chi oggi, anche tra le forze sociali, chiede il commissariamento della regione siciliana è stato fino a ieri parte del sistema e corresponsabile del default.
Cgil, “no” al commissariamento della Sicilia
Chi oggi, anche tra le forze sociali, chiede il commissariamento della Regione siciliana è stato fino a ieri parte del sistema e corresponsabile del default.
Lo dice il segretario generale di Funzione pubblica Cgil Sicilia, Michele Palazzotto, commentando le notizie delle ultime ore: Diciamo no al commissariamento e sì al voto anticipato perché il commissariamento non farebbe altro che abbassare la spesa, provocando nuovi tagli lineari e bloccando gli investimenti per lo sviluppo e il rilancio dellIsola. Palazzotto sottolinea anche la responsabilità politica dei partiti che, anche nelle scorse legislature, hanno contribuito alla creazione di questo stato della finanza pubblica regionale e di quelli che, col loro silenzio, non hanno fatto nulla per arrestarne gli effetti ed invertirne la rotta.
Sulla voglia matta di commissariare la Sicilia calpestando l’Autonomia siciliana manifestata da Monti e dagli ‘ascari’ dell’Udc siciliana capeggiata da Giampiero D’Alia interviene il leader di Grande Sud, Gianfranco Miccichè.
“L’iniziativa del presidente Monti, volta a fare chiarezza sui fatti siciliani, è assolutamente legittima. Ogni buon padre di famiglia è tenuto a chiedere conto e ragione al proprio figlio dei progetti futuri e delle spese sostenute, soprattutto se queste ultime sono state un po’ allegre. In gioco c’è il patrimonio e il buon nome della famiglia intera”.
“Tuttavia – aggiunge Miccichè – non bisogna dare adito a equivoci, nessuno deve strumentalizzare la lettera che il Premier ha inviato al governatore Lombardo, per consentire a quest’ultimo di non dare seguito all’impegno di rassegnare nei prossimi giorni le dimissioni”.
Per il leader del movimento arancione “non esistono né seconde, né terze vie. I siciliani attendono le dimissioni di Lombardo e nessuno è legittimato a impedire loro di esprimersi, prima possibile e attraverso un voto libero e democratico, per indicare chi dovrà sradicare, anche attraverso l’aiuto del governo nazionale, la malerba della cattiva gestione economica e finanziaria della nostra Regione”.
“Monti è stato chiaro. Ha preteso chiarezza. Nessuno si sogni di macchiare, per un preciso tornaconto, ciò che è limpido. La priorità è la Sicilia. Il resto non conta”, conclude Miccichè.
p.s.
Secondo noi, con rispetto parlando, Miccichè non ha letto bene quello che dice Monti. In primo luogo, perché Monti, in questa storia, non è mai stato chiaro: tant’è vero che, né lui né D’Alia (che insieme a Casini sono suoi cattivi consiglieri) sanno adesso quello che debbono fare. Una cosa l’hanno capita, però, Monti, D’Alia e Casini: che appena inviano in Sicilia un commissario calpestando lo Statuto siciliano, e quindi anche la Costituzione italiana, in Sicilia finisce a bordello.
La seconda cosa che Miccichè non ha chiara è che Monti – sobillato da Pdl, Pd e Udc – deve rinviare le elezioni siciliane. Che è, se non abbiamo capito male, l’esatto contrario di quello che vuole Miccichè.