I tecnici hanno lavorato su materiali diversi, dividendosi le intercettazioni del pentito Chiarello, che ha dato nuovo impulso alle indagini, e quelle degli imputati sotto processo. Confermano con sicurezza di essere certi di quanto trascritto nero su bianco, ma parlano anche di sovrapposizioni di voci, musica di fondo e frasi dette col labiale
Caso Fragalà, sentiti i periti dell’accusa «Alcune tracce non erano nitide e pulite»
«Tutto quello che ho trascritto sono frasi che ho sentito con certezza». Esordisce così Nino Maio, uno dei periti trascrittori incaricato dalla procura di esaminare parte delle intercettazioni relative all’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà. L’esperto, in particolare, si è occupato delle intercettazioni di Francesco Chiarello, il pentito che ha dato una svolta decisiva alle indagini sulla morte del penalista e che ha fatto i nomi degli imputati oggi sotto processo. Il tecnico però è molto chiaro su un punto: «Non sempre sono riuscito a decifrare i dialoghi senza problemi, spesso ho chiesto infatti l’aiuto di un ausiliario per pulire la traccia audio, ma per esigenze di tempo e scadenze per depositare tutto non sempre siamo riusciti – spiega -, alcune sono rimaste incomprensibili».
Spiega, Maio, come ha lavorato su queste tracce audio, descrivendo il suo metodo: «Prima faccio un paio di ascolti senza trascrivere nulla. Lo faccio per acquisire i linguaggi parlati, che possono cambiare da borgata a borgata, in modo così da farli miei». Le incomprensioni che gli hanno impedito di essere sicuro su cosa stava ascoltando sono dovute a diversi fattori. In alcuni frammenti c’era una sovrapposizione di voci, un accavallamento degli interlocutori registrati che non rende chiaro l’ascolto. In altri passaggi della sua perizia, poi, compare invece la dicitura «incomprensibile», che può dipendere, a detta dell’esperto, da una voce spezzata, un colpo di tosse o dai bambini presenti nella ripresa che giocano poco lontano dai soggetti intercettati, che a loro volta sono distanti dalla fonte audio che registra.
Meno sicuro è il collega Fulvio Schimmenti, anche lui nominato dalla procura, che ha lavorato sulle intercettazioni di uno dei sei imputati a processo, Francesco Castronovo. «Alcuni passaggi sono fatti solo di labiale e non essendo un esperto ho preferito correggere alcune mie prime interpretazioni con l’etichetta “incomprensibile”, non potevo essere certo. Un esperto di lettura labiale potrebbe comprenderlo, nel video si vede molto bene». A disturbare l’ascolto di una conversazione captata dentro un’automobile, infatti, è un costante sottofondo di musica neomelodica ad alto volume. «Quella parte non è nitida e pulita – spiega infatti il perito -. Io l’ho riascoltata più volte e continuo a sentire sempre la stessa cosa, cioè la frase “comunque…ma scansavu”, interpretazioni che ho confrontato anche col perito della difesa, Giuseppe Drago, convinto invece che si senta la parola “vergogna”».
Motivo per cui l’avvocata Debora Speciale, che rappresenta Francesco Castronovo, ha chiesto alla corte di ascoltare in aula la traccia audio incriminata e di nominare anche un consulente specializzato in fonogramma per filtrare il frammento e isolarlo dal sottofondo di musica. «Io, come il perito Drago, sento distintamente la parola “vergogna”, e non è necessaria una grande strumentazione», sottolinea l’avvocata. Mentre un’altra porzione di intercettazione è stata già in precedenza trascritta e depositata in un altro procedimento del 2017, a firma dei periti Vincenza Lo Verde e Roberto Genovese, che in un passaggio trascrivono «piccioli» anziché «Chicco», parola annotata dal tecnico Schimmenti e poi sostituita con un «incomprensibile» per incertezza. Tutte richieste di deposito su cui la corte si è riservata.
A testimoniare oggi è anche il maresciallo Antonio Filitti, in servizio al nucleo investigativo del reparto pratico dei carabinieri di Palermo. Lui è incaricato di calcolare i tempi di percorrenza con uno scooter dalla via Francesco Guerrazzi alla via Nicolò Turrisi fino al luogo dell’aggressione. «Mi sono recato in via Guerrazzi per calcolare i tempi di percorrenza, ho cominciato la rilevazione alle 19, tramite motociclo Honda Sh 300i in dotazione al nostro reparto – racconta -. Sono partito dal civico 54/b percorrendo il tragitto più breve fino al punto finale, passando in ordine da: via Michele Piazza, via contessa Giuditta, via contessa Adelasia, corso Finocchiaro Aprile e infine girando in via Nicolò Turrisi». Il tragitto dell’andata dura due minuti e quindici secondi. Il percorso inverso non è lo stesso: «Ho percorso via Balsano, via Volturno, poi si entrava dentro al mercato del Capo, quindi via porta Carini, via Cappuccinelle, via Papireto, via Lascaris, via contessa Giuditta, via Piazza e poi di nuovo in via Guerrazzi». Questa volta il tempo di percorrenza misurato con cronometro segna tre minuti e quaranta secondi.