Più dei dati in assoluto a colpire è il rapporto tra i braccianti assunti e quelli non in regola. Un malcostume che queste cifre, tuttavia, descrivono a malapena: «Non esiste un dato ufficiale, ma sui terreni del Palermitano abbiamo visto con i nostri occhi migliaia di lavoratori fuori da ogni norma di legge»
Caporalato, nelle campagne quasi la metà in nero Cgil: «Il picco durante vendemmia e raccolta olive»
Paghe ridotte all’osso, orari di lavoro pesantissimi e un fenomeno che non sembra in alcun modo attenuarsi. Si tratta del caporalato che regna sovrano nelle campagne palermitane. Dietro la raccolta delle olive, dell’uva e dei pomodori che finiscono sulle nostre tavole si nasconde il lavoro nero e lo sfruttamento degli immigrati e degli extracomunitari. Un malcostume difficile da quantificare che spesso sfugge ai controlli ufficiali per via delle tante scappatoie che la legge consente, a partire dal ricorso ai voucher, letteralmente esploso nell’ultimo anno in Italia, cresciuto dell’800 per cento nel 2015.
In base ai dati raccolti dal gruppo di tutela lavoro del Comando provinciale dei carabinieri di Palermo, dai controlli effettuati in 27 aziende nel Palermitano nel periodo maggio-ottobre 2015 (raccolta dell’uva e del pomodoro e la sua preparazione) su 145 lavoratori ben 66 sono non in regola: sei le aziende sospese per lavoro nero on oltre 483 mila euro di sanzioni amministrative. Per quanto riguarda la provenienza dei lavoratori non in regola, 4 sono rumeni, 8 tunisini e 4 marocchini. I dati, tuttavia, non restituiscono l’esatta dimensione del fenomeno che, secondo i sindacati, è molto più vasta e diffusa. A colpire non sono le cifre in assoluto, ma il rapporto tra i lavoratori in nero e quelli in regola, pari al 45 per cento. Una tendenza confermata anche dai dati regionali (su 390 aziende ispezionate e 1680 lavoratori controllati, 496 sono risultati in nero).
A lanciare l’allarme è la Cgil, per bocca del segretario provinciale della Federazione lavoratori agroindustria (Flai) Tonino Russo: «Questi numeri – racconta – raffigurano solo una minima parte del fenomeno che abbiamo riscontrato nella provincia di Palermo. Ovviamente non esiste un dato ufficiale, ma nelle campagne abbiamo verificato con i nostri occhi migliaia di lavoratori in nero, soprattutto nel periodo della vendemmia e della raccolta delle olive». Un fenomeno concentrato tra le campagne di Alcamo, a cavallo tra le due province di Palermo e Trapani. Secondo il sindacato più di un terzo di loro lavorerebbe al di fuori di ogni tutela, ma anche i lavoratori regolari non avrebbero vita facile, il più delle volte sottopagati perché sono pochissime le aziende che applicano correttamente il contratto di lavoro.
«Tra quelli regolari – rivela – molti percepiscono al giorno 30 euro quando la paga reale è intorno ai 55 euro». Tra i più colpiti gli immigrati, principalmente rumeni, e molti extracomunitari. «A volte i migranti che arrivano sui barconi e poi evadono i controlli vengono reclutati: si tratta per lo più di nordafricani». E, come se non bastasse, in alcuni casi devono anche pagarsi i contributi, altre 15 euro in meno al giorno oppure molte aziende mettono in regola i lavoratori solo per una parte dell’anno. E c’è pure il fenomeno dei voucher che si sta allargando: «Con dieci euro si dovrebbe pagare un’ora di lavoro ma non è così e, a volte, con due voucher pagano l’intera giornata di un lavoratore, e così sono in regola con i controlli. Noi siamo assolutamente contrari – conclude – perché di fatto ha legalizzato il lavoro nero».