continuerò – conclude – a interessarmi della città con passione, con entusiasmo, anche se non sarò sindaco». Qualcuno prova a porre qualche domanda, ma l’uscente non ha voglia di interagire e se ne va. Come è successo spesso negli ultimi cinque anni.

Ancora prima dell’arrivo di Bianco, a Casa Catania si osserva una specie di giunta della nostalgia: alla spicciolata, fanno un salto Angelo Villari, Salvo Di Salvo, Rosario D’Agata, Maria Ausilia Mastrandrea, Michele Giorgianni, Orazio Licandro. Ognuno di loro, nell’ultimo quinquiennio, ha attraversato momenti di trascurabile felicità e fasi d’ombra. Ognuno di loro ha avuto un ruolo nella vittoria del 2013, come anche nella sconfitta di questa notte. Al passare dei minuti, l’ottimismo della volontà lascia spazio al pessimismo della ragione (e a musi lunghi, e a sguardi scoraggiati). C’è anche quel che resta dei vertici del Pd cittadino: il segretario Enzo Napoli, che rilascia qualche intervista alle tv, e il responsabile organizzativo Francesco Laudani, le cui cuffie del cellulare sono ormai una sorta di protesi delle orecchie.

Già i primi dati erano apparsi come un presagio: su 20 sezioni scrutinate, intorno alle 2 di notte, Salvo Pogliese viaggiava ben oltre la soglia da primo turno: lui, sospinto dalla forza delle sue nove liste, si attestava quasi al 48 per cento, contro il 30 di Enzo Bianco e il 17 del pentastellato Giovanni Grasso, con Emiliano Abramo al 4 e Riccardo Pellegrino sotto l’uno per cento. Dati che poi hanno trovato un progressivo consolidamento. Al punto che, intorno alle 2.30 di notte, c’è già una bozza di dichiarazione di Bianco – non diffusa – che riconosce al leader forzista una vittoria netta. 


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