Cava Billiemi, tavolo Agenzia per ipotesi rilancio Si allontana spettro licenziamenti per 13 operai

Oltre all’ipotesi di riconversione in impianto per il recupero di rifiuti inerti, e la prosecuzione dell’attività in un terreno adiacente, ci sarebbe anche una terza via: la gestione di una cava confiscata in provincia di Trapani. È quanto è emerso ieri durante l’incontro nella sede dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati e sequestrati per fare il punto sul futuro della cava Billiemi di Palermo. Sequestrata quasi vent’anni fa, l’azienda il 28 settembre dovrà lasciare i terreni impiegati per l’attività estrattiva, attualmente in affitto, che dovranno essere restituiti ai legittimi proprietari, mentre i macchinari dovranno essere trasferiti in un altro luogo. Ma questo dipenderà anche dai tempi burocratici per il rilascio dell’autorizzazione estrattiva. Un incontro giudicato «estremamente positivo» dai sindacati e dal presidente del consiglio di amministrazione, l’avvocato Giovanni Chinnici, che confermano la sostanziale «condivisione da parte dell’Agenzia del percorso di salvataggio della cava», allontanando in parte lo spettro licenziamento per i 13 dipendenti. L’appuntamento è fissato ai primi di settembre quando il consiglio di amministrazione dovrà ripresentare il piano industriale.

«Dagli amministratori giudiziari era stato paventato il rischio che il 28 settembre venissero sospese le attività della cava – affermano il segretario nazionale della Filca-Cisl Salvatore Scelfo e il segretario provinciale Filca-Cisl Palermo Paolo D’Anca – Ma ieri, nel corso di un incontro con la vice prefetto Matilde Pirrera, abbiamo ricevuto rassicurazioni: c’è stata prospettata una rosa di soluzioni per rilanciare l’attività della cava e garantire il futuro degli operai». In realtà, già nei mesi scorsi il progetto di riconversione della cava era stato annunciato: tra i punti ancora da chiarire, semmai, quelli relativi al reperimento delle risorse per l’acquisto dell’impianto di trattamento e relativi macchinari per il recupero degli sfabbricidi. L’Agenzia, infatti, non dispone di capitali propri, ma c’è la possibilità di richiedere un finanziamento al ministero dello Sviluppo economico con agevolazioni riservate alle imprese già confiscate o sequestrate alla criminalità organizzata.

Tra le altre soluzioni, anche quella per la continuazione dell’attività estrattiva che potrebbe proseguire o in un’area adiacente – la cava Badami – oppure in una nuova area nel Trapanese. «Ieri di fatto abbiamo condiviso con l’Agenzia le idee per il rilancio della cava Billiemi – chiarisce Chinnici – In più, durante la riunione, è venuta fuori l’ipotesi di Trapani, ancora tutta da vagliare e che merita tutti gli approfondimenti del caso. Ma se andasse in porto, consentirebbe di assorbire la forza lavoro che già impieghiamo, e persino di aumentarla. Le tre ipotesi non si escludono a vicenda, e le porteremo avanti tutte insieme. Stiamo lavorando per garantire la continuità aziendale e posti di lavoro».

Ottimisti anche i sindacati per i quali «la riunione di ieri è stata molto utile perché ha sbloccato una serie di soluzioni – sostengono il segretario nazionale della Filca-Cisl Salvatore Scelfo e il segretario provinciale Filca-Cisl Palermo Paolo D’Anca – a tutela dei posti di lavoro. E anche qualora si ravvisi la necessità di uno stop temporaneo delle attività, si potrà sempre ricorrere agli ammortizzatori sociali per non lasciare gli operai in difficoltà. Il ruolo svolto dall’Agenzia in questo caso – concludono – dimostra come ancora una volta, grazie alla presenza dello Stato, la legalità diventa produttiva e dà occupazione».


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Nel corso di una riunione a Reggio Calabria, sono state prospettate tre soluzioni: a partire dalla riconversione in un impianto per il recupero di rifiuti fino alla prosecuzione dell'attività in un terreno confiscato in provincia di Trapani. Sindacati: «Fare presto perché il 28 settembre l'area dovrà essere restituita ai legittimi proprietari. In questo caso la legalità diventa produttiva e dà occupazione»

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