Cefop 2/ Giuseppe Raimondi: “I lavoratori hanno diritto agli ammortizzatori sociali”

Come debbono comportarsi gli oltre 300 lavoratori del Cefop licenziati in questi giorni? Stiamo parlando delle azioni a sostegno del reddito che li garantiranno per i prossimi mesi. Il tema riguarda anche l’Assicurazione Sociale per l’Impiego (ASpI) e la mini ASpI, per cui ci si chiede se tali garanzie possano trovare applicazione in favore dei lavoratori licenziati dall’Ente interessato da procedura concorsuale.

Regna tuttavia una confusione generale dovuta prevalentemente al ricorso a strumenti e norme inediti per un settore come quello della formazione professionale siciliana che mai, precedentemente, aveva fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. Cerchiamo di essere più precisi.

Solo da qualche anno i lavoratori della formazione dell’Isola hanno conosciuto forme di sostegno al reddito diverse dal Fondo di garanzia disciplinato dall’articolo 132 della legge regionale n.4 del 16 aprile 2003. Si tratta dell’istituto della Cassa integrazione in deroga introdotto dal Legislatore regionale nel settore della formazione professionale, come strumento prioritario a seguito dell’approvazione della legge regionale n.10 del 7 giugno 2011. Una legge fortemente voluta dal famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert e Centorrino, interpreti- negli ultimi due anni – delle scelte nel settore della formazione professionale in Sicilia).

Cascano male questi licenziamenti per via anche del quadro normativo nazionale mutato proprio a partire dal 1 gennaio 2013. È entrata in vigore, infatti, la riforma Fornero, dal nome del ministro al Lavoro, Elsa Fornero. Con la legge 28 giugno 2012, n.92 è stato riformato il mercato del lavoro e sono state introdotte dal Parlamento italiano alcune modifiche all’attuale sistema delle tutele in costanza di rapporto di lavoro. Ma torniamo agli iniziali interrogativi che cadono come macigni sulle teste di tutti i lavoratori ad oggi licenziati del Cefop.

Non è certo questa la sede per stabilire se il ricorso a tali strumenti sia stato o meno provvidenziale. Quello che occorre fare, invece, è sgombrare il campo dagli equivoci e dalla confusione ed informare i lavoratori.

Secondo quanto riferitoci da Giuseppe Raimondi (nella foto a sinistra), responsabile regionale della Uil Scuola per la Formazione professionale, al personale licenziato dal Cefop spetta, eccome, l’ammortizzatore sociale per l’anno 2012. E l’affermazione trae origine dall’intesa istituzionale sottoscritta lo scorso 7 dicembre tra le parti sociali e l’Ente. Peraltro, lo stesso sindacalista tiene a precisare che le lettere di recesso sono state inviate dai Commissari straordinari (avvocati B. Antoniolli, C. Falanga e G. Benedetto) ai lavoratori interessati entro il 31 dicembre 2012. Per cui si applica il vecchio regime sia per l’erogazione della Cassa integrazione (Cigd) per il 2012, sia per la disoccupazione ordinaria e l’indennità di mobilità in deroga. È lo stesso Raimondi a precisarci seccamente che l’ASpI, a suo modo di vedere, non si applica.

La questione non è di poco conto e diverse sono le ragioni. Intanto chiariamo la procedura operativa. Bisogna capire se i verbali sottoscritti ai fini della Cassa integrazione sono stati trasmessi entro il 31 dicembre 2012 all’Inps. È determinante, tale aspetto, in virtù di quanto chiarito dalla Direzione Generale dell’Inps con Messaggio 21164 del 21 dicembre 2012. Dando seguito alla nota emanata dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali lo scorso 20 dicembre 2012 a tutti gli assessorati regionali del Lavoro.

L’Inps ha precisato: “I pagamenti di mobilità in deroga e le autorizzazioni di concessione di Cassa integrazione in deroga per il 2012 potranno essere emessi solo per prestazioni relative a provvedimenti di concessioni regionali pervenuti all’Istituto entro il 31 dicembre 2012 tramite SIP o, in caso di trasmissione attraverso gli altri sistemi, con data di protocollazione entro il 31 dicembre 2012, e afferenti comunque a periodi di competenza 2012. A tale proposito, anche in relazione all’urgenza degli adempimenti ed in prossimità delle chiusure di fine anno, le sedi potranno accettare inserimenti sul sistema SIP dei provvedimenti di concessione regionale anche successivi al 31 dicembre 2012, purché preceduti da invio della decretazione con protocollazione Inps entro la data del 31 dicembre 2012”.

La vicenda appare alquanto ingarbugliata. E non è di poco conto neanche il chiarimento circa il sistema di protezione da applicare. Ad ulteriore chiarimento degli interessati, proviamo sinteticamente a raffrontare i due sistemi di protezione sociale, ante “riforma Fornero” e a partire dal 2013.

Che cos’è l’ASpI? L’acronimo che dà il nome alla nuova indennità di disoccupazione, sta per Assicurazione Sociale per l’Impiego, il sistema di assicurazione contro la disoccupazione involontaria previsto dalla riforma del mercato del lavoro voluta da Elsa Fornero e dal Governo Monti. Ricordiamo che la trattativa con le parti sociali precedente all’approvazione della legge si è chiusa con il no della Cgil.

