Il consigliere togato del Consiglio superiore della magistratura ha partecipato all'incontro su temi come la detenzione penitenziaria. «Serve trovare un punto di equilibrio tra garanzie per i cittadini ed efficienza della giustizia», ha detto
Carceri, Ardita incontra Nessuno tocchi Caino «Serve difendere indipendenza dei magistrati»
«Sicurezza e libertà». Sono questi i due pilastri che ha messo davanti Sebastiano Ardita incontrando alcuni esponenti di Nessuno tocchi Caino a Catania. Confronto pacato ma vivace sui temi della giustizia, della detenzione penitenziaria ma anche sullo Stato di diritto. Punto centrale la questione carceraria con il ruolo rieducativo della pena. Un’esperienza che deve puntare alla «tutela della società» davanti alla commissione di fatti gravi. Ma il magistrato ha puntato l’attenzione anche sul ruolo che devono avere le misure alternative come pure la finalità preventiva della pena davanti a una mafia che trova in chi ha problemi un terreno fertile. Lo Stato di diritto, dunque, non è soltanto garanzia per i cittadini. Sebastiano Ardita ha ribadito come debba essere anche fondamento di «regolarità della propria condotta e non eticità».
Tutti spunti di riflessione sul sistema giudiziario che camminano di pari passo ai sei quesiti referendari a cui sta lavorando il partito Radicale. «La questione giustizia – ha dichiarato il consigliere togato del Csm – è aperta da quasi trent’anni. Il punto di partenza di questa questione è sempre lo stesso: un momento di equilibrio tra garanzie per i cittadini ed efficienza della giustizia che deve presupporre anche certezza della pena, regole chiare, rispettate da tutti. Non richiami unilaterali allo Stato di diritto – ha continuato Ardita -. Questo è il punto dal quale dobbiamo partire. Io credo che i referendum hanno sempre un valore di stimolo a prescindere dal fatto che si possa o meno condividerne il contenuto».
«La giustizia in questo momento deve tenere conto della necessità di garantire e mantenere l’indipendenza dei magistrati ma al tempo stesso di evitare che si determini una forza della corporazione, una sorta di sistema di potere che si cala prima ancora che sui cittadini sui magistrati – ha sottolineato Ardita – Io penso che sia importante distinguere queste due cose, correggere i molti errori che esistono nel modello di potere che governa la magistratura ma al tempo stesso garantire che i cittadini abbiano dei giudici, dei magistrati completamente indipendenti dalla politica e dagli altri poteri forti».