Caso Pedalino, cinque ore di arringa per la difesa Niente sangue sugli abiti del prof di musica Arena

È alle battute finali il processo per l’omicidio di Natale Pedalinoil bracciante agricolo paternese ucciso il 19 dicembre 2015 nelle campagne di contrada Cotoniera, in territorio di Paternò. L’imputato è Giulio Arena, il docente del conservatorio di Palermo di 61 anni, accusato di avere ucciso con 55 coltellate Pedalino, che si occupava di curare i fondi agricoli della famiglia del suo presunto assassino. La pubblica accusa, rappresentata da Fabrizio Aliotta, nell’udienza della scorsa settimana, aveva chiesto la condanna all’ergastolo per il professore di musica

Oggi è stata la volta del legale dell’indagato, l’avvocato Giovanni Avila, il quale nella sua arringa, durata oltre cinque ore, ha ribadito l’innocenza del suo assistito, cercando di fare emergere le contraddizioni che si sarebbero manifestate, a detta del legale, nel corso delle indagini condotte dagli investigatori. Uno dei punti sottolineati da Avila riguarda le riprese delle telecamere di videosorveglianza presenti nel luogo dell’incontro tra i due uomini. Secondo il legale, gli orari del video e quelli della localizzazione del cellulare di Pedalino non coinciderebbero e non sarebbero state effettuate le dovute comparazioni. 

Avila ha inoltre evidenziato l’assenza di macchie di sangue sugli abiti di Arena, nonostante fossero stati inflitte decine coltellate alla vittima. Per la procura a contenere il sangue sarebbero stati gli abiti della vittima. Era pieno inverno e Pedalino aveva addosso diversi capi d’abbigliamento, che avrebbero assorbito il sangue, impedendogli di schizzare. L’omicidio, secondo l’accusa, sarebbe maturato nell’ambito di contrasti sulla raccolta di olive in una proprietà del padre dell’imputato che avrebbero prodotto dieci litri di olio da dividere in due. Il mancato accordo sarebbe stato il movente del delitto. Per la difesa il movente è inconsistente

Seconda la procura Arena e Pedalino si sarebbero incontrati alle 16.45 circa in piazza Purgatorio, a Paternò. Da dove si sarebbero spostati a bordo dell’auto dell’insegnante, un fuoristrada Subaru Forester. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la lite sarebbe nata all’interno della vettura e degenerata nell’accoltellamento solo all’esterno. Secondo gli inquirenti, determinanti per risalire al musicista sarebbero state la testimonianza della moglie di Pedalino, che avrebbe informato le forze dell’ordine dell’appuntamento tra i due uomini e le tracce di sangue trovate sulla vettura di proprietà dell’indagato che i Ris di Messina avrebbero ricondotto alla vittima. Macchie di sangue giustificate dalla difesa con la presenza comunque confermata di Pedalino nell’auto del presunto omicida.

La procura inoltre ha anche accusato Arena di avere tentato di uccidere, il 4 agosto 2014, con quattro colpi di arma da fuoco, due ambulanti la cui bancarella si trovava lungo corso del Popolo, sempre a Paternò; alla base della sparatoria, secondo gli inquirenti, una lite sull’acquisto di due angurie. I familiari di Pedalino si sono costituiti parte civile, rappresentati dall’avvocata Pilar Castiglia. Il prossimo 30 ottobre è in programma un’altra udienza dove sono previste le controrepliche delle parti e il ritiro in camera di consiglio della corte. Quello stesso giorno dovrebbe arrivare la sentenza.


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