3099 armi, 9 barche, 1355 veicoli tra cui 62 corazzati, 910 mila dollari in contanti e 735.000 litri di benzina, sequestrati nel 2010. Ma sono solo una piccolissima parte dell'arsenale dei Los Zetas, cartello del narcotraffico messicano, evolutosi in pochi anni da esercito mercenario in potente mafia. Con lo stile, e la violenza, dei gangster nei film Hollywoodiani. Riprendiamo dal blog Il mafioscopio il foto-racconto di Stefano Gurciullo
Carri armati nell’arsenale dei Los Zetas Ramiro Pozos: l’uomo dal Kalashnikov d’oro
Certe immagini ti parlano più di un libro. E se il crimine organizzato è il soggetto ti gridano, tanto da volerti tappare le orecchie. Qui sotto una serie di foto che danno unidea del potere distruttivo del cartello messicano dei Los Zetas, che da piccolo gruppo di mercenari si è trasformato nella più violenta mafia al mondo.
Quello sopra è un AK-47 che apparteneva a Ramiro Pozos, alleato del cartello e arrestato questo settembre. Se lè fatto placcare doro e argento, stile Scarface. Grazie alle connessioni con altre organizzazioni criminali i Los Zetas controllano buona parte del Messico nord-orientale.
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Alcune delle armi e munizioni sequestrate dallesercito messicano. Vengono i brividi a pensare che sia una minuscola parte del loro vero arsenale. Nel 2010, in una sola retata, una task force militare è riuscita a recuperare 3099 armi, 9 barche, 1355 veicoli tra cui 62 corazzati, 910 mila dollari in contanti e 735.000 litri di benzina. Usano frequentemente anche bombe a mano e sono quasi riusciti a ottenere un lancia-missili sovietico, modello RPG-7. Con quello frantumi un elicottero SWAT in un sol colpo.
Ecco il carro armato dei Los Zetas, praticamente un trattore iper-corazzato. Le forze di polizia messicane hanno sequestrato 100 di questi. Ai lati ha fessure che permettono fino a 12 persone di sparare contemporaneamente.
Sono antenne. Il cartello si è costruito il proprio sistema radio da zero, schiavizzando interi team di ingegneri. Le infrastrutture sono innumerevoli e nascoste nelle vaste campagne messicane. Allo stato costerebbe milioni di dollari implementare un simile progetto.
I Los Zetas hanno diviso il proprio territorio in plazas, ognuno con il suo ripetitore e un responsabile alla sua manutenzione. Ah, e molte delle torri radio sono alimentate da pannelli solari (!). Il sistema è tuttavia utilizzato solo dagli operativi del gruppo criminale. I boss hanno adottato un sistema di comunicazione internet crittografato. Di questo ancora non si sanno i dettagli.
Il crimine organizzato messicano ha raggiunto livelli inconcepibili fino a pochi anni fa. Ioan Grillo, – autore di El Narco, ottima finestra sul panorama criminale del paese – non stenta ad affermare che i cartelli abbiano la stessa capacità di fuoco e organizzativa dell’esercito. Difficile non crederci.
[Immagini AP, via Wired.com. Post originale su Il mafioscopio]