CivicoZero, il centro etneo di Save the children «Aiuto e protezione per i minori stranieri soli»

Una postazione per l’accoglienza, scrivanie con computer dotati di connessione a internet, una cucina, stanze calde in cui riposare, un biliardino, un grande tavolo attorno al quale una decina di ragazzi sta seguendo una lezione di italiano, una ricca libreria, pareti colorate arredate con mappe, disegni che fanno pensare a luoghi lontani e un cartellone con un calendario pieno di appuntamenti. Si presenta così CivicoZero, il grande open space del centro diurno di Save the children per la protezione e l’inclusione dei minori stranieri non accompagnati che si trova a Catania in via Gorizia, a pochi passi dalla stazione centrale, inaugurato lo scorso 31 gennaio.

Dopo Roma, Milano e Torino «l’idea di avviare il progetto a Catania arriva insieme alla consapevolezza dell’importante doppio ruolo che svolge la città sul tema delle migrazione perché è al tempo stesso meta di sbarchi – spiega a MeridioNews il coordinatore del centro – luogo di transitanti (minori stranieri, prevalentemente eritrei, somali, afgani e siriani, che non hanno l’obiettivo di rimanere in Italia ed escono dal sistema formale di accoglienza per raggiungere connazionali o familiari altrove, ndr) e territorio con un altissimo numero di comunità di primissima accoglienza in cui risiedono i minori. L’idea di CivicoZero è di offrire a tutti un luogo sicuro e protetto».

Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, lo scorso anno Catania è stata la prima città italiana per numero di sbarchi di minori stranieri non accompagnati (Misna). Su 15mila 779 minori stranieri giunti in territorio italiano, 2mila 246 sono arrivati nel capoluogo etneo, un quarto del totale di quelli arrivati in Sicilia. A meno di un mese dall’apertura del centro, CivicoZero può già contare la tessera numero 62. «Sono tutti maschi e nove su dieci sono originari dell’Africa occidentale. Vengono prevalentemente da Gambia, Mali, Costa D’Avorio, Guinea Conacry e Senegal – spiega il coordinatore di Save the children – ma anche da Egitto, Eritrea, Bangladesh e Gana. Quando cominceremo con le attività di strada è molto probabile che aumentino i ragazzi provenienti dall’Africa orientale e dal Nordafrica».

Per adesso, il progetto è un luogo fisico che assicura protezione, assistenza e supporto per l’integrazione ai ragazzi lo frequentano fornita da un coordinatore, un mediatore culturale, un’esperta legale, un’insegnante e una tutor di italiano e un operatore dedicato al team di strada. Dalla lavatrice a un pasto caldo, dai vestiti puliti alla connessione a internet, dai kit igienici alla possibilità di fare una telefonata a casa. «Questi sono i servizi di base rivolti soprattutto ai minori transitanti – precisa – a cui si aggiunge la mediazione culturale e la consulenza legale. Il secondo livello del progetto riguarda il diritto all’ascolto e all’espressione che racchiude tutta una serie di attività ludiche, ricreative e laboratoriali». Fra cui visite guidate culturali, in collaborazione con altre realtà del territorio, organizzate per conoscere meglio la città, tornei di calcetto e diversi laboratori artistici e musicali.

E poi l’integrazione linguistica, culturale e professionale che passa attraverso il corso di italiano che segue il metodo Clio (cantiere linguistico per l’integrazione e l’orientamento) sviluppato appositamente per i Misna in cui si affiancano lezioni frontali con attività di didattica alternativa. «Per esempio, abbiamo creato una pagina Facebook dove vengono pubblicati dei contenuti dei ragazzi che restano privati e condivisi solo fra loro e anche dei gruppi su Whatsapp in cui possono liberamente comunicare». Oltre ai fondamenti di lingua vengono approfondite questioni di educazione civica, «per meglio dire, di educazione alla cittadinanza in senso largo: imparare a usare un treno o un ufficio postale, suggerimenti base su come vivere la città, informazioni sul sistema legale, sanitario e di protezione». Inoltre, sono previsti percorsi di orientamento lavorativo con possibilità di erogare borse lavoro e anche contributi per l’autonomia abitativa per i neomaggiorenni che hanno già intrapreso un percorso di integrazione.

Catania è una città in cui la presenza di migranti si sente ed è tangibile, specie in alcuni luoghi – Villa Bellini, la zona della stazione centrale, viale Africa nella zona delle Ciminiere e piazza della Repubblica – in cui gli stranieri sono soliti radunarsi. «Presto il progetto sarà anche un’unità di strada – anticipa – Senza pettorine che ci rendano riconoscibili e senza altri segni che creino distanza, insieme a mediatori linguistici e culturali, faremo degli interventi di avvicinamento per creare un primo contatto con i ragazzi, nel modo più diretto possibile, per capire le loro necessità, informarli dei rischi che corrono e dei servizi che mettiamo a disposizione soprattutto di quelli maggiormente vulnerabili e a rischio di violenze, abusi o sfruttamento».

Il clima generale di paura crescente che si respira in Italia e che sfocia di frequente in fenomeni di razzismo e di xenofobia «non lascia immune nemmeno Catania che però – afferma il coordinatore di CivicoZero – mantiene una identità di città portuale, mediterranea, in cui le migrazioni ci sono da sempre e questo aspetto si sente e può aiutare l’accoglienza e l’integrazione. Questo quartiere misto, residenziale ma vicino alla stazione, ci ha stupiti positivamente: nessuno è venuto a contestare il progetto, il che non è una cosa da dare per scontata, ma anzi diverse persone si sono avvicinate e sono entrate per chiederci se avessimo bisogno di qualcosa di materiale e si sono anche messe a disposizione per eventuali future collaborazioni».


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