Commenti a «Storia di bimbi o di monetine?»

mauro1 ha scritto:

Cari CAVALIERI con il CAVALLO BIANCO, difensori dei deboli e degli oppressi ( manco foste i … . Vi rendete conto che una persona che va a fare la spesa al supermercato DEVE dare la monetina ( 1 euro, non 1 centesimo) del carrello per stare tranquillo? Va bene che dalle Vs. parti siete abituati al pizzo ed alla lupara, ma far passare per cosa da niente la “normalità di accompagnare il cliente alla macchina per farsi dare la monetina”!! Non fate i BUONI a PRESCINDERE! Avete un lavoro? Siete fortunati!. Chi non ce l’ha, se lo cerchi. E se non vuole integrarsi PERCHE’ SI SENTE DIVERSO e quindi non è così fesso da lavorare, pagare le tasse, svegliarsi presto la mattina o tornare tard la sera, che torni a casa propria. Ricordatevi che il COMUNISMO ci ha regalato, oltre alle tante SCIOCCHEZZE , anche questo : milioni di povera gente, morti di fame!. Solo che la maggior parte viene qui per avere una possibilità e si fa un … fondo così. Molti altri invece, fanno i furbi. Tanto qui NON GLI SUCCEDE NULLA.

FrancescoM M. ha replicato:

… vorrei far notare a mauro1 un fatto piuttosto importante.

Pare che quasi nessuno abbia a cuore l’amore per la verità. L’ottimo lavoro di Step1 sul caso dei rom, è tale non perchè prende le difese di qualcuno più debole, ma perchè è stata l’unica voce che ha ampiamente dimostrato la probabilissima falsità delle ricostruzioni pubblicate dalle testate locali e nazionali.

Bisognerebbe avere la capacità di scindere alcune questioni. Un conto è pretendere abusivamente un euro, o rubare un’autoradio, tutt’altro rapire, o tentare di rapire, un bambino. Non è che un ladro di monetine sia di necessità da assolvere, solamente non si può fare un processo sommario (mediatico o giudiziario), condannando qualcuno per un reato diverso, molto diverso, da quello che ha realmente commesso. Affermavo questo principio quando il reo era l’attuale presidente del consiglio, e non posso che ribadirlo con maggior vigore quando sul tavolo dell’accusa ci sono persone con possibilità di difendersi (almeno nel campo mediatico), pressochè nulle. In barba al fatto che dovrei essere filo-berlusconiano nel primo caso, e filo-comunista nel secondo. Ne l’uno ne l’altro, solo lo stesso interesse per la verità piuttosto che per qualche ideologia.

Un’altra questione è quella dell’estorsione. Estorsioni di un euro molto comuni dove i parcheggiatori abusivi abbondano. E certamente non si può trattare diversamente lo stesso reato in maniere diverse secondo l’etnia del reo.

Infine la questione meno scontata, e più complessa, quella del diritto di un singolo o di un popolo a vivere secondo la propria volontà. Non è un fatto recente, che la larga maggioranza degli esseri umani abbia sostituito al nomadismo, l’elezione di una fissa dimora. Se prima in questo modo era possibile vivere di “caccia”, cioè di ciò che la Terra offriva senza bisogno di lavorare, il passaggio all'”agricoltura” ha costretto al lavoro per procacciare il cibo necessario alla sopravvivenza. Sembrano fatti troppo lontani per non essere fuori luogo. Eppure andrebbero tenuti presenti quando si afferma implicitamente che il proprio modo di vita sia l’unico giusto, possibile e onesto. Sarà più facile far comprendere ciò che affermo, facendo riferimento agli indiani d’america, praticamente condannati all’estinsione quando qualcuno in forza della propria “civiltà”, ha preteso dichiararsi proprietario e governatore di terre che aveva solamente invaso.

Certo gli italiani occupano da tempo immemore l’italico suolo, ciononostante non ci si può dimenticare che per l’arbitrario diritto di molti ad avere la proprietà di un pezzo di terra, si è resa succube una minoranza, con popoli nomadi costretti da confini nazionali a loro estranei, con regole (tasse, servizi, etc), inadatte alla loro cultura e alla loro volontà.

Ricordare queste cose non vuol dire chiedere agli italiani di sacrificare la propria cultura e il proprio modo di vivere a favore di quello di qualcun altro, ne tanto meno dare per scontato che visto siamo colpevoli d’aver reso la vita difficile ai rom, dobbiamo accettare la loro microcriminalità senza difenderci. Ma solo un invito a tenerne conto. Prima di emettere giudizi. Prima di programmare sistemi di repressione. E soprattutto al momento di tentare di fare ciò che è più utile, attivarsi, ognuno coi propri mezzi, per rendere possibile la vita anche a quelle minoranze con diversi stili di vita, per cercare compromessi che non implichino la totale sottomissione del più debole, ma la valorizzazione delle differenze


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