Un incontro di appena quaranta minuti, tanto è bastato all’ex imprenditore palermitano per rievocare i passaggi salienti della sua vicenda: dalla denuncia delle collusioni tra mafia e borghesia locale allo status di pentito attribuitagli dal Ministero, a dispetto della richiesta della Procura di Palermo che lo definisce invece testimone di giustizia
Caso Niceta, l’incontro col sindaco Orlando «Non si vuole sbilanciare per un pentito»
«Non posso fare una conferenza stampa per un collaboratore di giustizia». Sarebbe stato questo il commento del neo rieletto sindaco Leoluca Orlando a colloquio oggi pomeriggio con Angelo Niceta. L’ex imprenditore palermitano, che ha denunciato gli affari tra la mafia, la borghesia locale e i suoi parenti più vicini, ha chiesto un incontro per metterlo al corrente della sua situazione. Sono bastati appena quaranta minuti per rievocare i passaggi salienti della vicenda, incluso il nodo cruciale, quello della decisione del ministero dell’Interno di attribuirgli lo status di pentito piuttosto che di testimone di giustizia, come invece era stato richiesto dai magistrati e dalla Procura di Palermo.
«Il sindaco oggi ha preso atto di questa situazione che non conosceva, aveva sentito dire qualcosa in maniera generica, ma solo con questo incontro ha potuto approfondire la storia», spiega Niceta fuori da Palazzo delle Aquile. «Ha detto che parlerà con la prefetta Antonella De Miro, ma ha sottolineato che lui non potrà fare molto altro». Tutto infatti è nelle mani della Prefettura, che proprio nei prossimi giorni dovrebbe esprimersi sulla vicenda.
Un incontro, quello di questo pomeriggio, che di fatto non sembra aver portato a qualcosa di concreto. Motivo per cui Niceta continuerà il suo digiuno totale, malgrado i primi segni di cedimento fisico. Il commento del sindaco Orlando, intanto, alla richiesta di avvalersi dei media e prendere una posizione pubblica in suo favore, delude l’ex imprenditore. «Offensivo e demotivante», dice a caldo Niceta, che aggiunge: «Afferma che deve valutare bene la mia situazione. Lui ha voluto sapere quello che già sapeva».
Silenzio invece sul fronte del digiuno a oltranza, che si protrae da sedici giorni. «Immaginavo che sarebbe andata così – insiste Niceta – Lui forse non si ricorda, ma ci conosciamo da molti anni. Lui è uno di quelli che frequentava i salotti dei miei parenti. Oggi doveva per forza mostrare questo distacco».