L'assessore Fabio Cantarella immagina l'inizio del nuovo servizio per luglio. Ma a colpire, oltre all'ottimismo della giunta Pogliese, è lo scarso interesse mostrato dalle imprese. Solo due hanno presentato l'offerta, di cui una con un passato burrascoso in città
Come mai i rifiuti di Catania fanno gola a pochi? I tanti nodi di un appalto giudicato antieconomico
Meno 36 giorni all’inizio della tanto attesa partenza della raccolta differenziata a tappeto a Catania. Nella città siciliana che, numeri alla mano, si trova più indietro nella gestione dei rifiuti, il conto alla rovescia è partito. A fare scattare le lancette è stato, nei giorni scorsi, l’assessore comunale Fabio Cantarella che, in un’intervista rilasciata a CataniaToday, ha detto: «L’obiettivo è quello del primo luglio con l’affidamento dei tre lotti alle ditte». Parole che hanno alimentato la speranza di quanti attendono, da molti anni, che Catania si avvicini quantomeno alla sufficienza nella raccolta dei rifiuti. Un obiettivo tutt’altro che dietro l’angolo se si considera che il raggiungimento del 65 per cento di differenziata, che l’Europa pretende da anni, è previsto a conclusione dell’appalto settennale che attende di essere aggiudicato.
In città l’attenzione è rivolta proprio alla procedura da 334 milioni di euro in corso di svolgimento negli uffici dell’Urega. Aperte le buste amministrative delle due imprese partecipanti, da settimane si attende di conoscere il risultato della seconda seduta di gara. Da qualche giorno, peraltro, la piattaforma digitale utilizzata dall’Urega è in fase di aggiornamento e tornerà visibile non prima di domani. «Finalmente la gara non è andata deserta come accaduto per ben cinque volte in passato», ha sottolineato soddisfatto Cantarella. Da parte dell’assessore nessun riferimento alle ditte che hanno presentato l’offerta e soprattutto al fatto che una di esse – la Ecocar – è stata protagonista dell’ultimo scandalo in materia di rifiuti che ha travolto il Comune di Catania. L’impresa – che oggi è controllata da Spea, a sua volta di proprietà di Magdalena Ewa Pawlik e di Chiara e Arianna Todini – è legata alla figura di Antonio Deodati, l’imprenditore romano che ha patteggiato una pena nel processo Garbage Affair sulla corruzione a Palazzo degli elefanti in occasione della gara ponte organizzata nel 2017, in seguito alla conclusione dell’appalto settennale che era stato condotto da Oikos e Ipi. Deodati, amministratore di Ipi e socio di Ecocar, tramite le mazzette si era aggiudicato la possibilità di proseguire a lavorare nel capoluogo etneo.
Indipendentemente dai trascorsi, a colpire è stato il numero contenuto di offerte presentate che, se si considerano le gare andate deserte negli anni scorsi, porta a pensare che la spazzatura catanese non faccia gola praticamente a nessuno. A margine dell’apertura delle buste la Dusty, la società che attualmente gestisce il servizio, ha detto di non avere preso parte alla procedura perché sostanzialmente non conveniente, in quanto l’appalto sarebbe «antieconomico». Per provare a capire i motivi di ciò, si può partire da quanto si è registrato nei giorni precedenti alla chiusura dei termini per partecipare alla gara, ovvero nella fase in cui i potenziali partecipanti hanno possibilità di chiedere chiarimenti alla stazione appaltante.