In sostanza, l’ASpI va a sostituire quattro istituti oggi vigenti: l’indennità di mobilità, l’indennità di disoccupazione non agricola ordinaria, l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, l’indennità di disoccupazione speciale edile. Vale la pena di ricordare che l’indennità di disoccupazione è la pratica attraverso la quale lo Stato finanzia il sostentamento di disoccupati che non percepiscono reddito di lavoro, non avendo la possibilità di offrire prestazioni lavorative; l’indennità di mobilità, invece, viene riconosciuta ai lavoratori che abbiano perduto il posto di lavoro in seguito a licenziamento (e che risultino iscritti nelle liste di mobilità).

Vediamo ora, nel dettaglio, tutte le caratteristiche di questa “assicurazione”. Tanto per cominciare, cerchiamo di capire chi può accedere all’assicurazione. Sono coperti dall’ASpI: tutti i lavoratori dipendenti del settore privato; i lavoratori delle Amministrazioni pubbliche con contratto di lavoro dipendente a tempo determinato. Si estende, inoltre, agli apprendisti e agli artisti (dipendenti), che oggi sono esclusi dall’applicazione di strumenti a sostegno del lavoratore in caso di perdita del reddito.

Quali sono i requisiti per avere diritto all’ASpI? Restano invariati i requisiti che oggi consentono di accedere all’indennità di disoccupazione non agricola ordinaria. In buona sostanza, bisogna, naturalmente, essere disoccupati; bisogna inoltre avere almeno 2 anni di anzianità assicurativa e aver lavorato con contributi regolarmente versati per almeno 52 settimane nell’ultimo biennio. La durata dell’ASpI cambia rispetto all’attuale indennità di disoccupazione.

Al momento, l’indennità di disoccupazione ordinaria dura 8 mesi per i lavoratori che non hanno ancora compiuto il 50esimo anno d’età, che diventano 12 quando si superano i 50 anni. Ma l’ASpI sostituisce anche la mobilità (che oggi interessa circa 4 milioni e mezzo di dipendenti) e che ha durate decisamente superiori: 12 mesi (24 per chi ha da 40 a 50 anni, 36 per chi ha più di 50 anni), che diventano 24 (e rispettivamente 36 e 48) per i lavoratori licenziati da aziende del Mezzogiorno.

Con la riforma cambiano durate e soglia d’età: l’ASpI appiattisce tutto, aumenta un po’ la durata rispetto all’indennità ordinaria ma la riduce drasticamente rispetto alla mobilità. Durerà non più di 12 mesi per i lavoratori con meno di 55 anni di età, che diventano 18 mesi se si superano i 55 anni di età.

Il massimale dell’Assicurazione è di 1.119,32 euro (con rivalutazione annuale sulla base dell’indice dei prezzi FOI). Ma questo è l’importo massimo, appunto. Viene concesso, nella fattispecie: il 70% dello stipendio lordo precedentemente percepito, fino alla retribuzione di 1.250 euro, il 30% per la parte di retribuzione precedentemente percepita superiore a 1.250 euro, fino a raggiungere il massimale.

Inoltre, dopo i primi 6 mesi l’indennità si abbatte del 15%. Dopo altri 6 mesi la cifra erogata scende di nuovo del 15%. Per confronto, l’attuale sussidio di disoccupazione prevede il 60% del lordo per 6 mesi, il 50% del lordo per il settimo e l’ottavo mese, il 40% del lordo per i mesi restanti. È prevista anche la cosiddetta mini-Aspi che riguarderà anche gli eventi occorsi prima del 2013 ed è appannaggio di quei contribuenti che siano stati licenziati mettendo da parte almeno 13 settimane di contributi nei 12 mesi prima del periodo di disoccupazione.

Ed allora perché non lanciare una proposta che potrebbe garantire una immediata monetizzazione in favore del personale licenziato?

Il Governo regionale potrebbe disporre in favore del personale licenziato dal Cefop l’anticipazione del pagamento delle somme secondo quanto previsto dall’articolo 1, comma 2 della legge regionale n.10 del 7 giugno 2011. Previsione normativa rafforzata da quanto previsto nel quarto comma della legge regionale citata. La norma introduce un criterio di priorità per gli interventi a carico del fondo di garanzia previsto dall’art.132 della legge regionale n.4 del 16 aprile 2003. Misura destinata prioritariamente in favore dei soggetti con anzianità di servizio di almeno trenta mesi alla data di entrata in vigore della legge regionale 10/2011, dipendenti degli enti di formazione professionale con contratto a tempo indeterminato, instaurato per le finalità di cui alla legge regionale 6 marzo 1976, n. 24.

Significa, in buona sostanza, che i lavoratori licenziati dal Cefop in amministrazione straordinaria, che vantano il possesso dei requisiti per ottenere l’indennità di sostegno al reddito, potrebbero beneficiare della anticipazione dalla Regione, in attesa che si superi la vicenda interpretativa legata all’applicazione delle nuove disposizioni normative a partire dal 2013 al sistema delle tutele in costanza di rapporto di lavoro. Resta il fatto che l’esercizio provvisorio non consentirebbe, ad oggi, di riconoscere per intero le indennità al personale licenziato. Pur tuttavia, il governo potrebbe appostare la somma necessaria nell’apposito Capitolo di bilancio dedicato al funzionamento del Fondo di garanzia e procedere a pagare in dodicesimi.

È ora che Rosario Crocetta, presidente della Regione siciliana e Nelli Scilabra, assessore regionale alla Istruzione e Formazione professionale, si concentrino sul settore e mettano mano ad una serie di aggiustamenti. Il tempo degli annunci e delle belle parole è cessato. “Niente macelleria sociale” aveva più volte dichiarato Crocetta. Ma quella a cui assistiamo da qualche settimana allora, che cosa è?

 


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