Tutto sembrava essere pronto, ma alla fine i palermitani dovranno ancora aspettare, la definitiva composizione della giunta Lagalla non solo è stata rinviata, ma pare essere in alto mare. Sabato l’ex assessore regionale ha voluto incontrare tutte le parti in causa, i rappresentanti delle varie anime che hanno composto la coalizione di centrodestra all’appuntamento del 12 giugno. I nomi erano sul piatto, specie dopo lo scioglimento delle riserve da parte di Fratelli d’Italia, che ha portato avanti i suoi tre nomi. A farsi da parte avrebbero dovuto essere le liste che non hanno raggiunto il cinque per cento, necessario per avere posto in Consiglio come Noi con l’Italia e Alleanza per Palermo, che pure ha sfiorato lo sbarramento.
E proprio da Totò Lentini, leader di Alleanza per Palermo, arrivano tracce importanti su come siano andate le cose. Il deputato regionale non più di un paio di giorni fa in una nota aveva espresso tutte le sue riserve sulla possibilità che Lagalla rompesse il patto stilato alla vigilia del voto. Un patto che ha tenuto insieme la frammentata coalizione del centrodestra, che inizialmente si era presentata in campo con ben sei candidati sindaco, tra cui, appunto, Totò Lentini. Adesso la posizione del deputato di Popolari e autonomisti sembra essere decisamente cambiata: «Noi avremo un posto in giunta – dice a MeridioNews – Era nel patto preelettorale e non vedo perché dovrebbe essere così. Non ho ragione di pensare diversamente». In pratica, senza il placet di tutti l’accordo non si fa. E Lentini non è intenzionato a fare il suo secondo passo indietro.
Per l’autonomista già difficile era stato il primo, quando dopo avere organizzato ben tre liste a sostegno della sua candidatura a sindaco si è visto prima sfuggire l’appoggio del suo partito, con Raffaele Lombardo che prima partecipa alla sua convention e poi dichiara supporto e fedeltà a Francesco Cascio, allora candidato di Forza Italia. E poi ha ceduto in nome dell’unità, rinunciando, così come farà anche Cascio poco dopo, alla candidatura. Un’escalation di eventi che ha giocoforza minato i rapporti con gli autonomisti, che adesso dichiarano supporto incondizionato a Lagalla, ma che fino a qualche mese addietro premevano perché fosse Cascio ad andare avanti come candidato unico.
Ennesimo screzio all’interno di una coalizione che parrebbe prepararsi per le elezioni regionali più frammentata che mai, ma che di fatto potrebbe non esserlo. E l’indicazione arriva proprio da Palermo, con il nome di Dario Falzone, avanzato per un assessorato, che potrebbe essere interlocutorio: Falzone, indicato dall’ex forzista Giuseppe Milazzo, autore di un’ottima prestazione elettorale, è vecchia conoscenza della politica palermitana, che lo ha visto già interpretare il ruolo di vicesindaco in quota Alleanza nazionale, partito in cui ha coltivato la vicinanza con un’altra figura ingombrante di Fratelli d’Italia: Raffaele Stancanelli, nome più volte vociferato come sostituto di Nello Musumeci alla presidenza della Regione e che potrebbe fare recedere Fratelli d’Italia dal fare barricate attorno all’attuale governatore.
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