Diverse osservazioni sono state fatte nei confronti della richiesta da parte della Srr Catania Città Metropolitana di far ricadere qualsiasi onere di conferimento dei rifiuti negli impianti di trattamento sulla ditta aggiudicataria dell’appalto. E questo indipendentemente dalla distanza della discarica. Un dettaglio non da poco in una fase come quella attuale in cui si attende la chiusura, fin qui rimandata, del sito di Lentini di proprietà della Sicula Trasporti e la decisione della Regione in merito alle alternative da proporre ai Comuni. Tra queste c’è anche la possibilità di inviare all’estero i rifiuti. Un’evenienza che, nel momento in cui i costi del trasporti sono a carico delle ditte, potrebbe spingere gli uffici a valutare con più serenità le spedizioni lontane dalla Sicilia poiché i Comuni dovrebbero sobbarcarsi soltanto il costo del conferimento nell’impianto che, non è escluso, all’estero possa essere più conveniente rispetto ai prezzi praticati dai proprietari delle altre discariche private dell’isola. In sintesi, quindi, ad aver fatto da deterrente alla partecipazione alla gara potrebbe essere stato non solo la difficoltà di prevedere le spese di carburante per condurre i mezzi verso siti più lontani rispetto a quello di Lentini, ma anche l’ipotesi di ritrovarsi ad affrontare vere e proprie spedizioni internazionali. «Il sito di destinazione viene determinato dalla Srr e, qualora nel corso dell’appalto dovesse variare, nulla è dovuto alla società aggiudicatrice, anche nel caso in cui il nuovo impianto di conferimento dovesse trovarsi più distante», si legge nel disciplinare di gara.
Tra gli altri quesiti posti alla stazione appaltante ce n’è stato uno riguardante l’orario di svolgimento della raccolta. Il nuovo bando prevede, infatti, che i mezzi entrino in moto dalle 6 alle 12, risparmiando così i costi del servizio notturno. Per la Srr e il Comune, la decisione è figlia del fatto che la città di Catania non è differente ad altre realtà del Meridione in cui i rifiuti vengono prelevati dall’alba in poi. Una considerazione che si scontra con i dati internazionali sul traffico: stando alla classifica curata da Tom Tom, il capoluogo etneo nel 2020 è stato la 136esima città più congestionata del mondo e la settima in Italia, preceduta al Sud soltanto da Palermo, Messina e Napoli. Numeri che, incrociati con il livello di partenza di differenziata che si troverà a gestire e la ritrosia dei cittadini a rispettare le regole di conferimento, potrebbero avere spinto le imprese a evitare di imbarcarsi in un servizio destinato a critiche – e relative penali da parte del Comune – sulla poca pulizia della città fino a metà giornata inoltrata. Stando poi a quanto ad appreso da MeridioNews, a suscitare qualche perplessità sarebbe stata anche la quantificazione dei mezzi meccanici da mettere in campo, ritenuti troppo ridotti rispetto agli obiettivi da raggiungere, e la previsione di servizi, come la scerbatura quotidiana anche in terreni privati fino a tre metri e la potatura degli alberi, che tradizionalmente esulano dai compiti di chi gestisce la raccolta dei rifiuti urbani e che in quest’ultimo caso è compito di cui si occupa la partecipata Multiservizi.
Inevitabile che a incidere nella pianificazione della gara sia stato anche il dissesto finanziario in cui versa l’ente, unito alla considerazione che quello dei rifiuti è un servizio da gestire con i proventi della Tari. La stessa tassa che se i livelli di differenziata aumenteranno potrà essere abbassata, mantenendo così l’impegno assunto dall’amministrazione guidata da Salvo Pogliese. Ed è anche nell’ottica del contenimento delle spese che può essere letto il dimezzamento dell’utile per l’impresa fissato, nell’aggiornamento al piano d’intervento allegato al bando, al cinque per cento. «La gara ponte era anche immorale poiché la ditta guadagna il dieci per cento a prescindere dai livelli di differenziata mentre con la nuova gara sarà tutto ancorato agli obiettivi e al loro raggiungimento», ha detto Cantarella. Per capire chi avrà ragione basterà attendere, anche se probabilmente più dei 36 giorni previsti con invidiabile ottimismo dall’assessore. L’attesa, infine, riguarda anche le decisioni che verranno assunte per il lotto Centro, l’unico dei tre andato deserto.