Il Servizio volontario europeo a Catania compie dieci anni. I giovani che in questi anni sono passati sotto al vulcano si sono occupati di tutto, dall'assistenza ai migranti alle attività ludiche. In quella che è una delle città con più richieste di partecipazione, l'Arci ha organizzato per oggi una festa dove i protagonisti saranno i volontari stranieri e quanti vorranno partire. Destinazione, gli altri. Guarda il video con i racconti di chi ha già partecipato
Catania capitale dei volontari europei L’Arci celebra i dieci anni del programma
Ventisei volontari italiani inviati in oltre quindici Paesi e ventidue giovani accolti. In dieci anni, il Servizio volontario europeo a Catania è cresciuto tanto: doposcuola, assistenza agli anziani, supporto legale ai migranti. Le attività svolte dai giovani tra i 18 e i 30 anni sono molteplici. Denominatore unico, la voglia di viaggiare, conoscere Paesi – anche molto distanti culturalmente dal proprio – e lavorare nel sociale. Per festeggiare questo decimo compleanno catanese, l’Arci di Catania ha organizzato una festa preceduta da testimonianze di quanti hanno già partecipato a questo progetto del programma comunitario Youth in action. Dalle 18 il cortile della Cgil in via Crociferi 40 si riempirà di giovani e musica.
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Rivolto ai giovani europei, lo Sve è «un’opportunità di apprendimento nell’ambito di organizzazioni no profit ed enti pubblici – spiega il responsabile della mobilità internazionale dell’Arci catanese, Saro Rossi – Un’esperienza diversa da quella offerta da altri programmi come l’Erasmus». Il lavoro nel sociale è il tratto distintivo e in una città come Catania questo è un settore che non conosce crisi. «La nostra città è uno dei luoghi in Italia nel quale lo Sve ha più successo. E’ accogliente e gli stimoli per i volontari non mancano, anche per le difficoltà che s’incontrano nel contesto cittadino», afferma Rossi.
A dare l’orientamento al resto del percorso che ogni volontario inizia è il progetto, l’attività nel qualche si verrà coinvolti una volta entrati a far parte del Servizio. Si parte consultando il database europeo, nel quale è specificato che non deve essere la destinazione la chiave di ricerca. «Quello che scegli non è il Paese nel quale andare, ma il progetto che ti offrono». Anche se ti ritrovi in Lituania, con una temperatura di meno dieci gradi, conoscendo solo l’inglese, come è successo ad Alessandro, giovane di Pozzallo che ha vissuto per un anno nel Paese sul mar Baltico. Più che il curriculum, contano le motivazioni che spingono a viaggi che possono durare al massimo un anno.
Le attività di cui i giovani possono occuparsi sono finanziate dalla Comunità europea, che, oltre a sostenere le spese per vitto e alloggio dei volontari, assicura un periodo di formazione e un piccolo contributo mensile. Le destinazioni disponibili sono i Paesi dell’Unione europea, i candidati a farne parte (Turchia e Croazia), Norvegia, Islanda, Liechtenstein, Paesi dell’Est europeo e – con modalità differenti – alcuni stati del sud America e dell’Africa.
Un’esperienza che può cambiare anche le prospettive di vita, come confessa nel nostro video Biljana, giovane laureata in giurisprudenza proveniente dalla Macedonia che in Sicilia si occupa di assistenza ai migranti: «Prima di partire volevo fare l’avvocato, ma ora c’è qualcosa che mi tira verso il terzo settore», confessa. Un soggiorno che ti porta ad amare un Paese straniero, com’è successo a Theodwra, giovane sociologa greca che vorrebbe vivere a Catania.
Un’esperienza sconvolgente, che sposta l’accento da se stessi al mondo.