Centro Astalli, 900 migranti assistiti in più nel 2018 «Le istituzioni creano problemi invece di risolverli»

«I migranti forzati che continuiamo ad incontrare al centro Astalli ci offrono l’occasione di prendere atto della nostra responsabilità e ci costringono ogni giorno a riflettere su come il numero delle persone che fuggono dai propri Paesi a causa di conflitti, violazioni di diritti umani, persecuzioni e povertà aumentano ogni anno. Circa la metà degli sfollati interni e due terzi dei rifugiati del mondo provengono da soli dieci Paesi. Sono in buona parte gli stessi di sempre, crisi note da troppo tempo e per questo sparite quasi del tutto dai media». La riflessione dell’organizzazione dei gesuiti per i rifugiati è contenuta nel rapporto che condensa le attività di un anno. E nel capoluogo siciliano è ancora più significativa, considerando che la sede palermitana del centro Astalli offre da 15 anni vari servizi ai migranti in gravi condizioni di disagio. In questo arco temporale sono più di 11mila le persone che hanno chiesto aiuto e assistenza, che nel 2018 sono diventate oltre 900 in più, arrivando alla considerevole cifra di 7.051 persone in un solo anno. 

Un vero e proprio boom che, secondo il presidente Alfonso Cinquemani, si spiega con una frase: «Le istituzioni creano problemi invece di risolverli». Il riferimento è al cosiddetto decreto sicurezza, voluto fortemente dal ministro degli Interni Matteo Salvini e avallato anche dal M5s. «Dalla nostra aperta a Ballarò entrano tutti coloro che vivono in condizioni precarie. Col decreto sicurezza ci sarà sempre più gente per strada, in condizioni di vita sempre più complicate, e ciò metterà in pericolo gli equilibri delle piccole e grandi città. Una situazione incredibile, questa portata avanti dalla politica, che non ha alcuna logica se non quella elettorale di breve periodo. E purtroppo le persone vanno dietro a questo sentire, per ignoranza e mancanza di ascolto. Per questo motivo noi puntiamo moltissimo sui numeri, così chiari che non necessitano neanche di chissà quale spiegazione».

E i numeri sono quelli elencati proprio nel rapporto 2019, presentano negli scorsi giorni a Roma. A partire dalle numerose attività svolte nella sede di piazzetta Ballarò, alle spalle di via Maqueda. Il centro Astalli offre diversi servizi di prima accoglienza: la colazione, le docce, la distribuzione di indumenti, la scuola d’italiano (con tre livelli di insegnamento e cinque classi), il doposcuola, la consulenza legale, l’ambulatorio medico in collaborazione con Medici Senza Frontiere e lo sportello lavoro. Al fine di favorire l’integrazione e l’inserimento sociale, il centro propone anche una serie di attività di seconda accoglienza: laboratori artigianali, preparazione alla scuola guida, corsi di lingue straniere, che hanno l’obiettivo di creare occasioni di incontro tra i migranti presenti nel territorio e i cittadini residenti. «Tutto volontariato – ci tiene a precisare Cinquemani -, andiamo avanti solo con le offerte e questo ci permette di lavorare in piena autonomia». 

Sono state oltre 17mila le colazioni servite nel corso dell’anno trascorso, e oltre 1400 le persone che hanno usufruito della distribuzione del vestiario. Lo sportello legale ha realizzato 298 interventi rispondendo alle esigenze di 186 persone. Lo sportello lavoro ha registrato un aumento degli interventi, che sono passati dai 507 del 2017 ai 915 del 2018. Inoltre il centro Astalli dal 2016 è sede di un progetto Sprar, con 25 ospiti neo maggiorenni. Anche in questo caso, però, Cinquemani guarda avanti. «Se non fosse per il nuovo decreto sicurezza sarebbe ancora un modello d’accoglienza valida – afferma il volontario – Ci tolgono le ali, per adesso stiamo ospitando ragazzi che aspettano lo status di rifugiato politico e quello umanitario. Ma se perdura questa normativa gli Sprar saranno solo degli alberghi temporanei, perché l’intenzione è di concedere sempre meno questi status. E ci saranno i cosiddetti privilegiati, ovvero coloro che hanno già ricevuto il permesso di soggiorno. Mentre chi è in attesa non sarà ammesso agli Sprar. Tutti i rifugiati che inoltreranno la domanda per motivi umanitari andranno in strada».

Si preannunciano tempi difficili, insomma, tra razzismo di Stato e un’opinione pubblica sempre più manipolabile e incattivita. Mentre chi resta solidale viene percepito con sempre maggiore fastidio. Cinquemani però preferisce il profilo basso, quello di chi sostituisce i proclami con le azioni quotidiane. «Noi non facciamo nulla di eroico, solo il nostro dovere di essere umani» è la sua conclusione.


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