Nel 2017 la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane hanno condotto 314 operazioni nella provincia di Catania e sequestrato 1.549.074 prodotti contraffatti. Catania si colloca al decimo posto nella graduatoria delle province italiane per numero di sequestri e sale al quarto posto per quantità di pezzi intercettati. Nell’ultimo decennio, sono stati effettuati complessivamente 1.901 […]
Catania quarta in Italia nel mercato della contraffazione Dai giocattoli fake al pistacchio di Bronte made in Iran
Nel 2017 la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane hanno condotto 314 operazioni nella provincia di Catania e sequestrato 1.549.074 prodotti contraffatti. Catania si colloca al decimo posto nella graduatoria delle province italiane per numero di sequestri e sale al quarto posto per quantità di pezzi intercettati. Nell’ultimo decennio, sono stati effettuati complessivamente 1.901 sequestri e confiscati quasi 16,2 milioni di pezzi falsi: in Italia un giocattolo contraffatto su cinque viene sequestrato a Catania. Nell’ultimo anno il numero dei sequestri è aumentato del 57%, ma è significativamente diminuita la quantità dei pezzi confiscati (-40,8%). È questo l’effetto di un cambio di strategia del mercato del falso. Invece di trasportare grossi quantitativi di prodotti fake, che sono più facilmente individuabili e, se scoperti, comporterebbero un danno economico considerevole per i professionisti della contraffazione, si predispongono carichi più piccoli e più numerosi. È quanto emerge da una ricerca del Censis realizzata per il Ministero dello Sviluppo Economico (Direzione Generale Lotta alla contraffazione-UIBM).
Il mercato del falso vale a livello nazionale 6,9 miliardi di euro e sottrae 100.000 posti di lavoro all’economia legale. L’emersione della contraffazione comporterebbe anche un aumento del gettito fiscale, tra imposte dirette (su impresa e lavoro) e indirette (Iva), pari a 1,7 miliardi di euro. Al primo posto tra gli articoli sequestrati lo scorso anno nella provincia di Catania ci sono le «altre merci», soprattutto etichette, contenitori, cartellini, che indicano la presenza sul territorio di attività di assemblaggio per trasformare capi di abbigliamento e accessori da «neutri» a falsi griffati. Questa attività si realizza, nella maggior parte dei casi, negli appartamenti in città dei venditori ambulanti irregolari africani, per lo più senegalesi, che sono adibiti a deposito e laboratorio. Non mancano anche casi di veri e propri opifici clandestini sul territorio, in particolare nel settore dei profumi.
I protagonisti indiscussi del mercato dei giocattoli contraffatti sono i cinesi e l’area più a rischio è il Comune di Misterbianco: zona commerciale situata a meno di 10 chilometri dal capoluogo, dove dal gennaio 2016 al marzo 2018 sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza oltre 6 milioni di prodotti contraffatti e non sicuri, tra cui più di 4,5 milioni di giocattoli. Molto più rilevante è la partecipazione dei cittadini italiani alle falsificazioni che ruotano attorno ai prodotti alimentari tutelati, in particolare il pistacchio verde di Bronte, l’arancia rossa e l’olio extravergine d’oliva. Vengono fatti entrare in Italia prodotti di minore qualità da Grecia, Turchia, Egitto, Marocco, Iran. Una volta giunti in Italia, questi prodotti vengono mescolati o sostituiti a quelli nostrani assumendo illecitamente lo status di «made in Sicily». Nel 2018 sono già state sequestrate almeno 500 tonnellate di agrumi importati dall’estero e rivenduti come tipici o utilizzati nella produzione di specialità locali. E il giro d’affari del pistacchio fake si stima in circa 120 milioni di euro l’anno.
(Fonte: Ufficio stampa Censis)